More Disturbed: il nuovo libro Auralcrave sui serial killer moderni

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La paura è una delle emozioni più difficili da gestire. È anche una di quelle più antiche e primordiali: ai tempi in cui l’uomo predatore bazzicava il mondo selvaggio per cacciare, un rumore inatteso dietro le sterpaglie faceva immediatamente scattare la paura, e con lei l’adrenalina e l’energia subito disponibile per fuggire e salvarsi la vita da un possibile animale pericoloso. Allora l’emozione della paura rispondeva a uno scopo ben preciso: aumentare le nostre probabilità di sopravvivenza, attivando delle funzioni fisiologiche specifiche atte a affrontare un pericolo inatteso, benché semplice, quale può essere una iena o un cinghiale.

Nei tempi moderni, la paura è rimasta nel ventaglio delle emozioni dell’essere umano, ma si è parzialmente disconnessa dalle proprie funzioni legate alla sopravvivenza, ed è per questo che diventa più difficile gestirla. Oggi a farci paura è ciò che non conosciamo, ciò che non comprendiamo. E ovviamente, dal punto di vista strettamente emotivo, è molto più facile capire cosa fare di fronte a un predatore pronto a saltarci addosso, rispetto ad avere a che fare con un pericolo ignoto.

L’ignoto, nelle storie che leggerete in questo libro, è come il male assoluto, senza spiegazione, entri a far parte dei gesti naturali di determinati individui.



L’enorme successo del primo libro ha permesso ad Alessio Pizzichi di mirare in maniera più precisa. Se il primo Disturbed era una possibile prima finestra di scoperta di un mondo che sembra lontano anni luce, e che invece può essere molto più vicino di quel che pensiamo, questo secondo volume ha la difficile ambizione di provare un barlume di comprensione. La comprensione del male. Addentrandoci nei meccanismi automatici di chi lo commetteva. Meccanismi malati, certo, ma non per questo senza un senso laterale di relazione causa-effetto.

In termini pratici, si tratta di entrare in un nuovo livello di conoscenza e consapevolezza: le due uniche cure note alla malattia della paura.

I serial killer di More Disturbed sono davvero più spaventosi di quelli del primo libro: predatori che cacciavano le loro vittime come prede nel bosco; malati d’amore che si intrattenevano con i propri oggetti del piacere anche dopo la loro morte; missionari che tentavano di salvare il mondo eliminando i loro simili; allucinati che compivano sadiche torture verso il prossimo in compagnia del loro figlio adolescente. Una collezione di aberrazioni che a prima vista non potrebbero far parte del genere umano. E invece lo sono. Sono persone che condividono con noi l’appartenenza alla stessa specie. Nella loro essenza, non sono diversi da noi in nulla.

Questo può far paura. E questo libro può aiutare ad affrontare la paura e il nostro rapporto con essa. Riconoscerla, comprenderne il senso, ripulirla dagli eccessi, accoglierla in ciò che può insegnarci qualcosa. Vivere può essere un mestiere parecchio difficile, e ognuno di noi ha i propri mostri da affrontare. Sfiorando per un attimo i mostri che altri hanno dovuto fronteggiare, c’è una buona possibilità di ricavarne una forza più consistente per combattere i nostri.

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Disturbed
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