The Yorkshire Ripper: la storia vera di Peter Sutcliffe che ha ispirato Lo Squartatore

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L’Inghilterra è il territorio dove si è svolta una delle catene delittuose più misteriose e terrificanti della storia, la nota serie di omicidi di Jack the Ripper che ancora oggi rimane irrisolta.

A quasi cento anni di distanza la nazione Inglese si trovò a dover fronteggiare la presenza di un altro serial killer non meno efferato e truculento del suo predecessore, diventato noto come The Yorkshire Ripper. Un’indagine corposa e una soluzione che arriva dopo più di cinque anni, in mezzo a un’infinità di piste false che non permisero di vedere una realtà che era sotto agli occhi.

L’assassino dello Yorkshire

Leeds, 30 Ottobre 1975. Un lattaio sta facendo il giro del quartiere quando improvvisamente nota una sagoma che giace su un campo. Si avvicina per vedere meglio e scopre con sgomento che si tratta del cadavere di una donna, brutalmente martoriato. Avvisa la Polizia che una volta giunta sul posto procede con i primi rilievi.

La vittima è stata colpita due volte alla testa con un martello, dopodiché è stata raggiunta da 14 coltellate nella zona dello stomaco e del petto. La donna uccisa si chiama Wilma McCann, aveva 28 anni e lavorava come prostituta. La sua borsa è stata rubata e gli agenti inizialmente pensano di trovarsi davanti a un tentativo di rapina finito in tragedia.

Passerà poco tempo però prima di scoprire che la natura di questo omicidio è profondamente diversa e che l’intera zona è sotto l’attacco di un soggetto assetato di sangue.

20 Gennaio 1976. In un vicolo di Chapeltown viene rinvenuto il corpo senza vita di Emily Jackson, prostituta di 42 anni. Anche lei è stata attinta da due martellate alla testa e il suo corpo è stato raggiunto da 50 coltellate e da una serie di colpi perpetrati con un cacciavite. Durante l’aggressione il killer ha lasciato anche l’impronta della sua scarpa sulla coscia della vittima. È il secondo attacco nel giro di poche settimane. Qualcuno ha cominciato a prendere di mira le donne di strada della zona di Leeds?

Dopo questo episodio la situazione sembrerà calmarsi. Ma purtroppo sarà soltanto una pausa momentanea.

5 Febbraio 1977. All’interno di un campo da gioco emerge un terzo cadavere. La vittima si chiama Irene Richardson, 28 anni. In questo caso è stata uccisa con tre martellate al cranio e una serie di coltellate.

Il 22 Aprile dello stesso anno viene trovato il corpo senza vita di Patricia Atkinson, 32 anni. Rispetto ai precedenti omicidi la vittima non è stata uccisa all’aria aperta ma all’interno del suo appartamento. Sulla scena del crimine è presente un’impronta insanguinata che corrisponde a quella rilevata sul corpo di Emily Jackson.

È ormai chiaro che nella zona si sta aggirando a piede libero un serial killer. La stampa lo soprannomina The Yorkshire Ripper per via di alcune similitudini con Jack lo Squartatore, l’assassino che nel secolo precedente seminò il terrore a Whitechapel .

26 Giugno 1977. Un gruppo di ragazzi fa la scoperta dell’ennesimo cadavere, situato in un campo da gioco di Chapeltown. Colpita tre volte al cranio con un martello e accoltellata. L’assassino le ha anche conficcato una bottiglia rotta nel petto. La vittima si chiama Jayne MacDonald. Due differenze rispetto alla vittimologia degli altri omicidi: la ragazza non lavorava come prostituta ed era decisamente più piccola delle precedenti, in quanto aveva 16 anni.

Questi elementi scardinano le certezze degli inquirenti che stanno lavorando sul caso. Forse l’omicida sta adattando il suo target e ha cominciato a cogliere l’occasione di uccidere delle donne a prescindere dalla situazione e dalla loro professione. Questo significa che potenzialmente qualsiasi persona di genere femminile incroci la sua strada potrebbe essere in pericolo.

Il 9 Ottobre 1977 viene rinvenuto il cadavere della sesta vittima, stavolta nella zona di Manchester. Jean Jordan, prostituta di 20 anni. Attraverso le analisi si scopre che è stata uccisa il 1 Ottobre con undici martellate alla testa. In questo delitto l’omicida si è accanito sulla vittima con una ferocia spaventosa. Il corpo della ragazza è stato martoriato da numerose coltellate inflitte post-mortem e l’assassino ha anche utilizzato un pezzo di vetro nel tentativo di decapitare il cadavere, senza riuscirci.

Si scoprirà in seguito che queste terribili mutilazioni sono state inflitte otto giorni dopo l’omicidio e che lo Yorkshire Ripper era tornato sulla scena del crimine nel tentativo di recuperare una banconota che aveva lasciato alla vittima e attraverso la quale la Polizia poteva identificarlo. Non riuscendo più a trovare questo potenziale indizio aveva sfogato la sua rabbia sul corpo ormai inerme di Jean.

