Are You Gonna Go My Way: l’esplosione black di Lenny Kravitz

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Are You Gonna Go My Way, il terzo album di Lenny Kravitz, gli permise finalmente di accedere al grande pubblico e di affermarsi come uno dei migliori rappresentanti della black music.

Il musicista aveva debuttato nel 1989 con Let Love Rule, che catalizzò l’attenzione dei media più per il suo matrimonio con Lisa Bonet (all’epoca protagonista dell’amatissimo I Robinson con Bill Cosby) che per l’effettivo valore di un album in cui il multi-strumentista metteva in mostra un notevole talento musicale e un gusto citazionista che condensava Stevie Wonder, Curtis Mayfield, John Lennon, Prince e Jimi Hendrix.

La sua seconda prova, arrivata nel 1991 dopo l’enorme successo di Justify My Love (scritta per Madonna, a cui si legò per un periodo), spostava l’attenzione verso una maggiore intensità rock, fregiandosi della collaborazione di Slash in alcuni pezzi: Mama Said lasciava trasparire in molti brani le difficoltà della fine del matrimonio con la Bonet e conteneva It Ain’t Over ‘Til It’s Over, una delle gemme della produzione di Kravitz

Per il successivo album Kravitz non cambiò il proprio modus operandi, che prevedeva la registrazione quasi in solitaria di tutte le canzoni: uscito nel marzo del 1993, Are You Gonna Go My Way divenne rapidamente il più grande successo commerciale del musicista fino a quel momento, arrivando nella Top 20 statunitense e stabilendosi saldamente alla dodicesima posizione, con circa due milioni di copie vendute.

areyougonnagomyway

Fin dalla copertina, in cui Kravitz si mostra come un hippie uscito da qualche film Blaxploitation, c’è la precisa volontà di comunicare quanto l’universo musicale di riferimento sia saldamente legato ai primi anni ’70, periodo in cui l’humus creativo del musicista trovava maggiore affinità e ispirazione: rock, funk, reggae, pop e soul attraversano costantemente le undici tracce di un disco ricco di influenze e stili diversi.

A trainare l’album in classifica è la title track, contraddistinta dalla potenza di fuoco di chitarre di hendrixiana memoria, che tornano anche in My Love.

Sugar cita espressamente il miglior Curtis Mayfield, mentre Just Be A Woman è una ballad che trasuda Lennon ad ogni nota, così come avviene per Heaven Help e Come On And Love Me, dove è invece l’influenza di Prince a emergere. Anche i Led Zeppelin partecipano alla festa e Is There Any Love In Your Heart richiama alla mente Jimmy page e compagni.

Believe e Black Girl riprendono suoni e orchestrazioni già affrontati in Mama Said, mentre Sister (power ballad di notevole impatto e dagli accenti psichedelici) è la canzone più suggestiva del disco, che si chiude con il delicato reggae di Eleutheria.

Are You Gonna Go My Way suona come un album molto più completo e compatto dei precedenti, riuscendo ad amalgamare con sensibilità e precisione le fonti d’ispirazione di Kravitz in una struttura solida, dal gusto dichiaratamente seventies, ma assolutamente riuscita.

La comprensibile aspettativa di bissare e magari ampliare il successo di Are You Gonna Go My Way con il successivo Circus andrà a sbattere con l’amara realtà di un album che faticherà non poco nelle charts, scivolando presto nel dimenticatoio: la successiva tappa sarà 5 e sarà il maggior successo di sempre di Kravitz. Ma questa, come si dice, è un’altra storia…

 

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