It’s All True: il teatro della rabbia con le musiche dei Fugazi

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Ha sicuramente richiesto tempo e impegno da parte del collettivo teatrale newyorkese Object Collection l’interpretare gli ideali della musica dei Fugazi – da sempre riconosciuti come band-emblema della cultura DIY (Do It Yourself) underground- in un’unica opera, scritta e diretta da Kara Feely e composta da Travis Just (in collaborazione con Peter Ksander e Liz Nielsen rispettivamente per design e stage management).

Intitolata It’s All True, la piece teatrale si traduce in 100 minuti di punk/noise -fatto con un quartetto di chitarre e ben 2 batterie- che fa da sottofondo a 4 performers che urlano frasi di rabbia, ribellione, disillusione verso la società contemporanea, ormai priva di valori, su uno stage scarno e minimalista. Un’organizzazione di spazi e mobili all’interno del caos circostante.

“Why doesn’t everyone just tell us to fuck off right now and get it out of the way- come on, FUCK OFF!” recita uno degli attori sulla scena, esponendo la tensione prima dello scoppio della rivolta. It’s All True è la seconda realizzazione del collettivo, infatti è preceduta da October: entrambe le opere ragionano circa l’attuale situazione americana, soprattutto per quanto riguarda la politica, e si adattano al panorama governato da Trump pur non essendo state scritte per l’occasione -si tratta infatti di pezzi precedentemente composti (2016).

In tutto questo il ruolo della musica dei Fugazi, o meglio, del materiale che Kara e Travis hanno tratto dall’ascolto delle 1500 ore di registrazioni live presenti nell’archivio (dal 1987 al 2003) della band, è quello di fare da soundtrack a una scena in fermento costante. Delle registrazioni sono stati riportati i suoni che generalmente sarebbero passati inosservati a un tradizionale ascolto, per esempio tuning, feedback, jokes e altro tra i membri del gruppo, rumori del palco ecc. Passando al setaccio ogni singolo brano e prendendo nota anche del più piccolo dettaglio, Travis e soci hanno lavorato per mesi:

“Come compositore non volevo basare i pezzi sulle loro canzoni, loro le avrebbero suonate meglio di quanto noi avessimo mai potuto fare”

Ed ecco spiegato anche perché gli attori recitano con un microfono headset e non con uno classico

“E’ una promessa che abbiamo fatto ai Fugazi quando abbiamo proposto loro l’opera; che non ci sarebbe stato nessuno, là sullo stage, a imitare Ian (McKaye)”

Ovviamente non sono mancati i commenti dei membri del gruppo: il chitarrista Guy Picciotto infatti ha espresso la loro perplessità iniziale e la sorpresa al termine della realizzazione

“Tutti eravamo disorientati dal lavoro […] Era ben oltre qualsiasi cosa ci fossimo mai anticipati quando abbiamo accettato la proposta di Travis”

Insomma, It’s All True è riuscita dar forma corporea a uno spirito post-hardcore/art punk ribelle e non facile da interpretare: se poi si parla di una band che ha fatto della non-commercializzazione del merchandise, del prezzo calmierato di concerti e dischi, dell’autoproduzione e dei luoghi (in cui esibirsi) meno convenzionali la sua bandiera, la cosa si complica ulteriormente. Una bella prova per attori, sceneggiatori e registi. Un’opera che rende immortale uno spirito che si pensava perduto.

Potete guardare un estratto dell’opera direttamente a questo link e nel video più sopra.

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