Maria Maddalena, tra storia, Vangeli e leggende

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Il personaggio di Maria Maddalena è da secoli entrato nell’immaginario collettivo, subendo continue modifiche e rivisitazioni a secondo del contesto storico e culturale di riferimento. Limitandoci ad una ricerca superficiale, emergerebbe in maniera inequivocabile che Maria Maddalena era una delle più illustri seguaci di Gesù, mitizzata e perfino canonizzata come santa dalla Chiesa Cattolica.

Ma chi era veramente la Maddalena? È superfluo precisare che questa breve trattazione non può avere l’obiettivo di dirimere i dubbi sulle reali caratteristiche della sua identità, ma si propone di sintetizzare le teorie più accreditate e ricorrenti nel campo accademico, nonché nella diffusione popolare attraverso i secoli.

Maria Maddalena nei Vangeli canonici

Il Nuovo Testamento biblico ed, in particolare, i quattro vangeli canonici (i tre sinottici Marco, Matteo e Luca, quello filosofico di Giovanni) sono abbastanza concordi nel presentarci Maria Maddalena, chiamata anche Maria di Magdala, come una testimone importante e significativa dei fatti della vita di Gesù di Nazareth.

Utilizzando un linguaggio contemporaneo, forse non rispondente al panorama sociale della Palestina dell’epoca, potremmo dire che la Maddalena fosse una delle principali fan del Messia e, per una certa corrente di pensiero, come vedremo in seguito, che avesse con Lui una tipologia di rapporto ben più profondo (familiare o forse sentimentale).

Come punto di partenza, procederei all’analisi proprio del “nome” della donna, divenuto in alcuni ambiti letterari perfino una sorta di “soprannome”.

In alcuni passi dei vangeli canonici l’aggettivo predicativo “Maddalena” era preceduto dal participio passato “detta” come, ad esempio, nel vangelo di Luca (cfr. Lc 8, 2), mentre in quello di Marco (cfr. Mc 16,9) tale precisazione non era presente.

Come dovrebbe essere noto, i vangeli furono redatti in lingua greca alcuni decenni dopo la morte di Cristo, a partire da quello di Marco, considerato il più antico, per finire a quello di Giovanni, ritenuto l’ultimo dei canonici. La questione della composizione dei vangeli è molto complessa e richiede un’approfondita trattazione a sé stante. Tornando in media re, osservo che una delle questioni più dibattute fra gli studiosi è stata quella del valore da attribuire al soprannome Maddalena.

A tale proposito gli esegeti si sono chiesti se la donna provenisse dalla città di Magdala, una modesta località situata sulle rive del lago di Tiberiade, oppure se l’appellativo predicativo avesse un altro significato. Una buona parte degli studiosi ha rifiutato l’ipotesi tradizionale che attribuiva il soprannome alla città di origine, in quanto è stato riscontrato che nel I secolo le fonti storiche citavano la già menzionata città soltanto con il nome di Tarichea, nonché l’assenza nei testi evangelici di riferimenti espliciti alla città natale della donna. Al contrario, secondo alcuni interpreti, l’aggettivo “Maddalena” potrebbe avere un significato traslato e metaforico, derivando dal termine ebraico/aramaico migdal/magdal che significa “torre”. Pertanto, il soprannome alluderebbe all’importanza della donna all’interno della comunità dei seguaci di Gesù, nell’ambito della quale occupava uno dei ruoli di maggior spicco, rappresentando un valido baluardo e quindi “una torre”.

Non si può dimenticare che Maria Maddalena, insieme alla madre di Gesù, fu una delle poche ad assistere alla sua esecuzione in croce, nonché la prima ad avere lo straordinario compito di annunciare la sua resurrezione. Lo stesso san Girolamo in suo testo scrive: “per il suo zelo e per l’ardore della sua fede ricevette il nome di “turrita” ed ebbe il privilegio di vedere Cristo risorto prima degli apostoli”.

