Chi ha inventato il bingo e perché si chiama così

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Il bingo è un gioco ad estrazione che condivide innumerevoli tratti con la tombola. Mentre quest’ultima vanta diversi secoli di storia ed è legata perlopiù a una tradizione popolare, il bingo ha una natura diversa, che si sostanzia attraverso i premi in palio, chiaramente differenti rispetto a quelli proposti con la Smorfia. Se in tanti ignorano le origini della tombola, pur essendo riferite al folklore italiano, a maggior ragione in molti non sanno come e quando è nato il bingo. Eppure, questo gioco ha conosciuto una diffusione notevole negli ultimi decenni e ancora oggi riesce a far parlare di sé in giro per il mondo. In un’epoca in cui gli smartphone fanno parte del quotidiano e vengono utilizzati anche dai bambini per giocare, non sorprende che ci sia chi pratica bingo a distanza. Tutto è partito parecchio tempo fa, in Georgia…

Storia del bingo

Il bingo ha visto la luce in maniera molto casuale. Se ci si chiede chi ha inventato il bingo, la risposta può lasciare di stucco: un giocattolaio americano, precisamente il signor Edwin Lowe, trovatosi seduto a una partita di beano ad Atlanta quando, in quel lontano giorno del 1929, si rese conto di aver vinto e urlò “bingo” invece di “beano”, suscitando l’ilarità generale. Il beano doveva il suo nome alla parola “bean”, in inglese fagiolo, in quanto erano i fagioli che venivano messi a disposizione dei giocatori al posto di normali gettoni. La parola “bingo”, invece, non significa di fatto un bel niente, dal momento che Lowe storpiò semplicemente senza troppa cura il termine “beano”.

Origini del bingo

Lowe portò il gioco a New York e ne parlò con i suoi colleghi, dando così vita al bingo, che da lì a breve si fece conoscere in giro per il mondo. Un tabellone da 90 numeri e delle cartelle da 15: il bingo sembrerebbe davvero identico alla tombola se non fosse che ne esistono delle versioni con diverse quantità di numeri o nelle quali bisogna cercare di coprire i numeri corrispondenti alle lettere della parola “bingo” stampata sulle cartelle. Nel terzo millennio sono stati anche i portali di intrattenimento digitale ad agevolare l’ascesa del bingo, a dispetto delle sale terrestri, che iniziano ad essere sempre di meno. Anche da approfondimenti e guide sul web ad esempio quella che spiega cos’è il codice promozionale SNAI si evince che oggi il bingo presenta una sua controparte online. Nella fattispecie, il gioco non è puramente virtuale, ma è previsto un collegamento con una sala da bingo vera e propria. Ormai il bingo è conosciuto in America come in Europa, dove ha iniziato ad essere praticato in un modo molto singolare. Complice la crisi del cinema che ha colpito il Vecchio Continente a metà del XX secolo, le sale di proiezione venivano impiegate proprio per le partite al bingo. In Italia, però, il bingo si è fatto vedere solo nel 1999, riscuotendo un discreto successo. Il bingo si pratica in spazi ampi volti ad ospitare decine di tavoli e giocatori. I set contenenti le palline numerate utili per le estrazioni non rimangono sempre gli stessi e dopo 5.000 partite vengono controllati dal fisco a tutela del gioco sicuro. Un tema divenuto talmente sensibile a livello globale al punto che qualche anno fa un ragazzo italiano che fa il cognome Bingo si è visto rifiutare l’iscrizione a Facebook, attirando l’attenzione mediatica. Come intuibile, anche i giornali hanno alimentato indirettamente la fama del bingo. Perché, però, tanto successo per un gioco apparentemente identico alla già conosciuta tombola? Pur non contemplando l’ambo, il terno e la quaterna, il bingo prevede premi di un certo tenore per chi riesce a coprire tutti i numeri di una cartella dopo una determinata quantità di estrazioni effettuate, un po’ come se esistessero classi e sottoclassi della tombola, insomma. Chissà se Edwin Lowe avrebbe mai immaginato una popolarità simile per questo gioco che compirà a breve i 100 anni di storia e che, a quanto pare, sta cominciando a perdere solo adesso un po’ di smalto. Proprio in Italia le sale da bingo sono diminuite drasticamente negli ultimi anni, passando ad essere anche meno di 200 in tutto il territorio.