The Nearer The Fountain, More Pure The Stream Flows: dentro il nuovo album di Damon Albarn

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Uruguay, Iran, la contea del Devon per poi arrivare in Islanda, tra i mari del Nord, nel silenzio assordante del lockdown… in tale contesto e con tale bagaglio di viaggio nasce l’ultimo album di Damon Albarn, descritto da lui stesso come un disco capace di rinnovare la sua fiducia in una “sorgente pura”. 

Già dalla prima traccia si assorbe l’esigenza di prendere le distanze da un mondo malato, alla deriva. Davanti al frastuono della contemporaneità, Damon si rifugia nel silenzio arcaico della natura, nel suo scorrere lento e immutabile cercando di assorbire l’energia salvifica che ne scaturisce. Così torna a manifestarsi il desiderio di meravigliarsi, disintossicandosi delle tossine lasciate a sedimentare da un’attualità da cui tutti vorremmo fuggire. La natura è al centro di tutto e in particolare l’acqua che penetra nelle fessure di ogni linea melodica rendendo tutto liquido, sommesso e sommerso nei toni malinconico. Un mondo sonoro meravigliosamente introspettivo tanto da scavare canyon all’interno dell’animo di noi ascoltatori. In ogni nota c’è acqua dolce ma anche acqua salata, c’è poesia, sogno e allo stesso tempo sogni infranti contro invisibili scogli.

Liriche poetiche (non a caso anche il titolo dell’album è un verso di una poesia di John Clare) e arrangiamenti orchestrali magistrali si intrecciano a melodie intime e il tutto è accompagnato da una performance vocale tra le più struggenti ed emozionali di sempre.

Fragilità, perdita, emergenza e rinascita si mescolano nella bellissima title track The Nearer The Fountain, More Pure The Stream Flows.

Stupendo anche il brano Royal Morning Blue ispirato dall’incredibile visuale che Albarn vedeva dalla finestra. Una canzone che cattura la meraviglia della pioggia che si trasforma in neve davanti ai suoi occhi.

Daft Wader

Ma è l’eleganza irreale tra pianoforte e sintetizzatori di Daft Wader ad avermi stregato.

Un album da ascoltare più volte per farsi penetrare da quel sacro insegnamento che Damon ha provato a tradurre in musica: anche dopo la più terribile tempesta, c’è e ci sarà sempre un modo di tornare a dissetarsi da una sorgente pura ed incontaminata. Ognuno di noi ne ha una personale ed è quella fatta e alimentata dal nostro vissuto, dai ricordi, dai sogni e dalle speranze.