Sette canzoni per ricordare gli anni ’80

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C’era una catena che circolava su Facebook qualche tempo fa: su invito di un vostro amico, dovevate pubblicare una canzone al giorno per i prossimi sette giorni, il vostro modo di ricelebrare gli anni ’80, per come li ricordate o li interpretate voi, invitando a vostra volta un nuovo amico a farlo. Se ai tempi nessuno vi aveva invitato, beh, non state lì ad aspettare. Aural Crave vi invita tutti quanti. Per gli anni ’80 questo ed altro.

Quella di seguito è la nostra visione degli anni ’80. Perché per noi quella è stata l’età dell’innocenza. Quella in cui la musica ha mostrato il suo lato più bambinesco e giocoso, senza vergognarsene. Da bravi irriducibili. Da giovani ribelli. Le tracce che abbiamo scelto son note ma non scontate, e riguardano l’identità più netta che si ricorda degli anni ’80, quel pop irriverente che nella prima metà del decennio ha preparato la strada per tutto quel che verrà in seguito. Sette canzoni tutte insieme, una scorpacciata pop.


Falco – Rock Me Amadeus

L’irriverenza, appunto. Quella con cui un cantante austriaco attraversa un banchetto settecentesco, per ridefinire l’immagine di Mozart. E fare entrare al primo posto in classifica una canzone in lingua tedesca per la prima volta. Spudorati anni ’80.


Alphaville – A Victory Of Love

La traccia di apertura di uno degli album più trascurati quando si parla di storia del pop (e più famoso per Big In Japan e Forever Young). La voce profonda, il mood epico e quella fantasia al sintetizzatore che poteva nascere solo in quegli anni. Tenebrosi anni ’80.


Tears For Fears – Shout

La canzone con cui ha ufficialmente inizio la seconda metà degli anni ’80. Con un video così semplice, innocente, sicuro di sé. Quando bastava poco per sentirsi grandi. E per esserlo, in fondo. Sognatori anni ’80.


Bronski Beat – Smalltown Boy

L’infanzia difficile di un ragazzino alle prese con la propria omosessualità latente e l’avversità di famiglia e società. L’orgoglio di mostrare le debolezze dell’essere umano, diventando un inno per gli anni a venire. Fragilissimi anni ’80.


New Order – Blue Monday

Quel loro modo inarrivabile di suonare pop e dance in modo perfettamente equilibrato, capace di scatenare entusiasmi in pista e alla radio anche a distanza di trent’anni. Ma anche sessanta. Riparliamone quando siamo vecchi. Pirotecnici anni ’80.


The Human League – Don’t You Want Me

Il mascara e l’eyeliner, l’autostima alle stelle e la sicurezza di star vedendo oltre, oltre quello che gli altri ancora non immaginano. Quando ancora eravamo nel 1981. Visionari anni ’80.


Yazoo – Don’t Go

Quel loro modo di essere rock in modo completamente diverso dal senso classico. Con l’atteggiamento di chi è in grado all’istante di rendere obsoleto il senso dell’espressione “essere rock”. Implacabili anni ’80.

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