Frozen 2: simbologie e significati del film Disney

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Questo articolo rivela elementi importanti della trama e della spiegazione del film Disney Frozen IIIl segreto di Arendelle, svelandone il significato, gli eventi e le prospettive migliori per apprezzarne i pregi. Se ne suggerisce dunque la lettura solo ed esclusivamente dopo aver visto il film, e non prima, per evitare di perdervi il gusto della prima visione.

Il film di animazione Frozen II – Il segreto di Arendelle, prodotto nel 2019 ed attualmente nelle sale cinematografiche, è il sequel del film uscito nel 2013, Frozen – Il regno di ghiaccio, collocandosi al numero 58, in ordine cronologico, tra le pellicole Disney.

La trama del film

La trama, solo in parte, riprende il film precedente, collocandosi a metà strada tra un vero e proprio sequel ed un inedito prequel. La vicenda si apre in una sorta di flashback in fatti antecedenti alla prima pellicola, quando il re Agnarr di Arendelle narra una storia alle figlie piccole, Elsa ed Anna, riguardante un patto di pace stipulato dal nonno con la tribù di Northuldra, mediante la costruzione di una diga nell’habitat naturale della tribù, cioè nella foresta incantata. Tuttavia, nel racconto paterno emerge un combattimento nel corso del quale perse la vita il nonno, per motivazioni sconosciute, che saranno chiarite solo alla fine del film. Lo scontro tra le due fazioni avrebbe, poi, provocato la scomparsa dei quattro elementi classici del fuoco, della terra, dell’acqua e dell’aria, generando un muro di nebbia capace di intrappolare tutti gli abitanti della foresta incantata. Agnarr, il padre delle due protagoniste, riuscì a fuggire, grazie al soccorso di un’anima ignota.

Di seguito, la storia ritorna nel presente, tre anni dopo l’incoronazione di Elsa, quando la regina, seguendo un suono melodioso che la chiama, risveglia in maniera inconsapevole i quattro elementi, con il risultato sconvolgente che il reame di Arendelle rimane senza acqua e fuoco, nonché preda di un forte terremoto e di violentissime raffiche di vento che costringono gli abitanti ad evacuare e a rifugiarsi presso un promontorio sicuro. Con l’intento di trovare soluzione all’accaduto, Elsa, accompagnata dalla sorella Anna, dal fidato Kristoff, dal pupazzo di neve vivente Olaf e dalla renna Sven, si dirigono nella foresta incantata, dovendo affrontare la furia dei quattro elementi, che si rilevano sotto forma di pericolosi fenomeni atmosferici. I poteri di Elsa generano due sculture di ghiaccio che rappresentano le figure dei genitori morti, scoprendo che, in realtà, la madre era la Northuldra che aveva salvato Agnarr.

Dopo aver organizzato una tregua tra i soldati del proprio regno e gli abitanti della foresta, le due sorelle apprendono dell’esistenza di un quinto elemento, di cui non si conosce la natura, che potrebbe riportare l’armonia fra gli altri quattro, viaggiando verso nord e ritrovando una misteriosa mappa che descrive la rotta verso Ahtohallan, un fiume mitico, che, secondo il racconto della loro madre, avrebbe la capacità di rilevare tutti i fatti del passato. Quando Elsa comprende che i genitori erano partiti, trovando la morte, per scoprire le ragioni del suo potere, ha un momento di commozione e decide di avventurarsi da sola. La regina incontra anche Nokk, l’elemento acquatico, lo doma e raggiunge Ahtohallan, trovando un castello di ghiaccio dove sono conservati tutti i ricordi della sua infanzia. Riesce, pertanto, ad avere la certezza che il quinto elemento è lei stessa, mentre la voce che la guidava era della madre Iduna.

Quando penetra all’interno di Athoallan, Elsa viene a sapere che la diga era stata costruita dal nonno non come dono, ma come inganno nei confronti degli abitanti di Northuldra, macchiandosi anche dell’uccisione a tradimento del loro capo. A questo punto si scopre il motivo, all’inizio oscuro, del conflitto fra le due opposte fazioni. Quel ricordo è così doloroso che trasforma Elsa in ghiaccio, anche se, prima di essere congelata, la ragazza riesce ad utilizzare i suoi poteri per trasmettere la notizia ad Anna. Sua sorella riceve il messaggio e comprende che la diga deve essere abbattuta, a qualsiasi costo, per ristabilire la pace, cercando di compensare il grave e meschino misfatto del nonno. Facendo ciò, con l’aiuto dei giganti di terra, Anna provoca la distruzione della diga, causando l’inondazione di Arendelle. Per fortuna, Elsa si scioglie ed accorre in groppa a Nokk, per fermare con il ghiaccio la terribile onda e salvare il suo popolo.

