After The Gold Rush di Neil Young esce nell’agosto del 1970, ed è una raccolta di canzoni straordinarie, un autentico manifesto poetico, la migliore commistione possibile tra country e rock, combinazione ora armoniosa e ora frizzante, capace di rabbia furiosa, dolcezza estrema, epica da terra promessa e languide carcasse di utopie.
Quanti colori, quali algide sensazioni e profumi si rivelano a noi, fluttuano nel vapore grigio e atemporale, nell’umidità incantata di questo disco che personalmente ritengo superiore al più conosciuto e sponsorizzato Harvest.
Con la musica di Neil Young tornano a fluire i sentimenti dei quali oggi abbiamo smarrito l’abitudine, ci si riscopre sensibili tra un respiro e un fremito, sorpresi da una goccia d’acqua che scivola via. Le note di questo suo capolavoro sfiorano, con particolare intensità, l’anima e ci raccontano pezzi di vita.
Non importa affatto se a rapirvi sarà l’acquerello folk di Tell me why, la sensazione spiazzante di delicatezza e disperazione di After the gold rush con un piano in bilico sulla fragilità della voce ferita tra tempo sconfitto e prospettive perdute, i piani inclinati dell’indefinibile Don’t let it bring you down, il fascino notturno di Only love can break your Heart, l’invettiva elettrica di Southern man o la struggente melodia di Birds con solo piano e voce e quel contrapporsi di “tomorrow” e “today” appoggiato al capoverso come a insaporire l’insostenibilità di ogni distacco. In tutti questi casi rimarrete comunque imbarazzati per come queste note metteranno a nudo i vostri cuori e lasceranno le vostre anime scoperte, eliminando ogni filtro.
Amerete questo album immensamente.
Nel video qui sotto troverete rare performance e cover di illustri artisti che dimostrano quanto sia immensa, senza tempo, apprezzata e trasversale ai generi, la sua arte.
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