Come detto in precedenza, Maria Maddalena appare ripetutamente nelle vicende narrate nei vangeli canonici, seppure con sfumature diverse a secondo dell’orientamento teologico dei quattro evangelisti. Seguendo la comune tradizione sinottica, la Maddalena fu una delle tre Marie che accompagnarono Gesù nel suo ultimo viaggio a Gerusalemme, fino al tragico epilogo della crocifissione (cfr. Mt 27,55; Mc 15, 40-41; Lc 23,55-56). Giovanni attesta che la Maddalena rimase ad assistere ai piedi della croce ed anche quando il corpo del Messia fu deposto nella tomba su iniziativa di Giuseppe di Arimatea (cfr. Gv, 19,25). Possiamo, perciò, affermare che la notizia della costante presenza di Maria Maddalena nella vita di Gesù derivi da tutte le fonti scritte ed orali da cui attinsero gli evangelisti, evidenziando una certa attendibilità di fondo, soprattutto alla luce del fatto che il racconto della passione e della resurrezione di Cristo costituì, con ragionevole certezza, il fulcro principale del testo dei vangeli, al quale furono poi aggiunti gli ulteriori elementi, compreso l’episodio della natività.

La figura della Maddalena è stata spesso confusa con quella di altre donne di cui parlano i vangeli e ciò ha provocato una serie di equivoci che si sono trascinati nei secoli, attribuendole un’indole ed un comportamento che non le appartenevano.

Alcuni interpreti hanno scambiato il personaggio della Maddalena con quello di Maria di Betania, sorella di Marta e del risorto Lazzaro, mentre altri, in maniera ancora più superficiale, l’hanno identificata con la peccatrice che unge i piedi a Gesù nella dimora di Simone il Fariseo (Lc. 7,36-50). Maria Maddalena, inoltre, è stata perfino scambiata con l’adultera salvata dalla lapidazione da un intervento di Gesù che pronunciò la famosa frase, ormai entrata nel linguaggio paradigmatico comune: “chi non ha peccato scagli la prima pietra”. L’identificazione con l’adultera risale al periodo dell’Alto Medioevo e, più precisamente, al pontificato di Gregorio Magno che accolse alcune tradizioni orientali. È inutile ribadire che in quell’epoca non esisteva la storiografia con le sua metodologia epistemologica e, pertanto, le interpretazioni erano sommarie, frammentarie e di comodo. A causa, comunque, di questi equivoci che affondavano radici antiche, per secoli Maria Maddalena è stata vista come il simbolo della donna peccatrice e poi pentita, diventando la patrona di molte istituzioni che si occupavano della moralità della gioventù femminile, in una società, fino a qualche decennio fa, ancora profondamente patriarcale. Nell’immaginario collettivo popolare, tuttavia, sebbene la stessa Chiesa Cattolica, dopo la riforma liturgica seguita al Concilio Vaticano II, abbia eliminato ogni riferimento esplicito alla donna come “peccatrice”, si continua a considerare la Maddalena come una sorta di ex adultera o ex prostituta, redenta dalla fede in Gesù Cristo. Basti pensare a due importantissime interpretazioni artistiche recenti: il famoso musical Jesus Christ Superstar, diretto da Norman Jewison e la pellicola cinematografica L’ultima tentazione di Cristo di Martin Scorsese.

Il Vangelo di Maria e gli altri apocrifi

I riferimenti alla Maddalena sono copiosi anche nei vangeli apocrifi, in particolare nel cosiddetto vangelo di Maria. È d’obbligo precisare che i vangeli apocrifi non sono testi “segreti”, in quanto reperibili presso ogni libreria o biblioteca, ma testi non accolti nel canone della Chiesa, nonché depositari di una sapienza “occulta” e “gnostica” non volta a testimoniare le vicende della vita di Gesù, ma ad impartire insegnamenti di carattere etico e filosofico. In più si osserva che i vangeli apocrifi furono redatti tra il II ed il III secolo d.C., quindi con molto ritardo rispetto all’esistenza di Cristo ed intitolati a personaggi come Maria, Tommaso, Pietro, Nicodemo etc,, a cui gli autori si ispiravano in maniera pseudo-epigrafica (cfr. Luigi Angelino, I miti luci e ombre, ed. Cavinato, 2018). Del vangelo di Maria ci sono pervenuti solo pochi frammenti in greco ed una traduzione copta del V secolo.

Alcuni passi di esso sono decisamente significativi, in quanto rimarcano l’importanza della Maddalena tra i seguaci di Cristo ed i profondi sentimenti che la legavano a lui.

