Interview: Mulai, i perfetti equilibri della nuova generazione

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Il suo primissimo EP, something for someone, è uscito lo scorso 9 dicembre ed è stato in premiere streaming su Dance Like Shaquille O’Neal. Lui è Giovanni Bruni Zani, bresciano, vincitore proprio questo mese del Rock Contest di Firenze, votato da una giuria in cui erano presenti personaggi di spessore come Dente e membri dei Baustelle, Zen Circus e Offlaga Disco Pax. Un ragazzo che affascina, insomma, dotato di un sound molto autunnale (almeno al momento), al confine tra diversi generi, armonioso, ricco di sensazioni e a tratti anche movimentato, in ogni caso perfetto per l’ascolto in cuffia.

I riferimenti si sprecano, come potete capire anche dall’intervista qui sotto, ma la cosa che più risalta è l’impressione che il sound abbia già raggiunto una forma stabile ed efficace, non come molti altri esordi che avrete sentito in passato. Tante possibilità in prospettiva, insomma, per un nuovo artista che arricchisce una scena italiana sempre più variegata. Indipendentemente dalla visibilità che riceve, che ahimé, non dipende da lei. Mulai su Aural Crave, intervista + streaming, anche per dare un contributo in tal senso.

 

Il tuo primo EP ha un suono molto contemporaneo: si sentono bene tutte le iniziative dell’elettronica cantata degli ultimi anni che hanno avuto tanto successo nel pubblico più indie, c’è chi ti accosta a James Blake, chi agli M+A, io potrei aggiungere Washed Out e in generale i riferimenti possono essere tantissimi. Quali sono gli ascolti che pensi ti abbiano influenzato di più nello sviluppo di questo sound?

Senza dubbio quelli citati sono tra i miei ascolti abituali. Ultimamente, e parlo circa degli ultimi due anni, tra i miei “più riprodotti” ci sono anche artisti come Boards of Canada,Tim Hecker, Oneothrix Point Never o anche Arca, Holly Herndon, FKA Twigs e molti altri che spesso si scostano molto da quella che poi è effettivamente la mia musica, ma mi capita di rimanere profondamente affascinato da alcune loro sonorità o a volte anche da singoli sample o effetti che poi cerco di riprendere (a modo mio) nei miei progetti.
E unendo questo al mio passato da “chitarra e voce” esce più o meno quello che si sente in “something for someone”.

È fondamentalmente un mood malinconico, non distante da quello di un altro giovane italiano che abbiamo ospitato pochi giorni fa, Urameshi. Da dove viene secondo te l’accento malinconico che incide su molta musica del momento? Solo una questione stagionale o è più legato ai tempi di oggi?

Penso che nella musica ci siano sempre – anche se non è il primo obiettivo conscio diciamo dell’artista – dei riflessi di momenti personalmente vissuti.
Ciò accade spesso anche in maniera involontaria credo. Sinceramente facendo musica non penso a inserire riferimenti legati all’attualità o all’ansia o malinconia del particolare momento storico che stiamo vivendo, ma in maniera molto più semplice cerco di tradurre in suoni ciò che mi passa per la testa in un particolare momento.
Non è da escludere però che i valori del mondo d’oggi e spesso il senso di smarrimento che in generale si prova verso tutto ciò che sta diventando sempre più ampio, diverso e difficile da inquadrare e catalogare, si possa ripercuotere sul “mood” di qualsiasi artista.

C’è anche una certa vena dancey, forse un po’ nascosta, che potrebbe facilmente evolversi in qualcosa di molto simile alla house più ricercata (stile Bob Moses, per capirci). Pensi sia un’evoluzione possibile per te?

Sinceramente non credo. La mia idea di musica, che in realtá è ancora in piena evoluzione, è più rivolta a creare qualcosa che unisca più generi, proprio perché credo che al giorno d’oggi la distinzione della musica in diversi “generi musicali” non sia più efficace come una volta.
Cioè, a mio parere, ognuno si esprime come può e con gli infiniti strumenti che abbiamo a disposizione oggi sarà sempre più difficile dire: la tua è house, la tua è dubstep, il tuo è indie, ecc.

Sei in contatto con gli altri produttori italiani che fanno musica simile alla tua? Se sì, identifichi già qualcuno con cui potrebbe risultare benefica un’eventuale collaborazione?

In realtá in questo momento no. Ho avuto il piacere di suonare con artisti italiani che apprezzo e stimo molto come Go Dugong, i Niagara, Populous e Machweo, ma essendo proprio al mio primo esordio non ho ancora pensato a collaborazioni con nessuno. Credo più che altro di avere un bel pò di strada da fare prima di pensare a qualsiasi collaborazione…

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