Quattro consigli per prepararsi a una relazione felice

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Trovare la persona giusta, quella con cui portare avanti una relazione lunga una vita, è l’ambizione che gran parte di noi hanno durante la fase adulta. E le sensazioni a riguardo sono normalmente contrastanti: c’è chi finisce per dare la colpa a se stesso se non ha ancora trovato il partner ideale, c’è chi si sente irrimediabilmente sfortunato a incontrare solo persone inadeguate, c’è chi mette in gioco sforzi enormi durante la relazione col nuovo partner, nel tentativo di limare le differenze e fare di tutto perché funzioni.

La verità di solito sta nel mezzo: una relazione che funziona è quella che si evolve in maniera naturale, senza grossi sforzi da una parte o dall’altra (per certi versi è l’amore quieto che abbiamo affrontato qui). C’è una componente di fortuna (o di destino, a seconda delle proprie credenze) nell’incrociare la persona giusta al momento giusto, ovviamente. I sensi di colpa normalmente non giocano a nostro favore, in quanto parte di una visione personalizzante dei fallimenti (è in gioco la nostra autostima, ne abbiamo parlato qui). Quel che invece può fare la differenza è una grande consapevolezza: il miglior modo per far funzionare la relazione della nostra vita non è “metterci impegno” una volta che è iniziata, ma lavorare bene su se stessi prima che arrivi la persona giusta.

Da questo punto di vista, paradossalmente il momento più propizio per avvicinarsi alla relazione che funziona è proprio il periodo da single che la precede. Perché si fanno progressi con calma, senza ansie da prestazione, con la libertà di affrontare i giusti nodi senza la pressione di nessuno. In altre parole: il modo più efficace di far funzionare una relazione si mette in pratica quando non si è in nessuna relazione, proprio perché ci si può concentrare sulla costruzione della migliore versione di sé, seguendo la nostra sola natura, e non quello che la persona cara di turno vuole da noi (influenza che talvolta ci fa muovere in direzioni per noi innaturali). Ciò non toglie la possibilità di lavorare efficacemente su se stessi anche durante una relazione, ovviamente, ma in generale il momento in cui si matura meglio la propria capacità di entrare in una relazione efficace avviene prima. E una volta che si sta bene con noi stessi, si può anche identificare con più onestà la persona più compatibile a noi e le si possono offrire le nostre parti migliori, in modo da costruire insieme la relazione ottimale per entrambi.

Di seguito vediamo insieme quattro consigli generali da tenere sempre presenti se si vuole far funzionare la relazione di coppia che verrà, da mettere in pratica all’interno del proprio percorso di crescita personale.

