Il Signore degli Anelli, Aragorn e lo stoicismo

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Se si parla de’’Il Signore degli anelli’’si sa che la parola debolezza va di pari passo alla parola Mordor. Aragorn, protagonista morale indiscusso del signore degli anelli, chiamato anche Granpasso o Telcontar, è discendente in parte dagli uomini ed in parte dagli elfi e mostra, più che ogni altro personaggio, la sua natura, sì quella elfica, ma soprattutto quella che è più umana che mai. La natura dell’etica, della morale e della ragione.

Secondo Seneca e lo stoicismo, bisogna domandarsi che tentazioni si è riusciti a padroneggiare e quali virtù si sono acquisite e non a caso Aragorn mostra tutta la sua natura delicatamente debole in tutto il viaggio durato tre film, tanto che lui stesso durante ’’La compagnia dell’anello’’ sa che non ce la farebbe a resistere alla forza di quest’ultimo: ‘’prendilo tu’’, dirà all’hobbit mostrando tutta la sua effimera ma resiliente forza d’animo.

L’essere umano è debole per natura e questo Aragorn lo sa. La debolezza però è allo stesso tempo la sua virtù più grande, è croce e delizia. Aragorn sa che la sua parte da uomo è debole ed è questo che fa di lui uno stoico perfetto. Secondo Seneca, bisogna ammettere le proprie debolezze cercando di annullarle completamente. I valori dell’amicizia sono la base della vita ed in questo Granpasso è un fuori classe. Sa come essere un amico fedele per i suoi compagni, sacrificandosi molte volte per loro: dal buttarsi nella ricerca disperata di peregrino Tuc al rischiare la vita innumerevoli volte ricevendo un quantitativo spropositato di asciate e frecciate a destra e a manca per Frodo, Legolas, Durin e chi più ne ha più ne metta.

Lo stoicismo senechiano è basato sul riconoscere i propri vizi e le proprie debolezze e trasformarle in virtù per essere un uomo migliore. Telcontar è tutto questo e di più. Sacrifica se stesso e il suo amore per un bene più grande: Gondor. Decide di mettere il bene del mondo prima del suo lasciando la sua amata Erwin pur di lottare contro un male troppo grande, quello che infrange l’ordine delle cose; quello di Sauron. Le difficoltà secondo Seneca devono essere accettate e non evitate e non a caso Aragorn non cede mai all’anello, non si fa prendere dalla vanità del suo ruolo, anche quando decide di assurgervi e più di tutto quindi, non cede mai alle sue ambizioni di natura umana.

Dolore e rabbia dice Seneca devono essere indebolite fino ad essere rimosse. Granpasso però è molto in collera, è adirato perché non può vivere in un mondo dove il male ha anche una sola speranza di vivere, questo no fa per lui, non è naturalmente parte di esso. Nonostante sia per metà elfo, grande condottiero ed erede del re, la sua natura umana però lo spinge sempre a dubitare di se stesso, vacilla a volte ma non si perde mai del tutto. Secondo la dottrina stoicista c’è un ordine nelle cose che ci fa distinguere il bene dal male ed è la ragione, essa spinge l’uomo ad adattarsi alle cose e quindi adempiere ad un dovere, e chi meglio di lui può adempiere a doveri  spesso e volentieri troppo difficili per chi non ha la sua forza d’animo?

-‘’ Fratelli miei! Vedo nei vostri occhi la stessa paura che potrebbe afferrare il mio cuore! Ci sarà un giorno in cui i coraggio degli uomini cederà, spezzeremo il legami di fratellanza ma non è questo il giorno! Per tutto ciò che tenete caro vi invito a resistere’’.

Sta parlando ai soldati ma in realtà è a sé stesso che parla. Incoraggia i combattenti alla guerra, ad adempiere al loro dovere e quindi a seguire la ragione per scegliere la vita e non la morte.

La sua incoronazione è l’emblema dello stoicismo che sostiene che la potenza di dio è in tutte le cose della natura: ‘’Ora arrivano i giorni del re! Possano essere benedetti’’ dice Gandalf, quasi come volesse paragonare Aragorn a dio stesso, che tutto può e tutto riesce ad ottenere se segue la sua etica e la sua ragione. Il raggiungimento ultimo della dottrina stoicista sta nell’uomo virtuoso; quello che lo diventa attraverso l’indifferenza, tanto dalle cose materiali che dalle avversità della vita al fine di arrivare alla liberazione dalle passioni per un fine ultimo, quello del bene che è al di sopra di tutto, raggiungendolo in primis dentro sè stessi e quindi, attraversando un viaggio di ascesa, sia fisico che spirituale, che dura tutta la trilogia, Aragorn diventerà l’uomo-elfo più libero, virtuoso e migliore di tutta Gondor. Aragorn compie un suo personale viaggio di ascesa, più formale che intima. Di fatti, il, non cede mai all’anello, e non cede mai alle sue ambizioni, non si fa prendere dalla vanità del suo ruolo, anche quando decide di assurgervi.