Perché The Irishman è il film più politico di Scorsese

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La pellicola  per pochi giorni è stata proiettata in alcuni cinema selezionati di Stati Uniti ed Europa, adesso è disponibile su Netflix, la piattaforma ha investito nella produzione del film la bellezza di 160 milioni di dollari. Robert De Niro, Joe Pesci, Al Pacino, Bobby Cannavale, Harvey Keitel un cast epico della little Italy hollywoodiana insomma. Con The Irishman si chiude un cerchio di grandi film dedicati alla malavita organizzata che Scorsese aveva aperto con Mean Streets e continuato con Quei Bravi Ragazzi e Casinò. Per il film si è utilizzato il ringiovanimento artificiale, tecnologia che ha prolungato di molto la post produzione. La migliore interpretazione è sicuramente quella di Robert De Niro, anche se quando dopo più di un’ora (1:25) Al Pacino inserisce il suo personaggio nella pellicola la scena è tutta per lui. Il regista parla di questo film come del suo film più politico, infatti al Corriere ha rivelato che in qualche modo ha sempre aggirato questo focus, che l’ho ha evitato forse un po’ per consuetudine:

“Io mi sono tenuto sempre lontano dalla Storia contemporanea, dai grandi eventi. Ci sono stati grandi autori capaci di farlo, come il vostro Francesco Rosi con Salvatore Giuliano o Il caso Mattei. Io non sono capace. A casa mia non si è mai parlato di politica, se non di Roosevelt e della Grande Depressione”.

Anche in questo film della durata di tre ore e ventinove minuti quello che Scorsese ha voluto mettere in risalto  è soprattutto la sfera emotiva, più degli avvenimenti politici che ne segnano la trama. Il regista ammette che il film lascia sullo sfondo le vicende legate alla famiglia Kennedy, quelle legate alla Baia dei porci, a Castro e Nixon, per scavare nell’emotività di un uomo come Sheeran. Gli interessa come questo vive l’amore, il rimorso, la necessità del tradimento. Di come vive Il dilemma umano e il conflitto morale che prova quando si vede costretto a far fuori una persona a cui teneva. Si incentra sul comportamento di un uomo che deve stare alle regole di un gioco senza regole, un gioco dal quale non ci si può sottrarre, un gioco in cui si ha perennemente a che fare con la morte. Per Scorsese è importante porre l’attenzione sulle vicende drammatiche. Gli omicidi compiuti dal personaggio, racconta (al Corriere), erano cronache quotidiane, consuetudini, negli anni in cui era impegnato a crescere nel suo quartiere:

“Sono cresciuto in quartieri devastati dall’alcol, dove mettevano le bombe nei locali e la gente moriva per strada. Ogni giorno c’era una tragedia ma la gente si sforzava di vivere. La cosa sconvolgente è che queste tragedie facevano parte della nostra vita”

Proclamato come “un film testamento” il quadro tratteggiato da Martin Scorsese in The Irishman è un intreccio di storie politiche, mafiose e sociali. Dall’omicidio di Kennedy, all’escalation di un irlandese nella mafia italiana (Frank Sheeran è uno dei due non italiani nella lista delle famiglie mafiose dei Bonanno, Genovese, Colombo e Lucchese, secondo il procuratore di New York degli anni 60 Rudy Giuliani), fino ad arrivare alle dinamiche e alle relazioni tra sindacato e mafia. Quel sindacato che fu fondato e guidato da Jimmy Hoffa, il quale venne ucciso presumibilmente il 3 Luglio del 1975 e dichiarato deceduto solo nel 1982. E’ proprio l’uccisione di Hoffa la parte del film più difficile da mandare giù, per lo spettatore come anche per il personaggio della figlia del presunto killer Frank Sheeran. Ed è sempre l’omicidio di Hoffa che non smette di suscitare sospetti, che fa sì che si raccontino altre versioni della storia narrata in The Irishman, come anche nelle cronache della vita reale. Di seguito approfondiremo due versioni sulla vicenda Hoffa.