  • Mettere a posto la propria vita: la prima e più importante verità da affrontare è che se la nostra vita è piena di problemi irrisolti e bisogni insoddisfatti, nessun partner potrà mai essere quello giusto. Il “partner perfetto” non è mai colui che risolve i nostri problemi/le nostre insoddisfazioni, ma è il punto di arrivo di un percorso compiuto in cui siamo riusciti a risolvere quel che non va con le nostre forze. Quindi nell’affrontare le cose di noi che vanno risolte, dobbiamo sempre puntare a una soluzione che riguarda noi come persone, non come parti di una coppia. Se ad esempio abbiamo dei bisogni ingombranti e ci ritroviamo a metterli spesso in mezzo tra noi e il nostro partner, il primo passo è chiederci da dove vengano questi bisogni, se esiste un modo per affrontarli autonomamente e se sia corretto chiedere al nostro partner di essere la soluzione. Come detto prima, la migliore condizione perché la nostra sia una relazione che funzioni è essere noi stessi per primi persone “che funzionano”, da sole, indipendentemente dall’esistenza di un partner o meno.
  • Non vedere il partner come un bisogno urgente: è ovvio sentire di aver bisogno di un buon partner accanto (il bisogno di amore è uno dei bisogni umani riconosciuti dalla psicologia moderna). Ma è pericoloso considerare l’esistenza del partner come una necessità impellente alla quale porre rimedio il più velocemente possibile. Avere fretta nel terminare la propria condizione da single, o avere paure bloccanti di tornare single mentre si è in una relazione, ci spinge a raggiungere compromessi più frettolosi e spesso inefficaci nel relazionarsi col partner (potenziale o meno). In fondo si tratta di non dimenticare il rispetto per noi stessi: siamo persone con un’identità e un valore intrinseco, e quello resta indipendentemente da chi ci sta accanto. Essere single ha dei momenti inevitabili di tristezza, ovviamente, ma quelli non devono spaventarci. Si può essere single, o si può tornare single, è del tutto naturale, e forzarsi ad essere qualcosa di diverso dalla propria natura allo scopo di evitarlo è nocivo. Se si lavora bene su noi stessi, il partner a quel punto sarà il coronamento del nostro percorso di crescita personale, e non parte della soluzione dei nostri problemi: molto meglio l’orgoglio di aver risolto i nostri problemi da soli.
  • Accettare la condizione da single: è un corollario di quanto detto prima, che si applica meglio a chi single lo è già. È fondamentale vedere la fase da single come un momento importantissimo di crescita personale e consolidamento della propria identità. Non dobbiamo avere fretta di terminare il nostro stato da single, ancor più se siamo consapevoli che potrebbe essere la nostra chance migliore di far funzionare la relazione che arriverà. Ragioniamo su chi siamo, su quali sono le nostre potenzialità migliori, le cose di cui essere orgogliosi, ciò che possiamo offrire al nostro prossimo partner. Identifichiamo l’immagine di noi che ci fa stare meglio e potenziamola. Impariamo anche ad affrontare nel modo migliore quelli che percepiamo come fallimenti (ad esempio le relazioni passate, ma non solo) e stiamo attenti a non riversare su di noi tutte le colpe di quei fallimenti. Impariamo ad amare noi stessi. E se sentiamo di non essere abbastanza felici di quel che siamo, mettiamo in atto azioni pratiche per migliorarci e per migliorare la percezione di sé. Il tutto per arrivare nelle migliori condizioni al momento in cui conosceremo la persona giusta, sfoderando il risultato del lavoro che abbiamo fatto su noi stessi.
  • Lavorare sull’ottimismo: è il consiglio migliore che si può dare per combattere tristezza e possibile depressione. Il fatto che si è single o che si faccia parte di una relazione che al momento non sembra funzionare a dovere non c’entra nulla col nostro valore come persona e con la nostra capacità di essere giuste metà di una relazione. Possono sempre esserci cose che si possono migliorare, ovviamente, ma niente ci preclude di farlo, non esistono incapacità innate che ci impediscono di essere quel che vorremmo. Con la giusta preparazione e con la giusta persona accanto, siamo perfettamente in grado di dare vita a una relazione di coppia felice. Si tratta di lavorare sulle migliori condizioni perché ciò accada, rimuovere i blocchi (esterni o interni che siano) se ci sono e partire da una condizione di benessere autonomo. Se stiamo bene con noi stessi, se ci sentiamo in grado di affrontare le difficoltà della vita quotidiana, se abbiamo accanto una persona sufficientemente compatibile con noi e se le condizioni a contorno sono a nostro favore, non c’è motivo perché quella relazione non debba funzionare.

In conclusione, prima di essere felici all’interno di una coppia bisogna essere felici all’interno della nostra persona e della nostra vita. Di conseguenza, le migliori chance che abbiamo perché la nostra relazione (presente o futura) funzioni è quella di agire su noi come persone e sul nostro benessere, che è anche la dimensione in cui abbiamo maggiore controllo e potere d’azione. Il resto, se si lavora bene, verrà da sé. E non c’è crescita personale più efficace di quella alimentata dall’aiuto di un esperto nel campo di autoefficacia e consapevolezza, come può essere un buon life coach.

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