Edward Hopper, Nighthawks: una analisi poetica dell’opera

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Questo articolo rappresenta una analisi poetica dei significati e delle sensazioni contenute in Nighthawks (I Nottambuli), il dipinto di Edward Hopper del 1942, estendendo l’immagine oltre i soggetti rappresentati allo scopo di fornire una spiegazione dei contenuti che hanno dato vita all’opera.

I palazzi della metropoli che di giorno svettano fieri verso la conquista del cielo, tentando di sfiorarlo con le maestose antenne fissate sui tetti, ora mutano in gelide ombre abnormi e soffocanti. Gli odori intensi del mercato cittadino si dissolvono. Il chiasso dei passanti si affievolisce ed il fragore dei mezzi di trasporto che intasano quotidianamente le principali arterie del centro, viene pian piano tacitato. Il manto tenebroso della notte ha definitivamente inghiottito la città.

Strade vuote. Marciapiedi deserti. Immobili le altalene nei parco giochi. Qualcuno ha dimenticato un pallone da calcio. Giace accantonato in un angolo del marciapiede. Probabilmente all’indomani i bambini torneranno nel parco e lo useranno nei loro giochi. Ma ora è lì, fermo, destinato a trascorrere la notte adagiato sul fianco di quel muretto.

Il vento gelido si insinua nel lungo viale che attraversa il cuore della città. Lo percorre noncurante dei semafori che scattano dal verde al rosso e viceversa. Semafori: durante la giornata regolano l’ingente flusso di veicoli che si accalcano agli incroci. Con l’alternarsi del rosso e del verde, evitano gli scontri fortuiti che manderebbero in tilt il traffico cittadino. Di notte – quando le auto sono ferme nei garage o ai bordi delle strade – l’ordine che essi impartiscono attraverso il rosso e il verde perde il suo significato. Ora il rosso è veramente rosso ed il verde veramente verde.

Le serrande arrugginite sbarrano gli ingressi dei negozi. Le luci delle vetrine sono spente. Esclusa una, quella del Phillies Cafe. Esso è il rifugio di qualche raro avventore notturno che si appresta a girovagare solitario per la città per poi terminare la serata sempre lì, da Phil. Quel bar appare come un’oasi luminosa in una vasta landa desolata. Dalle vetrine o dalle finestre oscure, da un momento all’altro sembra dover apparire qualcosa di terribile, un’immagine sinistra, una figura ambigua, un fatto agghiacciante da non riuscire a raccontare. Ed è nell’istante in cui le tenebre diventano più minacciose che si entra da Phil per lasciarsi alle spalle l’oscurità opprimente.

– Il solito Phill. –

Edward Hopper – Nighthawks (dettaglio)

Ordina con voce sommessa ma cavernosa e decisa, un uomo mentre fa il suo ingresso nel locale. È accompagnato da una giovane donna. Phill non accenna alcuna risposta. Si volta ed inarca la sua schiena. Allunga goffamente un braccio per via della sua età ormai attempata, e senza guardare all’interno della credenza situata sotto il bancone del bar, estrae una bottiglia di whiskey mentre lo sguardo torvo di un uomo che siede da ormai diverse ore su uno sgabello del locale scruta ogni suo movimento. Phill svita il tappo e versa con accuratezza il liquido all’interno di un bicchiere, riempiendolo per metà. Lo consegna al cliente. Afferra di nuovo la bottiglia di whiskey e mentre la depone al suo posto nella credenza, alza lo sguardo ed incrocia i suoi freddi occhi che sembrano sporgere dall’ombra della visiera del borsalino. Phill socchiude la bocca. Probabilmente sta per proferire qualche parola cordiale verso il suo cliente. Sospira. Serra di nuovo le labbra. Depone il whiskey nella credenza e, mentre il fumo causato dalla sigaretta sostenuta dal cliente scorre tra i due come se quel fumo costituisse una barriera invalicabile, Phill abbassa lo sguardo, volta le spalle e torna a svolgere le sue faccende con la sua tipica calma da uomo attempato.

Nel frattempo l’uomo sorseggia il whiskey e consuma la sua sigaretta lasciando cadere la cenere sul pavimento. La donna dall’abito rosso fiammante con cui è entrato nel locale, fissa dal momento del loro ingresso un piccolo scrigno verde estratto dalla sua borsa depositata sullo sgabello. Lo stringe con il pollice e l’indice. Lo volta spesso per cercare una serratura, ma sembra proprio non averne. Il suo sguardo ipnotico è concentrato su quel piccolo cubo, solido, verde, ma senza serratura. Probabilmente scoverà una modalità per aprirlo, ma non da Phill, che disinteressato alla sua clientela continua ad ordinare gli utensili del bar.

Il cliente ha terminato la sua consumazione, deposita il bicchiere sul bancone per attrarre l’attenzione di Phill, vi getta sopra con aria sprezzante 5 centesimi, afferra la donna sottobraccio e, dopo che ella ha accantonato il suo scrigno nella borsa, escono dal locale lasciando sbattere la porta alle loro spalle. Phill getta lo sguardo verso la strada vuota che si prolunga oltre la vetrina come nel tentativo di scorgere i due clienti appena usciti. Ma di loro non vi è più alcuna traccia. La metropoli sembra averli risucchiati nelle sue viscere oscure.

Mentre guarda fuori dalla sua vetrina, Phill strizza gli occhi come per cercare di scovare una presenza che tenta di farsi largo nell’oscurità. Proprio quando sembra aver intravisto qualcosa, scuote velocemente la testa e torna alle sue solite faccende mentre l’uomo sinistro, dal portamento goffo ed il volto celato dall’ombra del suo borsalino, siede ancora sul suo sgabello. Termina l’ultimo sorso di birra rimasta depositata nel boccale, estrae dalla tasca 5 centesimi e li consegna a Phill.

– Non è una buona serata Phil, non è una buona serata. –

Edward Hopper – Nighthawks (dettaglio)

Dopo aver pronunciato tali parole con voce soffusa, aggira zoppicando l’angolo arrotondato del bancone come un claudicante svolterebbe in modo cauto l’angolo di una via cittadina, apre con fatica l’uscio e lo richiude alle sue spalle.

Phill osserva di nuovo il marciapiede di fronte alla sua vetrina ma anche lui sembra essere scomparso nel magma delle infrastrutture cittadine.

Finalmente Phill ha terminato di riordinare il bar. Appende il grembiule ed il suo berretto sull’appendiabiti situato nel suo ripostiglio, afferra il cappotto, spegne le luci del suo bar e si addentra nella notte come un cane randagio. Ora che Phill ha spento le luci del suo locale, la città è completamente buia e spaventosa.

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