Napoli splende in Nostalgia di Mario Martone

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Nel film Nostalgia di Mario Martone, Napoli appare in immagini mediorientali, rivelando ancora una volta la sua camaleontica versatilità, la sua unicità molteplice, la profonda capacità di luogo di accoglienza dei sentimenti e delle intimità.

In questo film il protagonista, Felice, dopo 40 anni vissuti all’estero, tra Libano, Sud Africa ed Egitto, trasformato dalla sua lunga esperienza, ritorna nel suo antico quartiere, povero ma ricco di vissuto, eppure di facile integrazione, ritrovando il senso di appartenenza perduto.

Nella sorprendente interpretazione del protagonista Pier Francesco Savino, cambia piano piano il rapporto con la città e con la sua lingua. Arricchisce la sua visione in modo sempre più completo, comprendendo anche i pezzi di passato che sono maturati diversamente da lui. Fino a chiedere anche alla sua fidanzata di raggiungerlo.

Napoli diventa il suo luogo dell’anima, in cui cerca di far collimare tutto, passato e futuro.
Resta però fuori da questa conciliazione un solo tassello : un’antica amicizia con cui riappacificare un senso di tradimento.

NOSTALGIA - Official HD Trailer - A film by Mario Martone

Il racconto affronta l’antico tema universale tra passato e futuro, l’ interpretazione della nostalgia.
Napoli in questo film è scenario autentico. La nostalgia è infatti una delle tante corde della città, è uno dei suoi colori.

La Capria, anche se con toni critici, diceva che la sua stessa Bellezza tanto struggente e talvolta poco curata, rimanda ad un Eden perduto. L’eco di questa nostalgia pone però l’osservatore quotidianamente in un senso di bilico e di precarietà che offre l’attimo fulminante di una visione completa ed enfatica della vita. Una condizione celebrata quotidianamente dai rapporti umani, che sono un continuo riaffiorare alla vita, ai ricordi personali, che si confondono con le vestigia della città.

In questo racconto Napoli non è solo scenario, è coprotagonista. Il racconto diventa inevitabilmente una sorta di dialogo tra il protagonista e la città. Quel dialogo che lo porta a fondare la sua condizione esistenziale nel rapporto con essa.

Il racconto di Ermanno Rea, caratterizzato da un approccio “intellettuale”, mette in luce anche la discrasia tra realtà, fantasia ed attese di questa avventura. La distanza tra bonomia sentimentale e violenza che sfugge alla fiducia. La cronaca della stessa città che ne disprezza la Storia.

L’epilogo, ispirato da un certo “verismo intellettuale”, diventa così l’affondo ai sentimenti. Ed è la parte che più ci turba, perché sembra un attacco alla nostalgia, alla nostalgia di futuro e di speranza, all’aggancio sentimentale che può essere la strada del futuro.

Il profilo critico di una certa “intellighenzia” napoletana mostra in modo fin troppo cruento che sfidare i problemi di Napoli con troppa bonomia, ammaliati dalla sua Bellezza e senso di appartenenza, può essere letale.

Napoli in questo film splende, diventa essa stessa metafora della nostalgia del protagonista e come in tutti i racconti ambientati in essa, riesce a divenire la lente intima, a volte straziante ed ammaliante, del sentimento che dà titolo al film, come di ogni altro sentire.

Articolo pubblicato originariamente su arturosanninoblog.it e concesso ad Auralcrave per la ripubblicazione.