I Verdena: un’alchimia che sa di magia

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“Se stenui in più
non sei più anoide, mestile”

Verdena, Stenuo (Viba Ep)

Era una fredda giornata di Febbraio, casualmente il giorno di San Valentino, e mi trovavo in mezzo al nulla consapevole però che se insistevo avrei trovato il mio piccolo tesoro. Fu nel corso della mia adolescenza che scoprii i Verdena ricordo perfettamente la prima melodia che ascoltai e colui che mi prestó le cuffie quella sera d’estate. Sia la canzone sia quella persona sono rimaste nella mia vita.

Quando sei fan di una band non ti accontenti di imparare a memoria ogni singola strofa, consumare i cd, leggere con interesse le riviste e accorrere prima di tutti alle date del tour, la prima fila deve essere conquistata. Tutto questo non ti basta perché vuoi entrare ancora di più nella vita dell’artista.

Un giorno costrinsi i miei genitori ad andare fino a là ma dove precisamente all’Henhouse, il pollaio riconvertito in sala prove/studio di registrazione, una casa-base isolata in cui i Verdena creano da sempre la magia. Da Bergamo alcuni amici della zona ci hanno accompagnato in macchina fino al paesino di Abbazia, frazione di Albino (BG), quello era il mio punto di arrivo. Nel tragitto mi guardavo attorno attonita fotogrando con gli occhi tutto quello che mi si poneva d’innanzi. Ero persa nella natura mi trascinavo dietro un’emozione mista ad ansia ma ero anche consapevole che quel giorno con un pizzico di fortuna qualcosa sarebbe successo. Ricordo quei km che percorrevamo a passo d’uomo poi ad un certo punto vidi il loro furgone rosso gigante parcheggiato e mi sono detta è fatta. È lì, sono lì e, se ci credo ancora un po’ il mio sogno diventerà reale. Mi avvicino percorro un vialetto in salita e intravedo questo minuscolo edificio. Roberta è lì fuori e poco dopo escono anche Luca e per ultimo Alberto. All’inzio non sono riuscita a dire una parola i miei genitori erano molto più loquaci di me. Ad un certo punto però presi coraggio ed esclamai: Adoro la canzone Luna. Il resto di quel lungo pomeriggio è un ricordo così vivido e bello che sono sicura rimarrà impresso in modo indelebile nella mia memoria.

I Verdena sono artisti che amano e sanno fare bene il loro lavoro. La loro storia è la storia di molti ma la normalità nel loro caso li ha resi speciali. Alberto (voce e chitarra), Luca (batteria) e Roberta (basso) vivono in un universo tutto loro “un mondo del tutto differente” a cui è permesso accedere solo grazie ai dischi, alla musica. Il trio bergamasco, attivo dal 1999, c’era quando gli album ancora si vendevano nei negozi, ci sono ancora oggi nell’era della discografia impalpabile e ci sono adesso, dopo una lunghissima pausa di ben sette anni. Risultati raggiunti e spessore artistico non hanno mai smesso di accentuare l’ambizione dei fratelli Alberto e Luca Ferrari che insieme a Roberta Sammarelli rappresentano un’eccellenza nel panorama rock italiano.

Il suono, per i Verdena, è tutto. È per inseguire la loro idea di suono perfetto che, album dopo album, si sono progressivamente rinchiusi in loro stessi, isolati dal resto del mondo scegliendo di evitare il confronto con tecnici, fonici e produttori. Una solitudine volontaria. Un’affermazione di libertà che trasuda autodeterminazione. Da Requiem, pubblicato nel 2007, Alberto Ferrari ha smesso di essere solo il cantante/chitarrista e autore dei brani, diventando a tutti gli effetti anche il produttore artistico della band. Dopo quel disco in poi sono stati piantati nuovi semi da cui sono emersi due doppi dischi importanti: WOW (2011) ed Endkadenz i cui volumi sono usciti nel 2015. 

“Volevo magia” (Universal Music) è stato pubblicato il 23 settembre di quest’anno dopo un periodo di gestazione molto complesso. Oltre all’ondata pandemica che ha fagocitato un mondo intero per circa due anni il terzetto ha dovuto fare con famiglia, amore e progetti paralleli che sono entrati in gioco rallentando un viaggio che era già in salita considerando che in un momento cruciale si è rotto un registratore analogico che ha costretto la band ad interrompere le registrazioni e a finire tutto in digitale.

Verdena - Chaise Longue

Buona parte dei pezzi sono stati partoriti in una parentesi breve tra il 2017 e il 2018. Si tratta di Chaise Longue, Pascolare, Certi Magazine, Dialobik, Sui Ghiacciai, Cielo Super Acceso e X Sempre Assente mentre quelli concepiti nel periodo post-Covid sono Paul e Linda, Crystalball, Volevo Magia, Sino a Notte (D.I.), Paladini e Nei Rami. Tredici pezzi che formano un lavoro spontaneo dal punto di vista del sound, un’esplosione di colore che talvolta copre, forse volutamente, la voce. Performance dritte e ruvide ma anche momenti più ariosi impreziosiscono questo settimo progetto. Chaise longue la traccia apripista e Sui Ghiacciai, una ballata toccante,sono stati i primi componimenti ad essere abbozzati. Il brano Paul e Linda è massiccio e irruento ed è ovviamente un omaggio ai Beatles. Nella titletrack Volevo Magia ritorna quella frase Mi ami o no? che è presente anche in Derek (Endkadenz Vol.1) in cui Alberto ad un certo punto canta Tu mi ami o no?. Si sa la parola blu compare un po’ ovunque nella trilogia verdeniana (Verdena, Solo un grande sasso e Il Suicidio del Samurai) e non è un caso ritorni anche in Paul e Linda e Nei Rami traccia assolutamente imperdibile.

Le canzoni di “Volevo Magia” suggeriscono episodi di vita quotidiana e storie di paese. Messaggi confusi altri più empatici in cui si rincorrono pace e serenità. Strofe sospese descrivono giornate amare che trascorrono identiche alla precedenti ma raccontate con quel tocco di follia che nel caso dei Verdena rendono la melodia ancora più speciale.

I testi sono sempre stati un’incognita nella parobola verdeniana. Alberto stesso detesta o non trova spesso la voglia di spiegare le sue parole perché forse, come è giusto che sia, ognuno di noi dopo più ascolti custodisce il proprio significato della canzone e ne fa ciò che vuole. Alla fine di Cielo Super Acceso le strofe rivelano una qualche verità: Cosa dire certe volte/Qui niente si muove/E non è conveniente/Ma ho un sacco di amore. L’emozione è sintomo di positività ma è anche ansia che divora e brucia forte in petto. È tensione che morde lo stomaco, aggredisce i muscoli, ti lascia inerte, incapace di pensare ad altro, di distrarti o rilassarti. Queste sensazioni erano con me quel 14 febbraio del 2009 e ci sono ancora oggi mentre stringo forte quel vinile giallo numerato 0943/2000. La musica come un fiume si insinua e inizio a perdermi nell’ascolto. Mi domando dove mi porterà questo nuovo viaggio, non ho fretta, perchè so che ne varrà la pena.