Boys di Sabrina Salerno: quando l’Italia dai pochi pudori conquistò gli anni ’80

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Era l’estate 1987 e tu un undicenne ipnotizzato (e intimorito) davanti al video in cui la povera Sabrina Salerno tentava di avere la meglio su quel costume troppo piccolo per contenere l’incontenibile: se questo era l’effetto che provocava su un ancora imberbe ragazzino, l’attrazione esercitata su chi aveva qualche anno di più fu enorme.

Boys (Summertime Love) divenne un successo improvviso ed eclatante, capace di arrivare perfino nelle prime posizioni inglesi (evento tutt’altro che scontato per un cantante italiano), dopo aver aver dominato in tutte le altre classifiche europee.

Il terzo singolo estratto da Sabrina, l’album di debutto della cantante genovese, dominava la calda stagione di trent’anni fa e nel giro di poche settimane regalava agli anni ’80 una nuova icona di cui fregiarsi. Fu quel video un po’ pruriginoso per l’epoca (e che oggi appare quasi casto) che permise l’ascesa della sua giunonica interprete, scoperta pochi anni prima da Claudio Cecchetto e lanciata in Tv nella trasmissione Premiatissima del 1985, con Johnny Dorelli alla conduzione.

Il primo approccio al pop Sabrina Salerno lo ha con Sexy Girl nel 1986, che le permette di partecipare al Festivalbar di quell’anno, ma i tempi non sembrano ancora maturi per l’affermazione della ragazza, che ci riprova con la cover di Lady Marmalade. Quando ormai sta per arrivare una nuova estate, si decide di girare un video che faccia da sigla all’imminente nuova edizione del Festivalbar, per cui si era scelto come brano proprio il nuovo singolo della Salerno.

Ma nessuno poteva immaginare che quel video avrebbe portato una svolta alla carriera della giovanissima cantante (all’epoca diciannovenne): la clip di Boys (Summertime Love) non aveva nulla per essere considerata all’altezza delle produzioni dell’epoca e, in definitiva, era una sorta di spottone del Florida Hotel di Jesolo, dove venne girata.

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Con la pubblicazione del singolo, però, si era creata la necessità di dare alle tv un video ufficiale che permettesse di accompagnarne la promozione e, non avendo altro, la casa discografica inviò proprio quello girato per il Festivalbar. In pochissimo tempo la sua presenza divenne costante nelle rotazioni televisive, destando anche qualche polemica (in alcuni paesi, tra cui il Regno Unito, venne addirittura censurato), che aiutò il brano a diventare il tormentone dell’estate.

Non c’era una storia dietro e neanche il tentativo di crearla, ma solo la bella cantante che, coperta da un due pezzi bianco, provava in tutti i modi a distrarre l’incauto osservatore dalle sue generose forme, cercando nel frattempo di cantare la sua Boys.

La canzone non era altro che uno dei classici esempi di Italo Disco, un genere che, nonostante la sua inconsistenza e grossolanità, riusciva però ad attrarre gli ascoltatori e a essere protagonista nelle charts internazionali, spesso grazie anche a ritornelli azzeccati. E questo era il caso di Boys, che guadagnò la prima posizione in Italia e rimase a guardare chiunque dall’alto in basso per quasi due mesi.

Forse è ingiusto attribuire solo al video di Boys (Summertime Love) il successo della diversamente piatta Sabrina Salerno, ma è evidente che senza i tentativi di fuga dei suoi capezzoli dal costume, probabilmente quell’estate le radio e le discoteche avrebbero trasmesso altro e lei non avrebbe venduto quasi venti milioni di dischi nella sua carriera.

Inoltre quanti possono vantare di essere diventate protagoniste di un videogioco, tributo alla propria popolarità? Sabrina, creato per lo Spectrum nel 1988, aveva Boys (Summertime Love) come sfondo sonoro e la nostra prorompente popstar ad abbattere a suon di tette i nemici lungo il cammino.

A tal proposito, un ricordo commosso va comunque alla parte superiore di quel costume usato nel video di Boys. Quel sottile pezzo di stoffa affrontava una lotta impari e senza esclusione di colpi, sapendo inoltre di avere contro il tifo di chiunque fosse davanti al video: compreso quell’undicenne imberbe, che solo in seguito ne avrebbe riconosciuto l’estrema dedizione al lavoro. Ma molto in seguito.

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