Nell’epilogo, il muro di nebbia scompare, liberando anche gli abitanti della foresta incantata e le due sorelle ricreano il pupazzo di neve vivente Olaf che si era dissolto nel momento di congelamento di Elsa, mentre Anna accetta la proposta di matrimonio di Cristoff. Elsa rivela ad Anna che, in realtà, entrambe costituiscono il quinto elemento, perché soltanto insieme sono riuscite a riportare l’equilibrio. La regina di ghiaccio decide di lasciare il regno di Arendelle sotto la guida della sorella Anna, mentre lei si trasferisce nella foresta incantata, per riuscire a tenere in armonia i quattro elementi, pur recandosi, di tanto in tanto, nel suo reame.

Le influenze, la simbologia e i significati del film

Frozen 2 | Official Trailer 2

Frozen II, come era stato per il precedente film, sintetizza varie tradizioni filosofiche e pedagogiche, basandosi su diverse fonti fiabesche. Innanzitutto, si può affermare che la fonte principale è costituita da La regina delle nevi di Andersen, anche se vi sono numerosi elementi della mitologia norrena, uniti ad aspetti mitologici e filosofici tipici dell’ambiente ellenico. Nel film, abbastanza evidente è il richiamo alla filosofia platonica, che distingueva l’ambiente della natura selvaggia e l’ambiente civilizzato.

Negli ultimi due secoli  di progresso scientifico ed industriale, si è progressivamente consolidata la convinzione, secondo la quale la natura deve essere addomesticata a servizio dell’uomo, con conseguenti risvolti negativi in nome della conquista del benessere apparente e della conoscenza. Il nonno di Elsa ed Anna, di certo, è un emblema di tale concezione del mondo, avido e dedito solo ai vantaggi di tipo economico. La cultura degli ultimi decenni, invece, sta subendo un progressivo cambiamento, sulla base della convinzione che, per poter preservare le risorse utili alla nostra stessa sopravvivenza, è necessario stabilire una relazione di armonia tra l’umanità e la natura, attraverso un processo di analisi e di comprensione mirato e non parziale. Elsa ed Anna imparano a sacrificare gli interessi economici per il bene della collettività, culminando nella distruzione della diga che costituisce il simbolo dell’oppressione e dell’egoismo.

Per quanto riguarda la foresta incantata, si tratta di una “location” molto comune nella mitologia nordica, sia per i riferimenti geografici, sia per il palese simbolismo che essa comporta. La foresta incantata ben incarna l’emblema della realtà illusoria dell’uomo, prigioniero nella propria cieca ignoranza, che solo mediante una consapevolezza acquisita con metodo e raziocinio, può dipanare le nebbie che lo separano dalla luce della sapienza. Non a caso la foresta incantata è circondata da quattro enormi  Pietre Runiche, simboli della sapienza nordica, collocate dai Vichinghi sulle loro sepolture. Gli usi dei megaliti, diffusi nell’Europa settentrionale, il cui complesso più famoso è Stonehenge, nel Regno Unito, sono ancora alquanto sconosciuti. Le ricostruzioni storiche sono abbastanza concordi nel ritenerli strumenti di potere e di conoscenza. Le antiche popolazioni norrene pensavano che le rune possedessero facoltà magiche, provenienti direttamente dalla loro divinità più importante, Odino. Secondo le antiche credenze, ricorrere ad una runa senza aver prima ricevuto una preparazione adeguata, avrebbe potuto scatenare l’ira divina.

Così accade anche nel film, quando Elsa, senza aver piena consapevolezza del suo passato e di ciò che la circonda, plasma alcune rune di ghiaccio, non fa altro che scatenare la rivolta degli “elementi”, esponendo il suo popolo a grave pericolo. La regina di ghiaccio, pertanto, come tutti gli iniziati della tradizione esoterica, deve compiere un lungo e tortuoso percorso interiore per conoscere a fondo sé stessa, prima di potersi relazionare con la Natura e con gli altri suoi simili.

