Filosofia e ideali ne La Paranza dei Bambini di Saviano

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La paranza dei bambini è un libro che si addentra tanto nella vita adolescenziale, quanto nel sistema camorristico di Napoli e dintorni. La trama, infatti, vede come protagonisti un gruppetto di ragazzini che idealizzano l’operato dei capi della camorra. Per tutto il libro Saviano lascia trasparire tra le righe questa idealità, che si presenta come l’adesione ad un sistema, un sistema che integra i ragazzi al suo interno, nonostante, a differenza delle scuole, non vanta strutture di riferimento con frequenza obbligatoria. Ma il gruppo di ragazzini coltiva in più modi questa idealità, tra sala giochi, locali alla moda, covi in cui radunarsi, vanno anche in tribunale, a seguire i processi giudiziari di camorra in corso. Ancor prima di essere maggiorenni e, dunque, poter accedere liberamente alle aule dei tribunali, si procurano delle false carte di identità per seguire lo svolgimento anche di interi processi. Processi che alcuni di loro hanno seguito da quando la barba gli spuntava appena e al termine dei quali l’avevano folta come quella di un soldato dell’Isis. Processi come quello che riguardava i Grimaldi e il Micione.

Nel romanzo di Saviano questa idealità si lega spesso a una logica: quella dei fottuti e dei fottitori.
Nicolas stesso (il protagonista), nell’aula del tribunale davanti alla scritta sulla legge, evoca quella che secondo lui è l’unica legge che davvero valga, ovvero, la legge dei fottuti e dei fottitori. Quella esposta nel tribunale, invece, lo fa solo ridere.

 Il sistema camorristico si avvale della logica dei fottuti e fottitori anche nei luoghi che appartengono alla legge. Succede, ad esempio, quando al processo riguardante l’uccisione del suo giovane figlio, Don Vittorio risponde di no al giudice che gli stava chiedendo se riconoscesse Francesco Onorato, “O’ Tigrott”, braccio destro di Diego Faella detto “Il Micione”. Don vittorio aveva visto coi suoi occhi O’ Tigrott trucidare violentemente suo figlio. Ma in petto allo stato si è uomini d’onore, si rimane fedeli alla logica dei fottuti e fottitori. Nello scontro camorristico col Micione, Don Vittorio perse un figlio. Ma adesso, dopo che Don Vittorio si era rifiutato di dire la verità al giudice, la benevolenza del Micione avrebbe permesso a Don Vittorio di sopravvivere, e di gestire una manciata di strade a Ponticelli. Il clan dei Grimaldi, cioè il clan di Don Vittorio, avrebbe dovuto ridurre il suo impero di cocaina, eroina, cemento, rifiuti, supermarket, a pochi chilometri quadrati e pochi profitti.

È questa ideologia che Nicolas tende di integrare anche con la lettura di Machiavelli. Quando nel laboratorio unico del corso facoltativo dedicato alle tecniche audiovisive, si chiede a Nicolas di raccontare davanti a una videocamera un passo di qualche opera letteraria, lui sceglie il capitolo 17 del Principe e, rivolgendosi alla telecamera, lo narrò in questo modo:

Uno che deve essere il principe non si cura se il popolo lo teme e dice che mette paura. Uno che deve essere il principe se ne fotte di essere amato, che se sei amato quelli che ti amano lo fanno finché tutto va bene ma, appena le cose girano storto quelli ti fottono subito. Meglio tenere la fama di essere un maestro di crudeltà che di pietà. Se il principe tiene un esercito, quell’esercito deve ricordare a tutti che lui è un uomo terribile, terribile, perché sennò un esercito non lo tieni unito. E le imprese grandi vengono dalla paura che fai.

In una pagina e mezzo, posta giusto prima della seconda parte del libro, Saviano descrive la logica di Fottuti e Fottitori. Fottuti e fottitori gli esseri umani lo sarebbero tutti, al di là del sesso o della distinzione di classi. Fottuti e fottitori sono due categorie dello spirito:

“Si nasce fottitore o si nasce fottuto. Il fottuto può nascere in qualunque condizione, in villa o in stalla troverà chi gli porterà via ciò a cui tiene, troverà l’ostacolo che gli impedirà lavoro e carriera, non saprà realizzare i propri sogni. Sarà le briciole che gli verranno lasciate. Il fottitore può nascere in caserma o in baita, in periferia o nella capitale, ma ovunque troverà risorse e vento favorevole, cazzima e ambiguità per ottenere ciò che vuole ottenere. Il fottitore raggiunge ciò che desidera. Il fottuto lasci che sfumi, lo perde, e glielo portano via.”

Perseguire questa idealità porta i ragazzi ad inventarsi tipi di divertimento al quanto insoliti, eppure estremamente eccitanti e coinvolgenti. Ad esempio, i ragazzi si offrono di pagare i fuochi di artificio per una comunione, al solo scopo di poter provare le pistole, di allenarsi con le armi. Alcuni membri si recano in un ristorante, chiedono al proprietario se il padre del ragazzo che deve farsi la comunione è uno che ha i soldi oppure no, dopo che il proprietario gli risponde negativamente, gli chiedono di informare quel genitore che avrebbero finanziato loro il fuoco. Con una spesa di mille euro per festa ripagarono fuochi e fuochisti e fecero contenti le persone che dovevano festeggiare. Così, con due feste vicino che facevano baccano, poterono piazzarsi su una terrazza, accuratamente selezionata, e testare le loro prime pistole. Il chiasso dei fuochi d’artificio da loro offerti avrebbe coperto il rumore dei loro spari. L’impresa riuscì grazie anche ai video istruttivi sul maneggiamento delle armi, ispezionati dai ragazzi su Youtube.

