La filosofia greca spiegata coi gangster

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– Scandisci il tuo nome. Per il verbale.
– Vaffanculo.
– Che cazzo hai detto? – Boyle si protende in avanti minaccioso. 

Il detective Boyle è grande, grosso e più irlandese della pentola d’oro. Se ci fossero corsi universitari sulla brutalità poliziesca, a quest’ora se ne starebbe dietro la cattedra con una giacca di tweed a menare il manganello su qualche povera matricola.

– Senti stronzo, – ringhia – adesso tu scandisci il tuo nome ad alta voce o io ti rimando a calci in culo nel cassonetto dove vivi. Ma prima avrò cura di farmi un giro del quartiere raccontando che oggi sei stato qui con noi a chiacchierare tutto il pomeriggio. Vediamo poi quanto duri. Io dico che non arrivi a fine settimana, tu cosa ne pensi, Croce?

Una figura si stacca dall’ombra. È alto, magro e appuntito come un divo del cinema muto. Capelli tirati indietro col gel, sguardo stanco da poliziotto a fine giornata.

– Dì il tuo nome ragazzo. Dì quello che sai e te ne potrai tornare a casa – è una vecchia recita, ma Croce sa recitarla bene.
– Diogene – sussurra il tossico – Mi chiamo Diogene.
– Allora Diogene, – riprende Boyle – si può sapere che cazzo è successo?

Il ragazzo avrà vent’anni, ma se li porta addosso come se fossero settanta. Potrebbe fare il “dopo” in una pubblicità progresso sull’abuso di droghe pesanti. Si guarda attorno come uno scoiattolo bloccato nel mezzo di un’autostrada a sei corsie.

Tossici, pensa Boyle. Inaffidabili e paranoici, ma alla fine parlano sempre. Te li puoi comprare con una dose, anche meno, e diventano tuoi per sempre. Solo, chi cazzo si vorrebbe comprare un tossico? A parte un poliziotto, ovviamente.

Croce gli piazza davanti una tazza di caffè – Avanti, – dice con tono incoraggiante – prova a raccontarci tutto dall’inizio.

Diogene guarda la tazza, sospira e comincia.

– Ero all’Athens fra la 17a e Broadway e mi stavo facendo i fatti miei…
– Chi c’era? – lo interrompe Boyle.
– I soliti.
– I nomi.
– Vediamo. Teofrasto, Aristosseno, Dicearco, Eudemo da Rodi.
Boyle ghigna – Un bel gruppo di galantuomini, non è vero Croce?
Il collega annuisce – Chi altro?
Diogene esita come se avesse perso il conto – Uhm…Claudio Tolomeo…Stratone di Lampsaco…e poi… – silenzio.
– E poi?
– E poi Aristotele.

Boyle fischia – Il gran capo in persona, ma pensa te! E che ci faceva questo bel consesso in un posticino tanto ambiguo come l’Athens…
– Non lo so…
– Sforzati.
– Forse…ho sentito che Aristotele teneva una lezione.
– Una lezione su cosa?
– Non mi ricordo.
– Sì che ti ricordi.
Diogene sembra sul punto di scoppiare a piangere – Immanenza – sussurra.
– Figlio di puttana – scatta Boyle.
– Continua – lo incoraggia Croce – Poi cos’è successo?
Diogene tentenna – Come vi ho detto ero lì che mi facevo i fatti miei, quando entrano questi tizi.
– Quali tizi?
– Io non li conosco neanche…
– Non dire stronzate, tu li conosci tutti.
– C’era…vediamo…Plotino, Speusippo e Senocrate.
Croce si fa avanti – Hai detto Plotino?
– Ti suona qualcosa? – chiede Boyle.
– Era uno degli uomini di Pitagora.
– Pitagora? Quello che controllava il triangolo a Williamsbridge tra la 222a, Laconia e White Plains?
– Lui.
– Credevo che quel figlio di puttana di un vegetariano se ne stesse a marcire a Rickers Island.
– Infatti. S’è beccato tre decadi per spaccio.
– Non erano da soli… – lo interrompe Diogene.

– Chi c’era?
– Un tizio nuovo, uno che non avevo mai visto. Se ne parla da un po’ per le strade. Dicono che s’è preso tutta Hegelwood dal giorno alla notte.
– Ci vuoi anche dire quanto ce l’ha lungo? Caccia fuori il nome.
– Lo chiamano Platone.
Boyle fa una smorfia – Oh, cristo, ci mancavano pure i portoricani.
– Non so se è portoricano – balbetta Diogene – So solo che lavorava con Socrate.
– Quel Socrate?
– Ne conosci altri?
Boyle scatta in avanti – Brutto stronzetto! Io ti prendo la faccia e ci pulisco le strade!
– Robert! Basta così! – grida Croce mettendosi in mezzo, poi rivolgendosi al ragazzo – E tu farai meglio a rispondere alle domande del mio collega, altrimenti vado fuori a prendermi una boccata d’aria e ti lascio qui con lui.