Un passo è davvero molto emblematico: Pietro afferma che la Maddalena è la donna più amata da Gesù, invitandola a rivelare la visione che lei avrebbe serbato in segreto. Tuttavia, lo stesso Pietro e gli altri apostoli, tra cui Andrea, non le avrebbero creduto, rivendicando una posizione di maggiore rilievo come depositari del messaggio del Maestro. Una tensione più o meno simile si riscontra anche in un passo del vangelo di Tommaso e nell’opera Pistis Sophia, dove addirittura Maria Maddalena interviene 67 volte, in contesti molto emblematici, proponendosi quale intermediaria tra Gesù e gli apostoli. In particolare, nel citato scritto Pistis Sophia, la Maddalena simboleggia la conoscenza (gnosi), presentandosi come incarnazione umana della sapienza (sophia) e, di conseguenza, come “sposa” e controparte femminile di Cristo, così come viene sottolineato anche nel vangelo gnostico di Filippo.

Questo sostrato culturale esoterico sarà la base ideologica del filone interpretativo che, tra storia e leggenda, a partire dal Medio-evo fino ai nostri giorni, ha intravisto  un legame sponsale effettivo tra Gesù e la Maddalena, connesso al sang real, reso oggettivo nel sacro graal.

Tanto ha fatto discutere questo presunto legame con Gesù, al punto che nel 1998 Ramon K. Jusino ha ipotizzato che Maria Maddalena fosse da identificare con il “discepolo amato” menzionato nel testo del Vangelo di Giovanni e che anzi la donna fosse la vera autrice del quarto vangelo. Questa teoria non ha riscosso particolare credito nel mondo accademico, ma ha riacceso antiche ricostruzioni leggendarie  piuttosto fantasiose, culminate nel best seller di Dan Brown, Il Codice da Vinci, secondo il quale la Maddalena sarebbe stata ritratta nel dipinto capolavoro L’ultima cena di Leonardo ed i discendenti dell’unione sponsale tra Cristo e la sua seguace sarebbero da individuare nella dinastia franca dei Merovingi.

Le ipotesi su un rapporto sentimentale e di intimità tra la Maddalena e Gesù di Nazareth si rifanno a testi antichi, come il vangelo gnostico di Filippo, dove si dice espressamente che il Maestro “baciava la donna”.

Vi è da precisare, tuttavia, che nel mondo iniziatico gnostico “il bacio rituale” non aveva necessariamente un significato erotico-sensuale, ma intendeva esprimere la comunione e la fratellanza degli adepti.

Inoltre, nei frammenti del testo apocrifo compreso fra i cosiddetti “codici di Nag Hammadi”, è stata ricostruita la seguente frase: “la compagna del Salvatore è Maria Maddalena, Cristo l’amava più di tutti gli altri discepoli e soleva spesso darle dei baci”. Il precitato periodo, nella versione originale, conteneva degli spazi vuoti, riempiti grazie alla sapiente opera degli esperti a cui, comunque, non si può attribuire un valore di inequivocabile certezza.

Altri studiosi, invece, hanno sottolineato la particolarità della posizione della Maddalena all’interno della comunità dei seguaci di Gesù, in una società rigidamente patriarcale e formalistica come quella ebraica, dove la donna non possedeva alcuna soggettività giuridica, almeno intesa in senso moderno. Soltanto un effettivo legame con il leader del gruppo avrebbe potuto giustificare una sua presenza così costante e significativa. A questa osservazione, gli interpreti tradizionalisti hanno obiettato, in parte giustamente, l’anticonformismo rivoluzionario della missione di Gesù che accoglieva i pubblicani, i pagani e, pertanto, anche le donne, infrangendo in molti casi i precetti della legge mosaica, nonostante le rassicurazioni sulla continuità con la religione dei “padri”: “non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento” (cfr. Mt, 5-17).

