Paranoid Android: il significato della canzone dei Radiohead

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La prima volta che ascoltai Paranoid Android dei Radiohead e guardai il video su MTV (lo trovate in fondo) ne rimasi travolto. Avevo percepito che stavo assistendo a un vero capolavoro che avrebbe segnato la storia della musica.

La canzone ha un riferimento diretto al personaggio di Marvin, l’androide paranoico della saga di fantascienza Guida Galattica per Autostoppisti. Marvin è un robot sempre e costantemente depresso, a causa delle infinite possibilità della sua mente, inutilmente impiegate in attività ripetitive e banali. Memorabile la sua frase: “Ho il cervello grande come un pianeta e mi fanno unicamente raccogliere un pezzo di carta”.

Anche il nome OK Computer, dato all’album, riprende una frase detta da un altro personaggio della saga: parliamo del capitano Zaphod Beeblebrox che, mentre sta scendendo con la navicella, esclama: “OK Computer! Scendiamo!

okcomputer
Marvin the Paranoid Android – di fudgemallow (via DeviantArt)

Thom Yorke sceglie il depresso più intelligente della storia della letteratura, immedesimandosi in lui, come spunto per il protagonista della canzone: un ragazzino con una forte sensibilità ed emozioni empatiche che devono essere necessariamente soffocate dato il mondo che lo circonda, rispetto al quale si sente alienato. Uno straniamento senza fine che lo porta a fare la doccia col cappello e lo shampoo agli occhi come a voler lavare via le sue lacrime e le immagini del mondo reale che lo circonda. Una quotidianità dalla quale si estrania per evitare che lo squallore della banalità lo faccia inabissare, che gli uomini inquinino anche la sua anima con la loro vuota carnalità a pagamento.

Il suo unico rifugio? La fantasia. La frase “When I am king, you will be first against the wall” incarna perfettamente il protagonista che inizia a fantasticare su una vendetta, in una realtà onirica, fantasiosa, unico posto dove può esercitare un potere. Le frasi “Ambition makes you look pretty ugly / Kicking and squealing Gucci little piggy” sono emblematiche della critica allo stile di vita materialistico che ricerca il successo e il guadagno ad ogni costo. Un’accusa verso chi si comporta brutalmente, perdendo ogni aspetto di umanità ed empatia perché troppo concentrato su cose futili (come la donnina porcellina, scalciante e strillante, che perde le staffe perché le hanno versato un drink addosso. Episodio al quale Yorke assistette in un pub e che lo colpì profondamente).

Da una parte vediamo il ragazzino ingenuo e semplice insieme al suo compagno sempliciotto, dall’altra un mondo corrotto e meschino, il mondo di chi non guarda in faccia nessuno pur di raggiungere il proprio scopo. Grazie alla sua immaginazione il protagonista riesce a ricreare un mondo tutto suo, più felice e giusto che compensi le mancanze di quello reale e gli permetta di sopportare il marcio che lo circonda.

Immagina così un angelo che lo viene a salvare in elicottero e con il quale ingaggia una partita a ping pong. Mentre il giovane trova la pace e la salvezza nella fantasia, il politico avaro e corrotto si distrugge con le sue stesse mani. Troverà, comunque, qualcuno tanto clemente da concedergli una seconda possibilità!

God love his children Yeah!

Verrà, infatti, avvolto nelle fasce e fatto rinascere dopo aver espiato i suoi peccati. Un’espiazione rappresentata anche simbolicamente dalla pioggia purificatrice, tanto invocata, che scende dal cielo per lavare via i peccati.

Rain down, rain down
Come on rain down on me
From a great height
From a great height, height

Musicalmente parlando c’è una piccola curiosità da annotare. Le percussioni all’inizio del brano sono state ottenute con una cabasa (o cabassa), uno strumento di origine africana simile alle maracas. L’armonia del brano è da studio. C’è la continua presenza di accordi non diatonici (non appartenenti alla tonalità) e progressioni insolite e fuori da ogni codifica, a riprova che le canzoni dei Radiohead sono tutto fuorché armonicamente ovvie. La struttura del brano, poi, è davvero complessa. D’altronde basta ascoltare le parole dei membri della band per rendersi conto della ricerca sonora e della fatica profusa per comporre un pezzo così articolato e vario.

Il bassista Colin Greenwood ha dichiarato a proposito: “in Paranoid Android, il sound verso cui ci siamo indirizzati era costituito dall’idea di un incontro fra Dj Shadow e i Beatles“. Anche Thom Yorke la paragonò a un lavoro dei Beatles, dichiarando che “iniziò che erano tre canzoni separate e non sapevamo che farne. Poi pensammo a Happiness Is a Warm Gun – tre piccole canzoni che John Lennon mise assieme – e dicemmo ‘Perché non ci proviamo?’“.

Oggi possiamo dire che ci sono riusciti perfettamente.

L’intero album è un capolavoro perché riesce a descrivere un’epoca di passaggio. Quel momento avvertito da tutti noi e che ci portò a dire, guardandoci indietro, che nulla sarebbe stato più come prima. Anche per la musica. E loro, i Radiohead, in tutti questi anni hanno pervicacemente perseguito questa strada per vedere dove e come la tecnica musicale sarebbe stata capace di saldarsi con l’elettronica. Arriveranno anni dopo Kid A e Amnesiac, album che dimostrarono come un dj potesse non essere più solamente uno che metteva su i dischi, ma un musicista capace di fare e produrre musica, utilizzando la sua abilità con i campionamenti.

Il percorso che hanno indicato i Radiohead, più che essere profetico, è stato rassicurante. Ci hanno detto pacatamente e gradualmente che si sarebbe fatta musica anche con i bit e che le note risultanti non sarebbero state necessariamente qualcosa di plastificato. Avevano ragione.

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11 comments

  1. Semplicemente geniali. La loro musica va oltre gli schemi classici eppure ti arriva al cuore con emozioni da brivido.

  2. Bello il commento nella prima parte..poi lascia un po’ a desiderare..KID A e AMNESIAC non arrivarono ANNI dopo..ogni volta che acquisto un album dei Radiohead mi aspetto sempre che mi stupisca, che mi spiazzi…e magicamente lo fa, nonostante sia pronto ad essere spiazzato…mi spiazza lo stesso. E’ questa la loro ineguagliabile grandezza.

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