Nel corso del film, si percepisce come la foresta incantata non sia la destinazione finale di Elsa, che, per comprendere il suo passato, deve attraversare il Mare Oscuro per raggiungere il territorio ghiacciato di Ahtohallan, indicato come la fonte di ogni magia e delineato, ispirandosi al palazzo della Regina delle nevi che Andersen colloca al polo nord. Da notare che nella mitologia antica è molto ricorrente l’immagine di un luogo posto ai confini del mondo, dal quale si fa discendere tutta l’energia che abbraccia il nostro pianeta, come, ad esempio, la terra di “Thule”, molto spesso indicata come “ultima Thule”. La magia di Ahtohallan, molto particolare e significativa, di sicuro, richiede una spiegazione interpretativa. Essa, infatti, si fonda sulla teoria pseudoscientifica, cosiddetta “della memoria dell’acqua”, più volte menzionata dal simpatico pupazzo di neve Olaf, Tale teoria, che ha ispirato anche alcuni principi della medicina omeopatica, afferma che l’acqua conserva la memoria di ciò su cui si è posata in precedenza, attribuendo un valore non soltanto vivificatore, ma letteralmente “vivente” al preziosissimo elemento.

Uno degli aspetti più interessanti del film è il legame con la tradizione occidentale che individua nei quattro elementi, Terra, Aria, Fuoco e Acqua, i quattro elementi naturali fondamentali, a cui si affianca un quinto elemento, dai contorni più misteriosi, definito “spirito”. La concezione che il nostro mondo traesse origine da quattro elementi nasce con Talete, tra la fine del VII e l’inizio del VI secolo a.C., filosofo della scuola di Mileto, nell’antica Grecia. Tale riflessione, distinguendosi dalle precedenti credenze solo mitiche e religiose, seppure in forma del tutto primitiva, segnò il primo passo dell’umanità verso un approccio di tipo scientifico. Talete credeva che l’archè, cioè il principio di tutte le cose, fosse l’acqua, mentre Anassimene credeva che fosse l’aria. Anassimandro, compiendo un passo ulteriore, arrivò alla conclusione, che il principio fondamentale fosse qualcosa di non conoscibile dai nostri sensi, l’apeiron , cioè l’indefinito. Pitagora ed Empedocle cercarono di razionalizzare tali principi con la matematica, ma fu Platone che, sottolineando un dicotomia tra il mondo materiale imperfetto  ed il mondo ideale perfetto, individuò un quinto elemento, l’Etere che, poi, in campo esoterico sarà denominato “spirito”. Aristotele, confutando la teoria atomistica, accettò la concezione preplatonica dei quattro elementi, aggiungendo l’etere come quinto, ma come essenza del mondo celeste, trascendente la materia e, pertanto, immutabile.

Sulla base della filosofia greca, si sviluppò nel Medioevo il pensiero arabo ed occidentale, con risvolti esoterici ed alchemici, che iniziarono a considerare i quattro elementi come simboli ancestrali e noetici. Nel pensiero ermetico la Terra riprende l’idea della materia e del corpo fisico e, quindi, indica tutto ciò che è esteriore; l’acqua ha connessioni con il mondo astrale, con la vita che anima la materia, formando il cosiddetto “corpo astrale”; l’aria si impone come l’emblema della psiche, cioè la forza che ha la capacità di muovere l’intero essere; il fuoco, infine, diventa simbolo della essenza vitale che è in grado di dirigere l’essere. Seguendo questo schema, ogni essere umano si mostrerebbe come un cosmo in miniatura  (microcosmo), da mettere in relazione con l’universo in cui viviamo (macrocosmo) che ha, comunque, una grande influenza su di noi. L’essere umano, pertanto, ha la possibilità di plasmare e modificare il mondo circostante, attraverso una costante concentrazione mentale, nonché affrancandosi da tutte le inutili sovrastrutture materiali. La magia, in sintesi, non sarebbe altro che il perfezionamento di questa capacità di armonizzare la propria volontà psichica con lo “pneuma”, cioè la sostanza permeante l’intero universo e ciascun uomo. 

In Frozen 2, ogni elemento è legato ad una specifica entità, a parte la Terra che è rappresentata da una tribù di giganti, funzionali al riscatto finale con la distruzione della diga. La creatura più interessante è forse Nokk, che racchiude lo spirito dell’acqua, in molte culture paragonata a qualcosa di pericoloso che tende insidie all’uomo. Nella tradizione germanica, Nokk è uno spiritello malvagio che vaga per affogare le persone: nel film, infatti, lo strano cavallo d’acqua cerca di annegare Elsa, fino al momento che lei non riesce a prenderne il controllo. Lo spirito del fuoco è, invece, semplificato nelle vesti di una piccola salamandra che diventa amica di Elsa, dopo che le sue fiamme sono placate dal ghiaccio della regina. L’animaletto è ispirato da un racconto di Aristotele che attribuiva a tale creatura la peculiarità di non morire, nonostante fosse arsa dalle fiamme. Quanto allo spirito dell’aria, Zefiro, è evidente il richiamo ad una delle divinità greche legate ai venti, dolce personaggio dell’Olimpo e messaggero della primavera. Non a caso nella versione originale della pellicola è chiamato “Gale”, adattato in italiano con il nome “Zefiro”, proprio perché più vicino alla nostra sensibilità classica.