Le reliquie

Nella storia dell’arte, Maria Maddalena è stata raffigurata principalmente come una delle mirofore, cioè le pie donne che la mattina di Pasqua arrivarono al sepolcro portando con sé gli unguenti per il corpo di Gesù. In questo gruppo, Maria Maddalena si distingue, perchè viene spesso rappresentata con lunghi capelli sciolti e biondi, una chiara allusione al suo passato da prostituta (in quell’epoca le donne per bene uscivano con i capelli legati o coperti da un velo). Alcune raffigurazioni ritraggono la donna come penitente, con abiti umili, dove la bellezza esteriore l’ha ormai abbandonata ed il volto è affranto dai frequenti digiuni e dalle veglie notturne di preghiera. Tra queste, menziono la statua della Maddalena penitente scolpita da Donatello per il Battistero di Firenze, considerata una delle opere più mirabili dell’artista per plasticità ed espressività. Altre rappresentazioni si soffermano su Maria Maddalena “addolorata” ai piedi della croce, in cui spesso il suo dolore drammatico ed incontrollato è contrapposto a quello muto ed interiore della madre di Gesù. Tra le più emblematiche, vi è il famoso gruppo scultoreo eseguito da Niccolò dell’Arca, dove la Maddalena è raffigurata nell’atto di precipitarsi con grande veemenza verso il Cristo ormai deceduto. Un terzo genere di opere artistiche riguardanti la seguace di Magdala cerca di cogliere il momento dell’incontro con il Risorto, quando la donna ha il privilegio di godere della visione dell’amato Maestro, non rendendosi conto ancora del grande prodigio avvenuto. E’ di incredibile bellezza l’opera di Giotto nel magnifico complesso della Cappella degli Scrovegni a Padova, dove ci sembra ascoltare Cristo che la chiama per nome e le rivolge una frase di profondo significato teologico: “noli me tangere” (non mi toccare).

Secondo alcune fonti, in particolare seguendo quanto riportato da San Gregorio da Tours, vissuto in Francia nel sesto secolo, dopo gli eventi della morte e della resurrezione di Gesù, la Maddalena si sarebbe trasferita ad Efeso con la Vergine Maria dove avrebbe vissuto per alcuni anni fino alla morte. Il suo corpo sarebbe stato sepolto in questa città greca dell’Asia Minore (attuale Turchia) fino all’anno 886, quando l’imperatore Leone il Filoso l’avrebbe portato a Costantinopoli.

Nel tredicesimo secolo, per evitare i ripetuti saccheggi dei Saraceni, le reliquie sarebbero state trasportate a Marsiglia. Ma sui resti mortali della Maddalena vi sono numerose tradizioni alternative, di cui nessuna (compresa la prima già citata) presenta elementi di plausibilità concreta. Secondo una leggenda occidentale, le reliquie sarebbero state conservate a Senigallia, nelle Marche, per altri sarebbero state nascoste nella basilica di San Giovanni in Laterano a Roma, oppure rimaste a Costantinopoli, l’odierna Istanbul, e custodite nella chiesa di San Lazzaro.

La tradizione francese è, poi, molto variegata: il suo cranio si troverebbe ad Abbeville e la mascella ad Aix-en Provence.

La città tedesca di Colonia vanterebbe di conservare due braccia della santa, mentre quella inglese di Exeter soltanto un dito. Fa sorridere l’ossessione medievale, ancora oggi sentita da certe frange di fedeli, per le reliquie ed i pellegrinaggi, favorita soprattutto dall’esigenza di creare interesse intorno ad un luogo determinato e ricavarne un buon guadagno.

La simbologia

Come accennato in precedenza, l’idea che la Maddalena fosse stata la moglie o la concubina di Gesù, con il quale avrebbe concepito una figlia, fuggendo poi in Gallia, dopo la morte del Maestro, affonda radici antiche. Nel XII secolo si attesta la testimonianza del monaco Pierre des Vaux-de-Cernav, secondo il quale la setta eretica dei Catari, duramente e sanguinosamente repressa dalla Chiesa, si riferiva alla Maddalena come alla concubina di Gesù, sulla base di alcuni testi gnostici già menzionati. Nel corso del XIX secolo, l’ipotesi fu sviluppata da Louis Martin che pubblicò il libro Les Evangiles san Dieu, nel quale si propagandava la teoria, mai supportata da fonti storiche certe, che Gesù di Nazareth avrebbe sposato Maria Maddalena, forse proprio durante l’episodio delle “nozze di Cana” attribuito a conoscenti e famoso per il miracolo del vino. Nel secolo scorso, l’idea si focalizzò ancora di più sulla “linea di sangue”, il sang real, portata avanti da autori come Donovan Joyce che, nel suo libro pubblicato nel 1973, The Jesus Scroll, continuò a parlare del matrimonio della coppia Gesù/La Maddalena e del concepimento della loro figlia. Ebbe maggior seguito, forse perchè più avvincente nella parte narrativa, il romanzo, Il santo Graal, pubblicato nel 1982, dove la linea di sangue di Gesù e la Maddalena viene collegata alla dinastia franca dei Merovingi. Nel 1993 la scrittrice Margaret Starbird  nel suo libro, The Woman with the Alabaster Jar: Mary Magdalen and the Holy Graal, rese ancora più avventurosa la vita della Maddalena dopo la morte di Gesù, riprendendo una tradizione riportata dalla Legenda Aurea composta in epoca medievale. La moglie del Cristo sarebbe sbarcata a Saintes-Maries-de-la-mer in Francia con la piccola Sara, il cui significato etimologico in ebraico è “principessa”, diventando la portatrice del “sang real” del re dei Giudei. Secondo l’autrice ciò spiegherebbe il culto per la Maddalena presente in quella piccola località della Francia da tempo immemore. Quasi grottesca è l’opera di Laurence Gardner del 1996, Bloodline of the Holy Grail: The Hidden Lineage of Jesus Revealed che pretese di ricollegare gli alberi genealogici di Gesù e di Maria Maddalena a tutte le famiglie reali europee. Tutte queste ipotesi sono, poi, confluite nel già citato fortunatissimo romanzo di Dan Brown.