Il serial killer è un fiume in piena e non accenna a fermare la sua azione delittuosa. Nei successivi mesi e anni continuerà a seminare morte nel territorio inglese. Mantiene sempre il solito modus operandi, uccidendo sia prostitute che donne che svolgevano altri mestieri. Inizialmente aggredisce la vittima a colpi di martello, dopodiché trascina i corpi in zone isolate e si esibisce in azioni di overkilling, trucidando i corpi a colpi di coltello, cacciavite e qualsiasi altra cosa gli capiti tra le mani.

Alla fine del 1980 si conteranno 13 uccisioni e 10 altri attacchi in cui le vittime sono riuscite a sopravvivere. Da queste aggressioni scampate emersero una serie di identikit e photo-fit dell’assalitore.

La Polizia seguì una serie di piste ma nessuna di esse sembrava in grado di portare al responsabile. L’inchiesta era ormai lunga e caratterizzata da un innumerevole mole di fascicoli in cui sembrava impossibile districarsi.

Poi, una delle prime sere del 1981, avvenne la svolta.

2 Gennaio. Sono le 22:30 e due agenti stanno pattugliando la zona di Melbourne Ave quando scorgono una macchina posteggiata e decidono di effettuare un controllo. All’interno della vettura sono presenti un uomo e una donna. I poliziotti effettuano una verifica sulla targa e scoprono che non appartiene a quel veicolo. A questo punto decidono di portare il guidatore e la passeggera alla centrale. Prima però l’uomo dice di doversi assentare un momento per andare a fare dei bisogni dietro a una siepe. Appena ritorna gli agenti si dirigono alla stazione della Polizia di Hammerton Road. Una volta arrivati, il soggetto espone le sue prime dichiarazioni.

Si chiama Peter Sutcliffe, abita a Bradford e lavora come camionista. Nel corso delle indagini era già stato interrogato per nove volte a causa di numerose segnalazioni della sua targa in zone sospette. La donna che si trovava con lui è Olivia Reivers, prostituta della zona. Mentre Sutcliffe viene trattenuto in cella nell’attesa di chiarire la sua posizione, gli agenti di pattuglia tornano nella zona dove lo avevano fermato in precedenza. Si ricordano che il soggetto si era appartato per espletare dei bisogni fisiologici e decidono di andare a controllare quell’area, scoprendo che in mezzo alle foglie sono stati nascosti un martello e un coltello.

A questo punto i poliziotti si convincono sempre più di avere intercettato il responsabile dei delitti e tentano di metterlo alle strette attraverso interrogatori serrati. Il sospettato inizialmente nega tutto ma alla fine le evidenze lo costringono a confessare di essere l’omicida a cui stavano dando la caccia da anni. L’incubo era finalmente finito.

La posizione di Peter Sutcliffe era stata fin da sempre piuttosto ambigua e il suo nome era già comparso nelle carte dell’inchiesta, ma la presenza di numerose altre piste d’indagine che furono perseguite e si risolsero in un nulla di fatto gli permise di agire sostanzialmente indisturbato per tutto quel tempo.

Peter Sutcliffe

Nato a Bingley il 2 Giugno 1946 da John e Kathleen Sutcliffe. Cresce insieme ad altri cinque fratelli e sorelle. Inizialmente il padre nutriva un certo tipo di aspettative verso Peter in quanto era convinto che sarebbe diventato una persona estroversa ed espansiva come lui, con cui sperava di condividere le sue passioni e attività. Tuttavia il figlio ha invece un carattere più tranquillo e introverso, motivo per cui il genitore lo farà sentire inadatto e sbagliato. A causa di ciò Peter stringe un rapporto più confidenziale con la madre poiché con lei si sente accettato e ben voluto a prescindere dal suo modo di essere.

A scuola passa molto tempo da solo, non riuscendo ad integrarsi con i compagni di classe. Con il passare del tempo diventa vittima prediletta dei bulli, i quali non si fanno problemi ad approfittare delle sue fragilità. Per evitare queste brutte situazioni Peter smetterà anche di presentarsi alle lezioni per due settimane. Alla fine l’istituto scolastico interverrà risolvendo la questione a suo favore. Nei mesi successivi le cose inizieranno a cambiare e riuscirà piano piano a stringere dei rapporti con i compagni, cominciando anche ad appassionarsi allo sport. Tuttavia a 15 anni lascia definitivamente la scuola.