Se questa idealità dovrebbe riflettere uno scopo, questo sarebbe quello di poter pretendere tutto e subito. Nicolas quasi ride in faccia al padre, quando quest’ultimo gli compra un Kymco nuovo di zecca. L’aspirante boss, infatti, rimedia a quel regalo troppo modesto cambiando il cinquantino con un T-MAX. Lo fa in modo semplice e veloce, ovvero, con un’estorsione al direttore di una concessionaria di moto:

– Li vedi i compari miei là fuori? Passeranno qui tutti i venerdì.
pugno pugno pugno
– Ma mo cominciamo con un passaggio di proprietà.
pugno pugno pugno
– Il Kymco mio. E’ nuovo, lo vale ‘ nu T-Max?
pugno pugno pugno
– Lo vale, lo vale, – disse il direttore con una vocina annaspante. – E per i documenti come facciamo?
– Mi chiamo Nicolas Fiorillo. ‘O Maraja. Ti basta?

I privilegi non mancano sulla strada imboccata dalla gang di Nicolas, denominata “La paranza”. Privilegi che un lavoratore semplice non potrebbe permettersi in tutta una vita di lavoro. Non tutti, infatti, possono permettersi di noleggiare una nave che può contenere 200 persone, esclusivamente per una comitiva di nemmeno una decina di persone e le rispettive fidanzate. Una nave per matrimonio e feste di un certo livello, con tanto di capitano di bordo e camerieri che ti servono salmone e champagne, mentre si circumnaviga Ischia, Capri e Sorrento, nelle ore migliori per ammirare il panorama della costa campana.
Nella paranza non mancano i privilegi, ma non mancano neanche i colpi più duri, le batoste peggiori inflitte dagli amici migliori. Nicolas mette in atto crudeltà tremende verso i membri della sua paranza e per mano della stessa paranza gli viene ucciso il fratello, ancor più piccolo di lui. Quando Drone, fedele membro della paranza, estrae la pistola e a colpi di pallottola mette in fuga i poliziotti che stavano quasi per acciuffarli tutti, Nicolas celebra l’azione del paranzino con una bottiglia di champagne. Ma una volta fatto il brindisi con tutta la paranza e mandato giù il Moét e Chandon, da capo banda decide che Drone dovrà essere punito. Più esattamente, per punizione dovrà portare la sorella a far fare un bocchino a tutti i componenti della banda. Drone, infatti, se pure li aveva salvati dagli sbirri, lo aveva fatto utilizzando una pistola presa senza permesso, dalla borsa appartenente alla paranza. E per questo doveva pagare.  Qualcuno della paranza difese Drone, sostenendo che il suo non era stato un vero tradimento, che Drone la pistola l’avrebbe rimessa a posto, che era solo eccitato come tutti all’idea di poterla avere un po’con sé. Ma Nicolas insistette sul fatto che se uno prende un’arma senza il permesso del capo, costui sta tradendo tutta la paranza, che il tradimento c’era stato.  La paranza si divise, per grado di amicizia con l’accusato, tra accusatori e difensori, e alla fine, sotto l’influenza di Nicolas, decisero di punire Drone. Decisero di punire uno che come loro possedeva le chiavi del covo, uno che chiamavano fratello quotidianamente. Nicolas ritirò la punizione a Drone solo quando la sorella di Drone, Annalisa, vestita come un’attrice porno, era già in ginocchio in mezzo a tutti loro coi pantaloni già abbassati:

Drone, o’ Drone! Urlò Nicolas, costringendolo a togliersi le cuffie e ad alzare gli occhi su di lui. – hai visto che succede a fottere la paranza? Che poi la paranza fotte a te e a tutto il tuo sangue. Alzati, Annalì, vatte a vestì..

Ma se con Drone Nicolas si limita a una umiliazione, non succede lo stesso per Dumbo, un altro amico e membro della banda, che Nicolas vende a un capo piazza, facendolo uccidere, per tenersi il giro d’affari della paranza. Dumbo era l’amico più caro di Dentino, un altro membro ancora, un altro paranzino. Quando quest’ultimo prova a protestare per l’uccisione del suo amico, davanti a tutti, nel covo della paranza, Dragò gli spiega:

Dentì, oggi ci stammo, domani nun ce stammo. T’’O rriccuorde? Amico, nemico, vita, morte: è la stessa cosa ‘O sappiamo nuje, e lo sai pure tu. Accusì è. E’ ‘n’attimo. E accusì che se campa, no?

La protesta di Dentino non cessò neanche dopo che Dragò ribadì la sua filosofia, e per questo venne allontanato dal covo. Fu proprio per questo motivo che Dentino si vendicò di Nicolas uccidendogli il fratellino, nonostante quest’ultimo fosse molto amico suo e dello stesso Dumbo.

La legge dei fottuti e dei fottitori condanna soprattutto gli innocenti. Spesso riesce persino a trasformarli: la madre di Nicolas, anche con la consapevolezza che suo figlio era morto a causa dell’operato della banda, chiede a tutta la paranza di procurarle i più bei fiori di Napoli, per il funerale del figlioletto appena ammazzato.  Dal canto suo, Nicolas non smette di aderire alla legge dei fottuti e dei fottitori neanche nei momenti più sensibili: Mentre era in corso il funerale del fratello, non può non entusiasmarsi che con gli ultimi omicidi avvenuti (e quindi anche con quello di suo fratello), la sua paranza si era piazzata nella prima pagina dei giornali:

La bara era chiusa dentro al carro funebre adesso, e Nicolas posò lo sguardo sul giornale che Aucelluzzo gli porgeva: – Guagliù, – disse ai suoi che gli stavano più vicino, – ci hanno battezzato: simmo la paranza dei bambini.