In Loop: The Human League – The Things That Dreams Are Made Of

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Dare, il terzo album degli Human League, uscì nel 1981. E questa da sola è una consapevolezza che mette paura: 1981 significa che l’era del synthpop era ai primissimi inizi, con nessuno che prevedeva quel che sarebbe successo durante tutti gli anni ’80, men che meno la fase di rigetto che si avrà nella seconda metà del decennio. E la band di Sheffield aveva già fatto tre album in cui era stato teorizzato il suono synthpop praticamente in tutte le sfumature. Si contano sulla punta delle dita le realtà artistiche che nel passaggio tra ’70 e ’80 avevano anticipato quella che sarebbe diventato nel bene e nel male la colonna sonora del decennio di plastica (per una panoramica completa vi rimando qui, e occhio che troverete anche un nome italiano). Ma tra tutti, gli Human League sono forse gli unici che possono guadagnarsi il termine di inventori.

Dare sarà il loro disco più completo e rifinito, capace di offrire sia quel loro certo dark side, sia i momenti più pop (ricordate Don’t You Want Me?). E comincia col pezzo che sentite qui sopra. Una cosa che male male lo sentite una volta sola (metti che eravate l’anno scorso nella sala giusta al momento giusto all’ultimo Melt! Festival), non ve ne separate più. Un equilibrio minimale che non concede compromessi, più una struttura perfetta. Dovrebbero insegnarla nelle scuole.

“In loop” sono quei pezzi che mettono radici nel tuo lettore e non se ne vanno dalla testa. “In loop” è lo stato di chi intende restare presente al momento dell’approfondimento e farsi coinvolgere. “In loop” è la rubrica delle tracce appiccicose.

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