Inizia a fare una serie di lavori temporanei, tra cui quello di becchino al cimitero di Bingley. Qualche anno dopo conosce una ragazza di nome Sonia Szurma, che diventerà sua moglie. Ottiene la licenza di autista di mezzi pesanti per permettersi di svolgere il lavoro di camionista, inizialmente per una compagnia di pneumatici dove verrà in seguito licenziato per aver rubato delle gomme usate. Successivamente trova impiego sempre come camionista per un’azienda e con esso raggiunge una certa stabilità lavorativa.

Peter era riconosciuto dall’esterno come un uomo tranquillo e un gran lavoratore, una persona che conduceva una vita regolare senza particolari ombre. Forse un certo episodio fece da spartiacque nella sua esistenza, facendo emergere definitivamente la sua parte oscura.

Un sabato notte, dopo aver discusso con la sua compagna, decide di uscire per cercare del sesso a pagamento. Sulla strada abborda una prostituta e la fa salire in auto. La donna lo dirige fino a una casa dove è previsto lo svolgimento del servizio. Mentre si apprestano a consumare l’atto Peter ha un ripensamento e decide di interrompere tutto. A questo punto la prostituta si fa riaccompagnare nel posto in cui era stata prelevata. Dopo essere uscita dal veicolo, si approccia con un altro cliente e Peter vede che i due lo deridono e si prendono gioco di lui per l’episodio appena trascorso. Sutcliffe decide di tornare a casa in preda al risentimento, sentendosi umiliato per quello che era successo.

Da questo momento in poi comincerà a coltivare un odio profondo verso le donne di strada, associando la loro immagine a quello spiacevole accadimento che non riesce a dimenticare. Inizierà a pensare a una vendetta verso di esse, credendo in qualche modo che facendo così si sarebbe liberato di quel ricordo.

Il suo primo attacco risale a Settembre 1969.

Peter si trova in macchina di Trevor, un suo amico, nella zona di Bradford quando a un certo punto gli chiede di fermare l’auto. Esce dal veicolo per poi sparire dalla visuale. Torna dopo 10 minuti in evidente affanno e dice a Trevor di ripartire velocemente. Mentre sono in viaggio confida all’amico di aver seguito una prostituta e di averla colpita alla testa con una pietra.

La donna segnalò l’aggressione alla polizia e il giorno dopo due agenti si recarono all’abitazione di Sutcliffe. L’uomo ammise la sua responsabilità per l’accaduto ma dichiarò, mentendo, di aver colpito la vittima con le mani e non con un oggetto contundente. I poliziotti gli dissero di ritenersi fortunato poiché la donna che aveva subito l’attacco non aveva intenzione di procedere con la denuncia.

Dopo questo evento seguirà un periodo di silenzio in cui Peter ritornerà alla sua vita ordinaria.

Trascorsero sei anni quando nel 1975 la molla scatterà di nuovo e compirà altre due aggressioni, stavolta avvalendosi anche dell’uso di un coltello. Fortunatamente entrambe le vittime riusciranno a sopravvivere. La sua furia non si placa, anzi si spingerà ancora più avanti poiché si rende conto di provare piacere a procurare dolore alle persone. Il tragico passo successivo sarà quello di riuscire a compiere l’omicidio, quando il 30 Ottobre 1975 uccide Wilma McCann. Da questo momento in poi proseguirà nella sua escalation di violenza e morte, seminando il panico per i successivi cinque anni, fino ad arrivare alla sua cattura.

La condanna

Durante il processo Sutcliffe si dichiara colpevole ma afferma che la sua responsabilità non è totale in quanto soffre di disturbi mentali. Vengono eseguite quattro perizie psichiatriche nei suoi confronti e tutte gli riconoscono una schizofrenia paranoide. Nonostante ciò il giudice rifiuta la richiesta di una pena minore.

Dopo due settimane di dibattimento la giuria condanna Peter Sutcliffe all’ergastolo.

Passa in carcere quasi quarant’anni, durante i quali subirà quattro attacchi da parte di altri detenuti tra cui un’aggressione che gli causerà la perdita totale della vista all’occhio sinistro e in parte anche di quello destro. Nell’Ottobre del 2020 viene visitato per un sospetto attacco cardiaco. Si scoprirà in seguito che ha contratto il COVID-19. Sutcliffe deciderà comunque di rifiutare le cure. Viene stroncato dalla malattia il 13 Novembre 2020, a 74 anni.

Termina così la vita dell’assassino dello Yorkshire. Un soggetto che ha marchiato indelebilmente una serie di esistenze, producendo una delle pagine più buie della cronaca nera inglese e non solo.

La vicenda continua tuttora a far discutere e anche la piattaforma Netflix ha distribuito un documentario in proposito intitolato Lo Squartatore, dove vengono raccontati gli eventi a partire dai delitti fino alla cattura di Sutcliffe.

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Fonti:

execulink.com – The Yorkshire Ripper
murderpedia.org – Peter Sutcliffe
serialkillercalendar.com – Peter Sutcliffe : The Yorkshire Ripper