Back in Black: la rinascita degli AC/DC senza Bon Scott

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Back In Black uscì nei negozi il 25 luglio 1980 e fu il primo album degli AC/DC senza Bon Scott, scomparso all’inizio dell’anno: da una tragedia che sembrava dovesse sancire la fine della band australiana, si passò in pochi mesi alla definitiva consacrazione con oltre cinquanta milioni di copie vendute.

Gli AC/DC si erano formati in Australia nel 1973 attorno ai due fratelli Angus e Malcom Young, desiderosi di applicare le regole base del rock’n’roll: pochi accordi di natura blues e tanta energia, possibilmente con numerosi ammiccamenti sessuali.

Il primo cantante degli AC/DC era stato Dave Evans, rimpiazzato quasi subito da Bon Scott: il nuovo front-man si mostrò molto più adatto a condividere il palco con gli scatenati fratelli Young, con cui aveva in comune anche l’origine scozzese.

Quello che fu per qualche tempo un semplice roadie (era l’autista della band) divenne così la voce perfetta per imporre gli AC/DC a livello internazionale. La sua ugola era molto diversa prima dell’ingaggio degli AC/DC: un’incidente motociclistico di qualche mese prima ne aveva compromesso la voce, donandogli però il suo tipico ululato, vero marchio di fabbrica.

Ci vollero anni per perfezionarsi, fino a Highway To Hell del 1979 (17 milioni di copie), che impose il gruppo all’attenzione dei mercati mondiali. Bon Scott era elettrizzante sul palco e le sue movenze e la sua sfacciataggine erano perfette per un gruppo hard rock.

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i primissimi AC/DC

I piani prevedevano un nuovo disco per il 1980, ma nessuno della band poteva immaginare cosa il destino avesse in serbo per loro. La mattina del 19 febbraio Bon Scott venne ritrovato senza vita dentro una Renault 5: l’autopsia dichiarò che fu un’intossicazione da alcool a uccidere il cantante, anche se la versione “ufficiosa” ha sempre indicato come causa principale il soffocamento per il vomito inalato durante il sonno.

Quando Bon Scott morì, gli AC/DC si trovarono a un bivio: continuare o smettere? Chiaramente nessuno di loro aveva messo in preventivo un simile dramma e lo shock fu notevole sotto tutti i punti di vista.

Se l’idea di appendere la chitarra al chiodo balenò davvero nella mente di Angus, non fu per troppo tempo: gli AC/DC erano ormai un treno lanciato verso la definitiva consacrazione e non conveniva a nessuno frenarne la corsa tirando il freno di emergenza sulla base dell’emotività.

A raccogliere la pesante eredità di Scott furono le robuste spalle di Brian Johnson, ex corista di Chiesa e apprezzato cantante dei Geordie: le doti vocali di Johnson, molto simili a quelle del suo predecessore, facilitarono di certo la scelta per il passaggio di consegne.

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i nuovi AC/DC con Brian Johnson

L’intesa tra il nuovo venuto e il resto del gruppo si formò quasi subito e l’album dedicato a Scott sarebbe stato inciso alle Bahamas tra aprile e maggio 1980: anche se la maggior parte dei brani era già decisa da tempo, l’apporto di Johnson ai testi fu fondamentale per completare la scaletta di quello che sarebbe diventato Back In Black.

Il disco, che accentua la pesantezza dei suoni hard rock e abbraccia volentieri il metal, mostra fin dalla copertina il lutto vissuto dalla band: un total black da cui emergono il logo del gruppo e il titolo, senza ulteriori aggiunte.

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Le campane a morto che aprono Back In Black ricordano il triste evento e fluttuano per qualche secondo, prima di essere spazzate via dal micidiale riff di Hells Bells, che dichiara gli intenti bellicosi degli AC/DC, rinnovati nella formazione e nel sound.

Shoot To Thrill è il devastante singolo che lancia definitivamente gli AC/DC nelle radio e ha un’importanza fondamentale nel successo commerciale di Back In Black, così come You Shook Me All Night Long, l’altro brano scala-classifiche.

Un’altra delle tante composizioni del disco entrate stabilmente nelle scalette dei concerti è Back In Black, che deve il suo successo ai continui cambi di batteria e all’azzeccato riff di Angus.

La solidità del disco si trova anche nelle altre canzoni: Given The Dog A Bone, What Do You Do For Money Honey, Have A Drink On Me, Let Me Put My Love Into You, Shake A Leg e la finale Rock And Roll Noise Pollution sono brani che mostrano la band in un ottimo stato di forma e con a disposizione più di un’idea da spendere.

In base alle ultime rivelazioni di Jesse Fink, contenute nel libro Bon: The Last Highway, il front-man sarebbe morto per overdose di eroina e non per intossicazione da alcool, come riportato dalle superficiali indagini dell’epoca. Inoltre, nel libro viene raccontata una versione diversa anche nei rapporti tra Scott e i fratelli Young, che non erano esattamente idilliaci e avevano portato il cantante a considerare seriamente se continuare o meno con la band.

Back In Black certificò la voglia di andare oltre la morte e di ricominciare un nuovo corso, provando a superare la perdita dell’amico: la band australiana sarebbe stata meno irriverente e anarchica, ma avrebbe guadagnato in posizioni di mercato.

Gli AC/DC sarebbero arrivati fino ai giorni nostri e il castigo della morte del front-man fu ricompensato da un successo inimmaginabile. Chissà come avrebbe commentato Bon Scott: magari avrebbe scrollato le spalle, fatto uno dei suoi sorrisi sardonici e ordinato un altro whiskey doppio.

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