Dell’umano

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La parola uomo è stata inventata, secondo alcuni, per attribuire alla specie una base di differenziazione dagli altri animali, da quelli viventi e da quelli fantastici o immaginari: dalle scimmie e dagli angeli. L’uomo ha scelto – non si sa quanto arbitrariamente – di porsi nel mezzo, come una sorta di elemento chiave tra il reale e l’ideale. Respinta ogni appartenenza, ha iniziato a stabilire lontananze e diversità, privandosi del sogno e del vero.

All’origine di questa dolorosa ricerca di autenticità, c’è stato un atto di fede nella negazione: “io non sono…”, l’ammissione di una profonda ignoranza, d’essere mistero a sé. 

Il progenitore sconosciuto; la meta – quel che ognuno vorrebbe diventare – irraggiungibile; nell’uomo è l’idea di un demone o di una doppiezza, di un’ambiguità, di una perversione (un angelo perverso, un animale perverso), l’imperfezione che lo connota riferisce di un difetto genetico ed ereditario: di fabbricazione.

Arturo Morin, El Infierno del Morin, acrilico su tela, 140×140, 2016

Si è prestato poi nel tempo a sottodivisioni, a spezzettamenti sempre più micrologici: il corpo e la mente, il maschio e la femmina, il nero e il bianco, il ricco e il povero, il malato e il sano, in una vertiginosa disappartenenza, differenziando e proiettando queste partizioni in ambito sociale, aggiungendo mancanze a mancanze, originando conflitti addirittura introiettabili (nella psiche, nel subconscio).

Ne sa una più dell’animale e del diavolo, meno dell’angelo di cui conosce l’ulteriorità e di cui sospetta il possesso della verità; dovrebbe forse provare a conoscersi meglio, per “contrasto”, per “antinomia”.

Si potrebbe applicare all’antropologia Il procedimento usato in matematica per scoprire il valore dell’incognita, risalire al numero che contraddistingue l’umana specie. Il numero, in base a quanto argomentato, non può essere che lo zero. 

L’uomo è consorzio (zoon politikon). È quanto di arida meschinità, di egoismo, di crudeltà, di malvagità, di stupidità si condivide con i simili, frequentando ogni giorno la stessa metropolitana, la stessa banca, lo stesso lavoro, lo stesso ristorante, senza scomporsi, senza provare alcun rimorso o pentimento o amarezza per quel che accade o come accade. Se nella comunione di tavolo e gesti, nello stesso palco a teatro, sulla stessa gradinata allo stadio, gli uomini si comportano tiepidamente o affettatamente o fraternamente, è per una consolidata fiducia nell’ipocrisia reciproca; se si sta seduti comodamente senza rimproverarsi nulla, è perché non solo non si rispetta l’altro ma perché lo stesso sentimento si nutre verso se stessi, e sorge uno stato condiviso di disgusto dissimulato, dovuto a mancanza di giudizio, di severità, di intelligenza. L’uomo si sente forte perché, nano, si regge sulle spalle di un altro nano. È, il suo, un guardare dall’alto stando in basso. Gli improvvisi fervori per una squadra di calcio o per un do di petto del tenore si basano sulla speculare capacità di non capire e di non vedere altro che lo sgabello umano su cui si è poggiati: lo zero.

Santiago Ydanez, senza titolo, acrilico su tela, 200×300, 2009

Chi si esibisce sulla scena costituisce l’uno, angelo e scimmia, verità a cui ciascuno si appella, quel che lo rappresenta è un attore alle prese con il non essere, avulso dall’inutile commedia dell’umano, che non assurge mai a tragedia. Se la vita fosse tragica, l’uomo sarebbe un eroe. Al contrario, è un vuoto che riempie con la sua propria menzogna.

Solo l’Unità col Tutto può fare dell’uomo un essere pienamente cosciente e responsabile.

ARTURO MORIN è uno degli artisti più noti al mondo, uno dei 100 pittori viventi più importanti del Messico, autore di circa 5000 opere. Nato nel 1953 a Città del Messico, laureato in architettura, dal 1982 ha partecipato a più di 70 mostre personali e collettive, in USA, Olanda, Austria, Spagna, Cile, Argentina, Italia, ecc..

SANTIAGO YDÁÑEZ è un pittore spagnolo, nato nel 1967, ha esposto in USA, Spagna, Italia, Norvegia, Svezia, Messico, Germania. Le sue opere sono in numerosi musei pubblici e privati.