Hung Up: la conferma dell’icona Madonna, 20 anni dopo

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Nel 2005, Madonna è già Madonna. Per quanto questo possa sembrare un luogo comune per fare bella figura in una conversazione, è anche la verità. Dopo più di vent’anni di carriera sempre al top, cambiando radicalmente il ruolo della donna nel mondo della musica mainstream mondiale – al punto di guadagnarsi il titolo di regina del pop – qualunque altra persona non avrebbe sentito la necessità di rivoluzionare se stessa e il proprio repertorio ancora una volta e spiazzare il pubblico ad ogni latitudine. Madonna, però, è Madonna e la metamorfosi è parte del suo DNA di persona e di artista, così come quella peculiare attitudine a fare sempre le cose in grande. Go big or go home.

Non c’è da stupirsi, dunque, se la storia che raccontiamo nasce sotto una stella che più che ottima, è eccezionale. Nel senso stretto di eccezione, qualcosa che è fuori dall’ordinario. Gli ABBA sono famosi, fra tanti meriti e pochi demeriti, per i numerosi no alle richieste di poter campionare i loro brani. Soltanto due sono i sì: nel 1996 permettono ai Fugees di utilizzare In the name of the game e proprio nel 2005 acconsentono alla richiesta di Madonna di basare il lead single del suo nuovo album, Confessions on a dancefloor, sulla melodia dell’introduzione strumentale di Gimme! Gimme! Gimme! (A man after midnight).

Madonna - Hung Up (Official Video) [HD]

Hung up, pubblicata il 18 ottobre 2005, si apre con un ticchettio di orologio, quasi un rimando colto alla musica concreta ma anche, sicuramente, al tempo che scorre aspettando qualcosa o qualcuno invano. Come una diffusione incrociata cinematografica, ecco che si sente in lontananza una melodia al sintetizzatore che esce dai cassetti della nostra memoria, avvicinandosi sempre di più fino ad esplodere sotto la pressione dei bassi, insistenti e trascinanti. Madonna sta giocando le sue carte migliori, le stesse con cui è entrata prepotentemente nel gioco negli anni ‘80: una storia da raccontare, un sound accattivante e un carisma che colma il suo non essere una vocalist dalla grande tecnica canora.

Come nel 1990, quando invitava il suo pubblico e, soprattutto, il suo pubblico gay ad essere ciò che sente di essere sulla pista da ballo, la cantante ritorna sull’argomento con un videoclip e una coreografia dedicati a John Travolta e alla capacità della danza di liberare dalle frustrazioni e dalle paure. L’artista italo-americana appare in una sala prove mentre in giro per il mondo, da Los Angeles a Londra passando per Tokyo, persone di tutte le età e le etnie ballano e lasciano che la musica li inondi e il movimento scuota il loro corpo. Sfruttando un’altra espressione facile ma azzeccata, quando Madonna fa Madonna non ce n’è per nessuno. Quando, però, questo succede? Istintivamente potremmo dire “abbastanza spesso, o quasi sempre”, ma andando nello specifico la risposta è: quando ritorna alle proprie radici e le ripensa; quando ci prende e ci porta in pista a ballare.

Ancora una volta, l’estetica conta esattamente quanto la musica. La Confessions on a dancefloor era si materializza al pubblico in un body fucsia sgambato, un nuovo colore di capelli per Madonna – che da bionda diventa rossa – e un’iconografia di ispirazione anni ‘70 e ‘80: uno dei principali mondi di riferimento per un’artista sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo ma anche così legata alle proprie radici di regina delle piste da ballo e di catalizzatrice di culture e minoranze. Per tre anni (la durata della Confessions era), Madonna è di nuovo l’icona gay che anima le ballrooms e le discotechee lo è in modo talmente perfetto e totalizzante da far diventare lo standard ancora più irragiungibile, secondo alcuni anche per se stessa.

E chissà se quella mattina, quel giorno in cui ha deciso di creare tutto questo e dare vita ad una nuova sé, Madonna si è guardata allo specchio e ha detto “I’m doing it for the girls and for the gays”…