Ultimo, Fateme Canta’: una canzone dedicata ai dimenticati

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La pacca sulle spalle di Venditti, nel video, è l’ideale passaggio di consegne tra la storica tradizione musicale romana e la nuova scena cantautorale della città.

Fateme Cantà è un manifesto, un brano crudo, dove Ultimo, senza ricorrere a metafore, melodie lontane o astrazioni, ci riporta una fotografia sincera e racconta in modo libero e diretto la voglia di fare musica con semplicità, anche grazie al linguaggio che per lui è più spontaneo. Il romano mostra le radici del cantautore nato e cresciuto a San Basilio e risveglia le emozioni legate al quotidiano. Il testo mette in luce il forte contrasto tra il successo e la vita di tutti i giorni, tra chi si riempie la bocca con parole che non conosce e le persone che invece certe cose le vivono sulla pelle, lontane dalle luci del palcoscenico o dalla sedia di qualche talk show.

ULTIMO - FATEME CANTA'

Ultimo ci parla di cose reali, tangibili, ci racconta della disperazione dietro l’angolo, senza necessariamente sforzarsi di guardare le sofferenze che vengono oltre mare. C’è il poveretto finito senza soldi che gira mendicando una parola, i ragazzi di strada intenti a inventarsi un motivo per sopravvivere, il padre di famiglia che fa salti mortali pur di proteggere i sogni del figlio. Ci sono storie di vera umanità, di quella parte della società sempre meno sotto i riflettori perché è quella che né l’ideologia di destra né quella di sinistra riusciranno mai a strumentalizzare.

Allora, fateme cantà! Perché almeno, con questa canzone, possiamo dare voce ai “dimenticati”.

Prima degli arrangiamenti, dei virtuosismi, dei suoni, dei testi o della voce, la musica è emozione e Ultimo ha la capacità di emozionare che è solo dei grandi.

Fateme cantà per quel tizio che non c’ha più er nome
sta per strada elemosina un core
pe’ quel padre che se strigne l’occhi
davanti a suo figlio pe’ proteggeje i sogni

Fateme cantà
pe’ sti gatti che aspettano svegli
un motore pe’ stassene caldi
pe’ i ricordi che me spezzano il sonno
e a letto me fanno girà come un matto
un matto un matto

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