Morricone, i Subsonica e i rigurgiti del web

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Voi non lo sapete, ma nel web italiano – e in particolare nei social network – c’è un timer precisissimo, che va ticchettando ogni giorno e poi scatta con puntualità svizzera (diciamo una volta la settimana). Quando scatta, parte la polemica nazionale su un tema a scelta. Il primo che si ha di fronte. Non importa lo spessore del tema, ma importa (anzi, è fondamentale) che la polemica sia furiosa e coinvolga tutti, facendo uscire fuori i tuttologi da google nel secondo tab e gli opinionisti da tastiera. È come per i neonati, che dopo ogni pasto finiscono in braccio alla mamma, mano che batte sulla schiena per il classico ruttino. Ecco, nel web italiano funziona uguale: batti oggi, batti domani e poi ogni tanto arriva il rigurgitino di latte acido che insozza la camicetta di mamma. Che in realtà se la ride beata, ma va beh.

Riepiloghiamo i fatti accaduti nei giorni scorsi per l’ultima polemica nazionale in ordine cronologico: lunedì scorso i simpatici Subsonica han pubblicato su facebook il post che vedete qui sotto, facendo notare come le “prime quattro note” di uno dei pezzi composti da Morricone e finiti nella colonna sonora di The Hateful Eight (Neve #2, potete ascoltarlo qui) sono le stesse “prime quattro note” di Tutti I Miei Sbagli dei Subsonica (che probabilmente conoscete, quindi non andrete a riascoltarla qui così non vi fate invischiare nella cosa). Così, con quel #felicicoincidenze alla fine, buttato lì per far casino. E se le ascoltate bene le due canzoni oh, è vero, son le stesse “prime quattro note” (le tre parole più digitate nel web in questi giorni, altro che Sanremo, Noemi e sta senza pensieri). Ma pensa, Morricone messo lì in studio che canticchia i Subsonica e di colpo gli viene l’idea per il film di Tarantino. “Però usiamo l’oboe, così non c’è denuncia“, avrà detto tra sé e sé.

subsonicapost
#felici?iononcredo

Embé, direte voi, era solo un post su facebook, no? Eh no, col cazzo, direbbe il professore colto di Morricone. Facebook è il luogo dove la vita procede (anzi, la vita è quella cosa che ti accade mentre tu dispensi like a pioggia su Facebook) e, come ho letto sulla bacheca di una persona intelligente malgrado le cattive amicizie, “il problema non è la battuta su Facebook, ma il fatto che la battuta faccia notizia“. Già, perché dopo la battuta è successo, nell’ordine:

  1. Valanga di like dei fan (non datelo per scontato, in realtà è l’apice di fantasia di tutta la faccenda)
  2. Arrivo dei primi commenti polemici degli espertoni (c’è stato qualcuno che ha fatto l’analisi semantica dettagliata delle mannaggialdiavolo “prime quattro note“, qualcun’altro ha fatto notare che erano lavori scritti originariamente per La Cosa di John Carpenter, questi ultimi paiono avere la certezza di quali pezzi esistessero già e quali sono stati invece composti l’anno scorso)
  3. Guerra senza quartiere tra schieramenti opposti (scusate, stasera non ho ancora programmi, vediamo che battaglia danno su facebook)
  4. Notizia rimbalzata e strombazzata su tutti i giornali (perché si sa, cazzo ci scrivi a fare su una rivista web se non parli delle stronzatine che vengono fuori sul web? Anche voi, state lì a leggere Aural Crave per ‘sta robaccia, si sa, mica per le vecchie tracce di Samiyam)

Tutto questo bastava già per chiudere la settimana dei telemostri. Ma no, non è finita qui. Perché oggi l’Italia si è svegliata, fuori pioveva e dentro metà delle riviste online titolavano “i Subsonica accusano Morricone di plagio” (da cosa nasce cosa e la parola plagio è arrivata subito. L’ombra di Sallusti si allunga anche tra le pagine della Stampa). Al che succede il secondo colpo di scena di questa faccenda: che il buon Ennio legge un trafiletto qua e là, chiama il suo legale con la voce placida del marranzano omertoso del Clan dei Siciliani (l’estratto della conversazione è ascoltabile nel video sopra) e dice “Uè Giuggiù (per gli amici Giorgio Assumma, il legale di Morricone), che manderesti un messaggio da parte di amici a quei guaglioni dei subsonici? Che qua c’ho un oscar in ballo e questo chiacchiericcio potrebbe far dispiacere qualcuno. Qualcuno che è meglio non fare dispiacere“. O forse non è così che è andata. Ma sicuramente è così che lascia intendere la notizia Ansia uscita ieri, che parla anche di “appropriate azioni legali“. E anche lì, i tuttologi han fatto scarpetta spiegando quell’intuizione geniale che non era venuta in mente a nessuno, che suona più o meno così: “beh, ma parlare di azioni legali per un post su facebook mi pare un tantino eccessivo“. Perché di un commento così ce n’era bisogno, eh. Come c’è bisogno delle analisi seriose e predicatrici che verranno in questi giorni. Oh, se verranno. E scateneranno l’ennesima pioggia di like, contestazioni e fazioni agguerrite. Il ciclo alimentare che si ripete.

E così la barchetta imbizzarrita che è quest’italietta giornalistica ricca di contenuti stimolanti fatti per un pubblico altrettanto recettivo agli stimoli va avanti, con una polemica qui, una lì, a scandire le giornate come i pasti comandati. Meno male che la risposta alla fine la dà il web stesso, che negli angoli più nascosti, quelli che si prendono meno sul serio, sa sempre uscirsene con la mossa sarcastica che chiude la faccenda. Quella che vedete qui sotto, estratta direttamente da Borotalco di Verdone, che dichiara definitivamente chiusa la questione delle LO STO DICENDO ANCORA “prime quattro note” DEL PIFFERO.

subsonicaborotalco
“Dei tipi regolari. Peccato per quel problemino con la droga…”

Andate in pace.

2 comments

  1. O autore di questo bel pezzo, sai qual’è la cosa tragica di questa montagna di idiozie? è che perfino tu ci hai scritto una mezza paginetta per questo sito. Non vuole essere il solito rimprovero “ecco vedi pure tu hai dato peso a sta cosa” ma solo rammarico perchè va a finire che si finisce sempre a dover perdere tempo per occuparsi di queste cazzate.

  2. verissimo 🙂 pezzo scritto prima che partisse l’onda del malcontento al grido di “ne stiamo parlando ancora?” (che in effetti avevo dimenticato nella lista), ma comunque pezzo che almeno prende la cosa con la leggerezza che avrebbero dovuto usare tutti. Alla fine è questo che si impone Aural Crave come mission, quella di dare una visione che gli altri non hanno. Poi ovvio, viviamo in questo mondo e non chiudiamo gli occhi sulle cose che succedono. Il punto è come le si affrontano.

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