La versione di Charles Brandt e quella di Dam Moldea sul caso Hoffa

A fare le presentazioni tra Robert De Niro e Dam Moldea è stato Gus Russo, noto autore di libri su John Fitzgerald Kennedy. Il celebre attore di New York era infatti entusiasta di incontrare la firma autorevole del giornalismo investigativo, nonché grande esperto di mafia e autore di un testo su Jimmy Hoffa. In uno dei due giorni dell’anno in cui si riuniscono alcuni degli scrittori più celebri degli Stati Uniti, per celebrare il consueto appuntamento “Authors dinner”, Appartati in un angolo del ristorante Old Europe, De Niro e Russo restano increduli a quanto viene loro detto da Moldea. Di seguito un accenno del dibattito:

«Con tutto il rispetto Bob tu non sai di cosa stai parlando, tu non conosci questo caso come lo conosco io. Qui io non gioco un ruolo secondario»

Quando De Niro prova a replicare in questo modo:

«Non son stato ingannato, ti mostro la sceneggiatura»

Moldea controbatte nuovamente:

«Ce l’ho già, me l’ha fornita un amico. Inoltre, se tu me la dessi, mi chiederesti di firmare un “accordo di non rivelazione” (Non disclosure agrement ndr.) ma non lo farò. Voglio essere libero»

La discussione sopra menzionata riguarda, ovviamente, il film “The Irishman”, per la produzione del quale De Niro aveva acquistato i diritti, nel 2007, del libro “I Heard you paint houses”, scritto da Charles Brandt (avvocato e ex procuratore di Delaware). Il libro era stato pubblicato nel 2004 con il titolo originale e, nel 2019, da esso è stato tratto “The Irishman”. Dan Moldea, intervistato da L’Espresso, si esprime su quanto detto e fatto da Frank Sheran:

«Tutto ruota su una sola fonte, Frank Sheran. Ma Sheran non ha ucciso Hoffa. Ha cinicamente confessato di averlo fatto solo per denaro. Era vicino alla fine, malato, doveva lasciare qualcosa alla famiglia, grazie alla royalties ricavate dalla vendita del libro e dei diritti cinematografici per “The Irishman”, prima di morire nel Dicembre del 2003»

La credibilità di Frank Sheran è dunque messa in discussione. Del resto, quando lo stesso Martin Scorsese commenta l’alone di mistero che avvolge la storia (sia quella reale, che quella circoscritta dal film) in un’intervista al Corriere della sera, si trattiene dall’affermare che il suo film proponga l’unica versione veritiera a tutti gli effetti:

«Nel mio film seguo quanto scritto da Charles Brandt a proposito della fine di Jimmy Hoffa, ma non voglio spacciarla per verità»

Un sospetto che si alimenta anche attraverso altri aneddoti. Sebbene Sheeran abbia riferito che sul pavimento sarebbe stato posto uno strato di linoleum, con la funzione di raccoglierci il corpo dopo l’esecuzione, dopo alcune sollecitazioni da parte di un servizio della Fox News è stato adoperato il luminol, uno spray chimico capace di illuminare le parti di sangue. Agenti della Bllomfirld Township Police Departement del Michigan hanno asportato e chiesto all’FBI di analizzare parti dell’impianto di legno. Il responso, arrivato nel 2005, ha affermato un’importante verità sul caso Hoffa: il campione di sangue rinvenuto non appartiene a Jimmy Hoffa. Inoltre, Moldea rammenta di quando, insieme ad altri protagonisti della “Hoffa connection”, intervistò Sheeran in merito alle sue indagini:

«Il suo avvocato aveva minacciato di querelarmi perché nel mio web site stavo accostando il nome del suo cliente a cospirazioni varie. In una lettera sosteneva che Sheeran aveva fornito al governo le prove che quel giorno non era nemmeno a Detroit»

In altre memorie mai pubblicate, ma confidate a Steve Zeitts, suo vecchio compagno di cella, Sheeran negava qualsiasi responsabilità sul caso Hoffa, attribuendo l’omicidio del leggendario sindacalista a Sal Briguglio. Quest’ultimo, addirittura, secondo Sheeran avrebbe agito sotto richiesta dell’ex procuratore generale degli Stati Uniti John Mitchell.

Una vicenda che non stenta a chiudersi, dunque, e su cui Dam Moldea non è ancora pronto per rassegnarsi. Nonostante oggi l’ultima versione di Sheeran sostenga che il corpo di Hoffa sia stato cremato dai fratelli Andretta, i cosiddetti “pulitori”, presso un’agenzia funebre di Detroit, Moldea è convinto che si possa presentare un’altra versione di questa vicenda. Quella di Philiph (Brother) Moscato (un soldato della famiglia Genovese e partner di Sal Briguglio) confidata sul letto di morte al figlio Frank. Secondo questa versione, Il corpo di Hoffa, dopo esser stato posto in un grosso fusto, sarebbe stato trasportato con una limousine in un’area dove sarà poi seppellito definitivamente. Questa versione, molto più plausibile secondo Moldea, si avvale della testimonianza dello stesso Frank, che non teme di esplicitare questi fatti allo stesso Moldea, intanto che questo riprende la scena e il presunto luogo del delitto.