Il culto più fiorente della Maddalena esoterica si diffuse a Rennes-le-Chateau, nella regione della Linguadoca, la cui cattedrale fu consacrata alla santa nel 1059 e nel 1096, l’anno in cui partì la Prima Crociata. In più si osserva che san Bernardo, nella redazione della costituzione dell’Ordine dei Cavalieri Templari avvenuta nel 1128, aggiunse in maniera specifica il dovere di “obbedienza a Betania, il castello di Maria e Marta”, quando ancora si confondeva la figura della Maddalena con quella della sorella di Lazzaro. In tale contesto, alcuni studiosi hanno ipotizzato che la maggior parte delle cattedrali gotiche europee intitolate a “Notre Dame”, tra cui la più famosa è quella dell’Ile de France parigina, siano in realtà dedicate alla Maddalena e non alla madre di Gesù.

Non conosceremo mai la reale identità di Maria Maddalena, come donna, discepola, amica, amante ed amata etc., ma rimarrà per sempre un fulgido esempio di energia femminile, quasi prefigurasse il risveglio della parte più intuitiva e sensibile racchiusa in ciascuno di noi. La Maddalena trasfigura il principio “dell’eterno femminino sacro”, comprendendo in sé molte caratteristiche della dea egizia Iside, divenuta universale nell’età ellenistica. Ed in questo senso simbolico, eliminando ogni diatriba sui suoi effettivi rapporti con Gesù, ormai impossibili da provare, è lecito affermare che la sua essenza può essere perfettamente integrata in quella del Salvatore, rappresentando il perfetto equilibrio tra il Sole e la Luna, tra l’oro e l’argento, tra il principio maschile e quello femminile.

Ed i tradizionalisti più accaniti hanno voluto vedere nella decisione di papa Francesco di rendere “festa liturgica” il memoriale di Maria Maddalena fissato il 22 luglio, una delle ennesime rotture con la tradizione. Per i più oltranzisti si è trattato quasi di un gesto sacrilego, comprovante l’oscuro intento di Bergoglio di portare la nave di Pietro verso l’apostasia finale. Nello specifico, non concordo affatto con tale visione millenarista, intuendo nel gesto di Francesco una forma di delicatezza verso una donna così discussa e bistrattata che, comunque, è stata uno dei testimoni più fedeli della vita di Cristo, a prescindere da ogni discorso di fede e di religione.

In realtà, l’attuale pontefice ha portato a compimento un processo di rivisitazione iniziato dalla Chiesa Cattolica nel 1968 durante il Concilio Vaticano II, quando si dovette ammettere che la popolare seguace di Cristo non era una “prostituta” od una “adultera”, ma la donna da lui “amata”, anche se in maniera platonica.

La Maddalena, pertanto, dopo duemila anni, è finalmente tornata “sugli altari”, una decisione che non ha fatto scalpore e che è passata sotto silenzio ma che, in maniera metaforica, può considerarsi quasi rivoluzionaria, ridando dignità ad una delle figure più importanti del Nuovo Testamento biblico e, di conseguenza, all’intero magico e complesso universo femminile.