Analisi del proprio tempo

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Il nostro tempo è riuscito a far prevalere il superfluo sul necessario, i (mis)fatti sulle parole.

Lo spazio si è ridotto, il tempo accorciato. Sebbene le macchine vadano veloci, fermissimi orologi scandiscono con precisione millimetrica l’ora. Gli uomini, più attenti al rispetto degli appuntamenti, non arrivano mai in orario e si lamentano di non aver tempo.

I rumori si sono moltiplicati, il silenzio bandito, ma la sordità è aumentata. Le luci splendono ovunque, la notte è scomparsa, ma del buio e dei ragni permane una immensa paura.

Le donne e gli uomini curano l’aspetto fisico con l’intervento dei chirurghi perché la vecchiaia, come se avesse rafforzato aggressività e tormento, li spaventa.

La morte è stata nascosta negli ospedali, nei cimiteri frequentati una volta l’anno, come se fosse innaturale, scomoda, imbarazzante. C’è però chi continua ancora a fare affari sulla morte altrui, imprese di pompe funebri, imbalsamatori, truccatori, preti; sulla paura della morte speculano imprese farmaceutiche, strutture sanitarie, chirurghi.

Filippo Robboni, Irriversabile, acquerello su carta, 120×110, 2010

I supermercati sono diventati non solo luogo di ritrovo, ma anche di riferimento, per la cultura (con i festival), per i giornali (con notizie che diventano svendita a poco prezzo di minacce, orrore, fango, scoop, mostri), mentre le banche, al contrario, si trasformano in templi sacri.  

I contadini sono stati eliminati nel corso del più massiccio genocidio dell’epoca che ha desertificato le campagne, le cui vaste radure spoglie appaiono d’esemplare monito.

La raffinatezza è stata sostituita dalla ricchezza. Gli aristocratici e la nobiltà rimpiazzati da borghesi arroganti e ignoranti. Il popolo, la vera mistificazione del secolo, è composto ora da una massa informe che usa il cellulare per connettersi alla rete.

Loris Lombardo, Nuda, olio su tavola, 50×60, 2015

Gli affetti delle famiglie mononucleari si sono riversati su feticci emotivi: cani e gatti.

Il più grande sogno dell’uomo medio è di far parte del mondo dello spettacolo e del business e di sentire puntare per un minuto la telecamera tutta su di sé. Lo spettacolo della società si riempie di comparse che pensano di essere protagoniste.

La forza del potere si commisura, in qualità e quantità, sulla capacità di censura che riesce a esercitare. Google, il sistema di censura più sofisticato, è l’astro di riferimento di ogni governo imperialistico o mondialistico.

Tante cose sono mutate, l’uomo è rimasto puntigliosamente fermo nella sua stupidità. Si sente superiore. A chi, non sa.

Cover image: Massimiliano Alioto, Henry James, dalla serie Ghosts?, 40×50, olio su tela, 2017 (dettaglio)

Testo realizzato con suggerimenti di Giuseppina Verdoliva.