L’acqua, una risorsa su cui potrebbero giocarsi le prossime crisi

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Leonardo da Vinci è stato  tra i massimi esponenti del dialogo tra discipline scientifiche e umanistiche. Leonardo predispose di deviare il fiume Arno in un corso d’acqua a monte di Pisa, verso lo Stagno di Livorno. Lo scopo  era quello di tagliare alla città di Pisa in guerra con Firenze la presenza del fiume e delle sue risorse, obbligandola alla resa. L’esecuzione di questo progetto iniziò nell’agosto del 1504, ma in seguito il lavoro fu abbandonato.

L’idea di una guerra per l’acqua era già all’epoca presente, la preziosa risorsa era già vista come  un arma potente e strategicamente efficace. La storia procede e dall’Antichità ai giorni nostri utilizzare l’oro blu come un mezzo per indebolire un paese confinante o nemico è ormai di uso comune. Nonostante l’enorme massa d’acqua presente sulla Terra solo una piccolissima parte è direttamente utilizzabile dall’uomo. I tre quarti dei paesi devono dividerla con uno o più vicini e non sempre in modo pacifico. La crescita demografica, l’industrializzazione, l’urbanizzazione e dulcis in fondo lo spreco sono tutti parametri che si ripercuotono sulla domanda sempre più alta di acqua, stimata fino al 30% in più per il 2050. Le proiezioni dell’ONU non sono certo incoraggianti.

La metà dei 7.9 miliardi di esseri umani soffrono di uno stress idrico più o meno severo e 700 milioni rischiano di vedere le proprie terre seccarsi per la fine di questo decennio, quindi il quadro non è certo rassicurante. La siccità, parola oramai udita spesso, sta svegliando anche la vecchia Europa, che a passi non molto lenti si incammina verso un clima semi arido e una consapevolezza che le risorse non sono illimitate. Consultando una carta del mondo che descrive la situazione la situazione è chiara. Enormi bacini idrici sono minacciati. La famosa diagonale della sete del ricercatore Franck Galland, che corre dal Marocco al Nord Est della Cina passando per il Medio Oriente, l’Asia centrale e L’India, toccando anche  il Brasile, l’Australia e il sud degli Stati Uniti, è molto esaustiva.

Una persona che vive lungo quest’asse avrà a sua disposizione una riserva media annua inferiore a 500 metri cubi d’acqua. Al di sotto di questa soglia, lo sviluppo economico e sociale del Paese in questione è seriamente compromesso, in queste aree l’acqua rappresenterà  un ulteriore motivo di conflitto

Diversi incontri a scala mondiale sono pianificati con lo scopo di aumentare la consapevolezza della crisi idrica globale e soprattutto decidere e verificare se gli obiettivi precedentemente concordati siano stati raggiunti: a Dicembre vi sarà a Parigi un vertice ONU sulle acque sotterranee; A Marzo 2023 New York   Conferenza delle Nazioni Unite sull’acqua formalmente nota come Conferenza del 2023 per la revisione globale di medio termine dell’attuazione del Decennio delle Nazioni Unite per l’azione in materia di acqua e servizi igienico-sanitari (2018-2028), compresi quelli contenuti nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Quindi il problema esiste, è stato identificato da un po’, occorre vedere se si riesce a innescare la spirale giusta, quella che aiuti, a parte monitorare occorre passare all’azione. Occorre da parte delle persone una presa di coscienza che questa risorsa che abbiamo la fortuna di avere non è infinita, nella quotidianità occorre averne rispetto e non sprecarla, evitare consumi inutili, rispettare l’acqua perché tramite essa è possibile vivere, controllare i gesti quotidiani e spiegare ai piccoli che l”acqua  e tra i beni più preziosi e occorre preservarla. 

Oggi, un quarto della popolazione mondiale – 2 miliardi di persone – utilizza acqua potabile proveniente da fonti non sicure . Metà dell’umanità – 3,6 miliardi di persone – vive senza servizi igienico-sanitari gestiti in modo sicuro, 1 persona su 3 – 2,3 miliardi – non dispone di strutture di base per lavarsi le mani a casa. Oltre l’80%delle acque reflue vengono rilasciate nell’ambiente senza essere trattate o riutilizzate.

La siccità potrebbe essere la prossima pandemia. Quasi tre quarti di tutti i recenti disastri sono legati all’acqua, causando danni economici per quasi 700 miliardi di dollari negli ultimi 20 anni. Tuttavia, l’acqua non ci presenta solo sfide. Ci presenta anche un grande opportunità. Se comprendiamo le complesse relazioni e interconnessioni, e soprattutto apprezziamo l’acqua in modo olistico gestendola in modo inclusivo a tutti i livelli e in tutti gli interessi la stessa potrebbe essere il dealmaker, il punto di leva per un’economia verde, resilienza climatica in un mondo sostenibile e inclusivo. L’acqua, a causa delle sue numerose interconnessioni, può portare insieme tutte le parti interessate (individuali, istituzionali, informali) per forgiare coalizioni, rafforzare le singole capacità e fornire soluzioni da replicare e scalare.

Un video molto esaustivo è disponibile qui.