Come finisce una guerra oggi?

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Per molti giovani europei, il conflitto tra Russia e Ucraina del 2022 è rappresentato la prima volta che l’ombra di una grande guerra si sia affacciata in territori così vicini, con conseguenze visibili nella vita quotidiana dovute all’interruzione delle vie commerciali di esportazione e dalle reazioni economiche di ogni singolo paese. La domanda con cui molti giovani fanno i conti adesso è: una volta che le guerre iniziano, per le ragioni più svariate, cosa deve succedere perché si decida di concluderla?

Le ragioni possono essere molteplici. C’è questo articolo interessante, in inglese, pubblicato dal MIT, che elenca le principali ragioni per cui in passato le guerre sono terminate. È un elenco lungo e dettagliato, ma che si può scremare e riassumere nelle possibilità principali che trovate qui sotto. Ecco come, al giorno d’oggi, è più probabile che una guerra possa finire:

  • La parte in svantaggio militare capisce di non poter vincere e si arrende per limitare i danni: solitamente in questo caso la resa è senza condizioni, come accaduto per la Germania nella seconda guerra mondiale. Eppure non è questa la risoluzione più frequente delle guerre.
  • Le parti coinvolte nella guerra comprendono come andrà a finire e decidono che non è più necessario continuare i combattimenti: questo può avvenire sia quando è chiara la probabile vittoria di una parte o quando si è d’accordo in una fondamentale parità di forze. Nell’ottica di evitare le conseguenze negative della guerra per entrambi, si dà inizio alle trattative per la risoluzione del conflitto. Se una parte ha mostrato maggiore potenza, potrà avanzare maggiori richieste, altrimenti le trattative potranno avvenire alla pari, con l’intenzione comune di non voler continuare la guerra.
  • La nazione col vantaggio militare consegue i suoi obiettivi primari e decide di non continuare: questa rappresenta la vittoria della nazione militarmente più forte, nei casi in cui l’obiettivo non era l’eliminazione della potenza avversaria.
  • Una grande potenza (anche esterna alla guerra) fa pressioni per l’inizio delle negoziazioni di pace: nell’ottica che uno dei modi più comuni di terminare una guerra è con l’inizio delle trattative, queste possono partire anche grazie a pressioni esterne.
  • La parte attaccante si ritira: ciò può avvenire per vari motivi, ad esempio perché il dispendio di risorse o le perdite sono diventate inaccettabili per l’obiettivo originale, o perché intravede la possibilità che il conflitto sfoci in una guerra di dimensioni troppo grandi per essere sostenute, o ancora perché perpetuare gli attacchi creerebbe problemi con le nazioni alleate. Questa opzione può diventare reale anche quando il leader della parte attaccante dichiara il “cessate il fuoco” oppure se le alte cariche dell’esercito suggeriscono questa opzione.

Ogni guerra fa storia a sé, ovviamente, e se dietro ci sono anche forti motivazioni ideologiche o religiose le cose diventano anche più difficili. L’idea di base, però, è che ogni nazione in guerra subisce grossi danni ed ha tutte le intenzioni di terminarla il prima possibile, se la risoluzione del conflitto è rispettosa degli interessi coinvolti.