Diogene si fa piccolo piccolo.

– Allora, è il Socrate che immaginiamo noi? Il più grosso trafficante del New Jersey?
Diogene annuisce.
Boyle scuote la testa – Dio, quel tizio mi metteva i brividi. Quando lavoravo per l’antidroga aveva combinato un pandemonio. Dopo una retata l’abbiamo beccato con le mani nel sacco e siamo riusciti a portarlo dentro. Ce l’avevo proprio qui, nella stanza degli interrogatori. Gli faccio una domanda e lui muto. Gliene faccio un’altra e lui muto. Niente “voglio il mio avvocato”, niente “leggetemi i miei diritti”. Muto come una cazzo di statua greca. Alla fine mi guarda, mi guarda dritto negli occhi e dice: “Io so di non sapere”. E in quel momento entrano tipo dodici avvocati e se lo portano via. Quell’uomo è il diavolo, te lo dico io.
– Be’ il diavolo s’è ammazzato.
Boyle e Croce guardano Diogene.
– Cazzate.
– È vero. Lo sanno tutti. Meno di un mese fa. Una pera sbagliata, pare. Ma dicono anche che l’hanno costretto a farsi.
– Chi?
– Gente vostra. Nomi grossi. Quello che so è che ora c’è una corona ancora calda e un nuovo re pronto a mettersela sulla testa.
– Che intendi dire?
– Che questo tizio nuovo, questo Platone, sembra aver rilevato l’attività.
– Questo lo dici tu.
– Questo lo dicono tutti. E dicono anche che è cento volte peggio del suo vecchio capo. Ha fondato una specie di gruppo, lui la chiama l’Accademia. Sta insieme ai Siciliani.

– Fantastico. Ci mancavano giusto i mangiaspaghetti.
– Si sposta continuamente, viaggia sempre, da una casa sicura all’altra. Dicono che per un periodo abbia vissuto anche in una caverna.
– E chi cazzo è? Bin Laden?
– Io vi riferisco solo quello che ho sentito. E poi…
– E poi?
– E poi ragiona in modo diverso dagli altri trafficanti. Lui applica un metodo allo spaccio, non traffica solo droga, traffica anche informazioni.
– Informazioni?
– Sì, conoscenza sensibile, opinioni. In questo modo riesce a lavorare anche sul piano politico. Stringere legami coi poteri forti. E poi dicono che non dimentichi mai niente. Non un volto. Non un nome. E che vuole unire le famiglie.
– Prego?
– Sì, sembra che abbia un piano preciso: creare una città dentro la città, controllata dai più importanti gruppi criminali. Sta cercando di convincere tutti, i vecchi sofisti, gli epicurei, gli stoici, gli scettici, li vuole tutti uniti.
– Uniti contro chi?
– Contro di voi.
Boyle apre e chiude la bocca, Croce dice – Cristo benedetto.
– Per quanto mi riguarda – ridacchia Diogene – se alla fine ci sarà una guerra, e ci sarà, tutto questo bel discorsetto di unione e fratellanza non avrà più nessun senso. La torta è una sola e il sangue che scorre è sempre dello stesso colore, non siete d’accordo?
– Sei un cinico bastardo Diogene.
Il ragazzo fa un ghigno compiaciuto.

– Ora permettimi di ricapitolare – dice Boyle – Aristotele sta tenendo una riunione…
– Una lezione.
– Quel cazzo che è, con i suoi all’Athens che è praticamente il bar sotto casa sua, quando entra questo Platone e anche lui ha appresso i suoi uomini.
– Esatto.
– Dimmi che non è finita bene.
– È successo tutto molto in fretta, ricordo che si sono parlati per un po’, non so cosa si son detti, ma a un certo punto Platone ha indicato verso l’alto e Aristotele verso il basso, sono spuntate fuori le armi e hanno cominciato a spararsi.
– E poi?
– Non ho visto altro, io stavo già strisciando verso l’uscita.
– Come il topo di fogna che sei.
– Che avrei dovuto fare? Farmi ammazzare?
– La comunità ne avrebbe giovato.
– Sei un pezzo di merda Boyle.
– E tu sei un tossico inutile. Fuori di qui, prima che cambi idea!
Diogene schizza via borbottando oscenità.

L’irlandese tira su col naso – Cristo, dovrò far disinfettare la stanza.
Croce si appoggia al muro – Pensi che dicesse la verità? Pensi che questo Platone voglia scatenare davvero una guerra?
Boyle scuote la testa – La verità? Che cos’è la verità? Questi sono tutti uguali Ben, questa è la verità. Fanno tutti parte della stessa feccia. È gente con la pistola facile, gente che non ha valori, che non ha un’etica e non ha una morale. È gente che non sa pensare.

Questo articolo è un’opera di fantasia pubblicata originariamente dalla pagina Facebook “Non è Successo Niente” e gentilmente concessa ad Auralcrave per la ripubblicazione

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