Ed Sheeran e le classifiche impazzite: un paio di riflessioni sul caso

Quando a inizio Marzo, come da prassi, è stata stilata la classifica dei singoli più venduti nel Regno Unito nell’arco degli ultimi sette giorni, ciò che è accaduto ha avuto dell’incredibile: la Top 10 è risultata letteralmente monopolizzata da 9 brani tratti da un unico album, per di più pubblicato da un unico cantante: Ed Sheeran. Molti di voi lo conosceranno o ne avranno senza dubbio sentito parlare di recente, dal momento che, ad oggi, questo tipetto rossiccio nativo del West Yorkshire (e dall’aspetto un po’ nerd) detiene il primato come artista maschile più produttivo di sempre, grazie ai record che il suo terzo album Divide (÷), uscito lo scorso 3 marzo, sta abbattendo ora dopo ora.

Eccovi alcuni dati, giusto per rendere più chiaro il concetto: nel giro di una settimana dal rilascio, il disco ha raggiunto un miliardo di streaming su Spotify, ha debuttato alla numero uno della chart inglese con un totale di 672,000 copie (cosa mai accaduta prima per un performer di sesso maschile) e si è posizionato direttamente alla numero uno pure nella Top 200 di Billboard con 451,000 unità.

Degno erede dei precedenti Plus e Multiply (stilizzati ‘+’ e ‘x’ sulle rispettive copertine per la passione innata che il cantante ha verso l’aritmetica), Divide è per giunta trainato da un primo singolo, Shape Of You, che non si è schiodato dalla vetta della singles chart britannica per 16 settimane. E pensare che la canzone, in origine, non era affatto destinata a vedere la luce in un disco, men che meno interpretata da Sheeran.

A intervenire ci ha pensato la solita combinazione di eventi: tutto ha inizio verso la fine del 2015, durante una sessione in studio che vede coinvolti Ed, il suo collaboratore Johnny McDaid e il produttore inglese Steve Mac. Uno di quei gruppi di lavoro assemblati dalle case discografiche che periodicamente riuniscono autori e musicisti in un’unica sala di registrazione al fin di ottenere del materiale valido da offrire in seguito ad altri cantanti. È in questa occasione che Ed comincia a scrivere Shape Of You, con l’intento di proporla alla girlband delle Little Mix, per poi cambiare idea nel bel mezzo del processo creativo e pensare a un altro nome di punta nella scena commerciale, la caraibica Rihanna, vista dal ragazzo come l’interprete femminile più consona per un pezzo che segue a suon di marimbe digitali e in modo pedissequo il trend musicale più inflazionato dell’ultimo anno, quello del tropical pop. Insomma, la canzone sembra essere destinata a chiunque fuorché al diretto interessato.

È solo quando il testo comincia a prendere una forma diversa dal previsto, divenendo poco adatto a una donna, che Ed e colleghi colgono il potenziale del brano ma decidono di metterlo da parte, archiviandolo in una cartella del proprio computer. Nel frattempo, Sheeran continua a lavorare al suo terzo LP, elargendo oltreoceano ulteriori pezzi da lui scritti (Cold Water dei Major Lazer e Love Yourself di Justin Bieber portano la sua firma), finché qualcuno alla Asylum Records non recupera Shape Of You. Subodorando l’appeal della traccia già nella sua versione demo, la casa discografica persuade il cantante ad utilizzarla per il disco, e con una produzione finale più adeguata al suo stile, la canzone si rivela un successo su scala mondiale, suonato a ripetizione dalle radio. Tutto grazie a un caso e dopo mille titubanze che avevano trattenuto Ed dall’includere il brano in Divide fino all’ultimo minuto.

Venendo proprio all’album: di per sé, il prodotto è piacevole da ascoltare, scivola liscio, è curato nei minimi dettagli (merito soprattutto di un mixaggio degno di nota da parte di Mark ‘Spike’ Stent, ingegnere del suono già per Madonna, Coldplay, Gwen Stefani e Robbie Williams). Oltre al groove incalzante dell’altro primo singolo, Castle On The Hill, lanciato in simultanea con Shape Of You come si usava ai tempi del doppio lato A, la traccia che apre il disco, Eraser, esalta le abilità di Sheeran persino in ambito rap, con rime che citano gli episodi più aspri della vita del giovane artista e trovano il giusto compromesso con la chitarra acustica, sua fedele compagna dagli esordi. Spicca poi un ibrido curioso, Galway Girl, in cui la gommosità dei bassi sintetici d’ascendenza electro funk e l’andamento squisitamente r&b/hip hop delle percussioni si alternano agli accordi vivaci di un violino irlandese, campionati da Minute 5 del gruppo folk Beoga (che ha peraltro collaborato con Ed alla bonus track Nancy Mulligan, contenuta nell’edizione deluxe del disco). La strumentazione organica continua a procedere di pari passo con sonorità e scratch tipici dell’urban beat anche in New Man, mentre le melodie e le liriche spaziano dallo scanzonato all’autobiografico ogni volta che la dimensione si fa più intimistica e gli arrangiamenti diventano spogli e minimali (Dive, con il suo flemmatico ritmo vagamente reggae, primeggia in questo caso).

Sta di fatto che quest’album, nonostante l’indiscusso valore, non ostenta alcunché di innovativo e non ha pretese avanguardistiche: rispecchia sostanzialmente la comfort zone da cui Ed Sheeran non ha necessità di uscire dal 2014. Senza puntare il dito contro il precedente creato da Adele con Hello e 25, che siano dunque la semplicità e l’apparenza meno stereotipata e più umana di un artista la chiave vincente del fenomeno in atto? O, forse, a entrarci con tutto questo successo è l’innegabile influenza esercitata da Spotify e YouTube sulle classifiche odierne, sempre meno indicative dei gusti di chi acquista concretamente musica anziché limitarsi ad ascoltarla in streaming?

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