Quella volta che Frances Bean Cobain dichiarò di non aver mai amato i Nirvana

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Chi ha mai detto che i figli debbano necessariamente seguire le orme dei padri? Che debbano nutrire le stesse passioni? Non è affatto così, anzi, spesso avviene l’esatto contrario. Un esempio perfetto – e molto celebre – di questa “divergenza” dal modello dei genitori è Frances Bean Cobain. Sì, proprio lei, che qualche tempo fa aveva detto, durante un’intervista per Rolling Stone di “non amare molto la musica dei Nirvana“.

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Frances Bean Cobain – Foto di David LaChapelle per Rolling Stone

La figlia del leader dei Nirvana – che ora fa la visual artist – ha sempre avuto le idee chiare su tutto, su lei stessa innanzitutto e poi anche circa il suo rapporto con la madre (Courtney Love) e la sua vita dopo la morte del padre. Nell’intervista pubblicata nel 2015 (la trovate qui in versione integrale) sono emerse cose piuttosto interessanti: per esempio quali siano i suoi ricordi del padre, quale sia l’immagine che vuole trasmettere di lui, come quando chiese a Brett Morgen – scrittore, regista e produttore del documentario Kurt Cobain: Montage Of Heck – di non mistificare in album modo Kurt. “Non voglio mistificarlo né darne un’idea romantica” queste erano state le sue parole, anche quando aveva affermato che la morte del padre, avvenuta in modo tragico a soli 27 anni, lo aveva consacrato nell’immaginario di una “cultura che è ossessionata dalla morte dei musicisti“. Verissimo, nulla da dire, Frances ha perfettamente ragione: se si tratta d’una persona qualunque, un ragazzo sconosciuto, forse non accade lo stesso, ma dato che si tratta d’una celebrità,  di un cantante, allora tendiamo a metterelo su un piedistallo, così come per altri nostri idoli, dimenticandone quasi l’aspetto più umano (un po’ com’è stato per Jim Morrison, Janis Joplin, Amy Winehouse e altri ancora).

In tutto ciò rimane ancora da collocare il concetto artistico, che Frances sembra aver compreso bene: in occasione dell’intervista aveva affermato che il padre aveva dato tutto se stesso per l’arte, ma che era anche troppo ambizioso, tanto che questa ambizione gli costò la vita. “Voleva che la sua band fosse famosa, ma non era pronto per essere la cazzo di voce d’una generazione“. Anche questo è vero molto probabilmente, ma è un fatto ormai assodato che il mondo così se lo ricorda Kurt, come il portavoce di quella che fu denominata “generazione X“.

C’è poi il vero punto di rottura con il modello paterno: quando l’intervistatore le aveva chiesto cosa si ricordasse del primo approccio ai dischi dei Nirvana, lei aveva risposto con un mezzo sorriso, forse anche un po’ imbarazzata, che a dirla tutta non le piacevano molto, anche se riteneva che canzoni come Territorial Pissings e Dumb fossero fenomenali. “[…]Mi ritrovo di più con i Mercury Rev, Oasis, Brian Jonestown Massacre. Non mi interessa molto la scena grunge“.

Insomma, pare proprio che, fatta eccezione per le somiglianze genetiche come l’aspetto, l’atteggiamento o il tono della voce, – che sia lei stessa sia gli ex membri dei Nirvana non esitano a riconoscere – Frances abbia sempre avuto un’idea molto ben definita riguardo alla sua vita dopo Kurt: ricorda con affetto il padre, ma di certo non c’è spazio nella sua dimensione artistica per la medesima devozione verso la musica. Niente grunge, spiacenti, solo pittura.

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