Let It Be: la versione che Aretha Franklin pubblicò prima dei Beatles

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Qualle di Aretha Franklin è stata una carriera incredibile, segnata da successi straordinari e incorrotti dal tempo. Nonostante i difficili inizi nella prima metà degli anni Sessanta, infatti, la cantante è divenuta negli anni una delle icone più amate della musica soul, gospel e R&B, anche se la sua eccezionale vocalità, unita alla straripante presenza scenica, le ha permesso di travalicare i confini di un pubblico di “genere” per ritagliarsi un posto d’onore nel cuore d’una platea ben più ampia. E, d’altronde, Aretha amava la musica a tutto tondo, come dimostrano le numerose cover da lei realizzate e attinte da discografie non sempre prossime, per genere e attitudine, alla propria.

Quel che non tutti sanno, ad esempio, è che Aretha era una grandissima fan dei Beatles, e che questa sua passione per il quartetto di Liverpool la portò a registrare, negli anni, una serie di cover di alcuni dei loro brani di maggior successo. Se Rolling Stone arriva a sostenere che “nobody sang the Beatles like Aretha” (nessuno cantò i Beatles come Aretha), non lo fa solo in riferimento al fatto che la cantante rielaborò quei pezzi al punto da renderli un tassello stilisticamente assimilabile al grosso della propria produzione. Aretha, infatti, non seppe solamente dare un nuovo “corpo” alle canzoni dei Fab Four, ma riuscì anche nella difficile impresa di infondere in loro una nuova anima. E i Beatles, d’altra parte, erano ben contenti delle attenzioni che Aretha rivolgeva loro: quando nel 1969 Paul McCartney scrisse Let it Be, a brano già parzialmente registrato, mandò una demo a Jerry Wexler dell’Atlantic Records, nella speranza che Aretha potesse prendere in considerazione l’idea di inciderlo. Il pezzo, aggiungeva nella missiva, sembrava essere stato scritto apposta per lei.

Let It Be (Remastered 2009)

Sarebbe disonesto non dire che la canzone non piacesse affatto a John Lennon, e che lo stesso McCartney non ne fosse del tutto convinto, ma va anche detto che i dubbi nutriti dai due riguardo l’inserimento di Let it Be in un album dei Beatles non erano mossi da valutazioni circa la bontà o meno del pezzo, ma dal timore che potesse non essere stilisticamente in linea col resto della loro produzione. Paul McCartney, infatti, era certo che la Franklin, rivisitando e trascinando il brano sulle proprie frequenze, avrebbe potuto valorizzarlo molto più di quanto non avrebbero potuto fare loro, ormai prossimi allo scioglimento e alquanto demotivati. La Queen of Soul aveva inoltre già inciso Eleanor Rigby l’anno precedente e McCartney ne era rimasto positivamente colpito, apprezzando lo stravolgimento stilistico imposto al brano.

La Franklin, ad ogni modo, non accettò subito di incidere Let it Be, erroneamente convinta che le parole “Mother Mary” contenessero un riferimento cattolico, rendendo così il pezzo incompatibile con la sua fede battista. In realtà la formula si riferisce alla madre di McCartney, che si chiamava appunto Mary e che morì di cancro quando lui aveva solo 14 anni. È singolare il fatto che Paul pensò di proporre il pezzo alla Franklin anche per questo motivo: la cantante, proprio come lui, aveva perso la madre in giovane età.

Ad ogni modo, i mesi passavano e Aretha tentennava. E così, a inizio gennaio del 1970, i Beatles, stufi di aspettare una risposta che sembrava non arrivare mai, decisero di ultimare le registrazioni del brano, iniziate quasi un anno prima (ricordiamo che il gruppo era già praticamente sciolto e che Let it Be fu inciso perlopiù in sessioni individuali, fatto questo che, assieme ai frequenti litigi tra i membri della band, protrasse l’incisione dell’album per un periodo piuttosto lungo).

Quando Aretha finalmente si decise, quindi, i quattro avevano già concluso la registrazione del pezzo, arricchito, rispetto alle intenzioni iniziali, di un piccolo ensemble di archi e fiati, e remixato per l’album in uscita dal controverso Phil Spector. Ma questo non scoraggiò la Franklin, che decise comunque di incidere Let it Be nello stesso gennaio del 1970. Il brano, ampiamente rivisto e riarrangiato, fu inserito assieme a Eleanor Rigby nell’album This Girl’s in love with you, uscito a fine gennaio del 1970, approssimativamente due mesi prima dell’uscita dell’omonimo album dei Beatles. Il successo fu notevole, e andò a rinforzare la curiosità dei fan per la nuova imminente fatica (e in questo caso il termine “fatica” calza a pennello) dei quattro di Liverpool.

Let It Be By Aretha Franklin

La versione della Franklin è alla fine parecchio diversa. Non nella struttura o nelle note, ma nello spirito: c’è una positività di natura diversa, e un piglio di fantasia che rende il pezzo meno simmetrico, meno squadrato. Ha un fascino tutto suo, diverso dalla versione incisa dai primi autori. Chissà, se i Beatles avessero ascoltato questa versione prima di concludere l’incisione della loro, magari Let It Be sarebbe arrivata a noi in una veste differente.

Piccola curiosità: questa non fu la sola cover che, singolarmente, anticipò l’uscita del brano (non si contano ovviamente quelle che vennero dopo). Pochi mesi prima infatti, Joe Cocker aveva inciso una propria versione di Let it be, anche questa differente dall due versioni qui sopra. La trovate qui. Il brano è nell’album Joe Cocker! come bonus track, ma non ottenne il successo che avrebbe avuto di lì a poco la versione di Aretha, per sempre The Queen of Soul.

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