Ai giganti abbiamo già accennato, mentre il finale del film ci rivela che il “quinto elemento” è la stessa Elsa, deputata a tenere in equilibrio il mondo degli uomini con quello dell’energia naturale. Il suo percorso spirituale parte dal momento in cui mette in allarme gli altri quattro elementi, fino a quando, ormai purificata e consapevole, non riesce a tenerli a bada ed a riportare l’armonia nel creato. L’epilogo, tuttavia, è quasi a sorpresa, perché il personaggio chiave della vicenda non è più Elsa, la regina di ghiaccio, ma sua sorella Anna, del tutto umana, senza poteri magici particolari che, comunque, grazie al suo ingegno ed alla sua saggezza, riesce a salvare sua sorella e l’intero popolo. La mitologia greca è piena di storie di divinità che invidiano i mortali, di grandi gesta di uomini e donne, non provvisti di poteri speciali, ma solo di grandi qualità antropologiche e spirituali.

Il quinto elemento, perciò, non è soltanto costituito da Elsa, una creatura quasi divina, perché dotata di poteri magici, ma anche da Anna, capace di ridestare sua sorella dall’immobilità dell’esperienza mistica vissuta, così forte da renderla di ghiaccio. La quintessenza si sintetizza in un lieto fine non del tutto scontato, pervaso di ricca umanità, in quanto Elsa riconosce, in un certo senso, la “superiorità umana” di Anna, lasciandole lo scettro del reame ereditato dai genitori e comprende, nel contempo, che il proprio destino è indissolubilmente legato a qualcosa di diverso, a tenere in equilibrio il potere della magia tra la foresta incantata e la mitica fonte di Ahtohallan.

Negli anni precedenti, il sequel di Frozen era stato annunciato in varie occasioni, ma i lavori concreti cominciarono nell’agosto 2018, quando Allison Schroeder fu assunta per aiutare Jennifer Lee a perfezionare l’elaborazione della sceneggiatura. Fu annunciato che il film avrebbe chiarito molti aspetti dei poteri di Elsa, lasciati insoluti nel primo film, aggiungendo nuovi elementi di carattere mitologico. Si era pensato anche di inserire una relazione amorosa omosessuale di Elsa, ma le sceneggiatrici, dopo aver sottoposto il progetto ad un importante indicatore di sondaggio, decisero che il pubblico non era ancora pronto per una storia del genere.

La colonna sonora, abbastanza gradevole, anche se in alcuni tratti un po’ ridondante, come nel primo film della serie, è stata curata dai coniugi Anderson-Lopez e da Beck nella parte squisitamente musicale, mentre i testi italiani hanno riportato la firma della Brancucci. Una parte della critica ha lamentato un eccesso di canzoni, anche se, in realtà, i “tempi cantati” sono stati più o meno equivalenti al primo film. Il pubblico, comunque, spremia la pellicola con un’ottima affluenza, in considerazione del fatto che Frozen II si trova, da tre settimane, tra i tre film più visti nelle sale cinematografiche italiane.

Se la critica si è mostrata abbastanza divisa sul giudizio di merito da attribuire a Frozen II, riteniamo, comunque, che l’eccellente risposta di pubblico abbia ancora una volta evidenziato come la fiaba sia importante per trasmettere messaggi di primaria importanza, molto spesso sommersi dalla tumultuosità dei conflitti sociali e dalla parzialità incontrollata di certa politica. L’importanza dei sentimenti di solidarietà, dell’accettazione di ciò che è diverso da noi, della ricerca della giustizia e soprattutto del desiderio della piena maturità, solo attraverso un meditato e non scontato percorso di progresso spirituale, sono temi che i racconti d’animazione, depurati da alcuni elementi inevitabilmente stucchevoli e volutamente destinati ad intrattenere i più piccoli, continuano a rivolgere al nostro mondo interiore con un linguaggio immediato e diretto.

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