La Stanza delle Meraviglie a Palermo e la melodia segreta dietro le scritte

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La storia della “Stanza delle Meraviglie” è più unica che rara. Lo è ancora di più ciò che è stato scoperto qualche tempo fa, ma procediamo con ordine.

Nel cuore del centro storico di Palermo, a due passi dal Palazzo dei Normanni, al terzo piano di un comune edificio, c’è un luogo in cui il tempo si è fermato: La Stanza delle Meraviglie. Una camera che racconta una storia fatta di simboli e rituali magici ma anche di silenzio e spiritualità, ricca di decori arabeggianti in oro e argento su fondo blu.

La sensazionale scoperta fu fatta nell’estate del 2003 dai giornalisti, nonché proprietari dell’appartamento settecentesco, Giuseppe Cadili e Valeria Giarrusso che, durante alcune opere di restauro hanno scoperto l’incredibile tesoro.

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Una parete all’interno della stanza era danneggiata dall’umidità, così scrostando l’intonaco dal muro, i proprietari si accorsero con grande stupore delle scritte in argento su fondo blu.

Le decorazioni furono realizzate nella metà del 1800 e sono state ritrovate sotto ben cinque strati di colore. Un segreto custodito per intere generazioni e che oggi suscita la curiosità e lo stupore di studiosi di tutto il mondo.

Ma la Stanza delle Meraviglie non smette ancora di stupire. Infatti, qualche tempo fa è stata scoperta una sequenza di note che compongono una melodia celestiale.

Una successione di note abbastanza semplice, nascoste all’interno della scritta in arabo “Sia lodato Dio, niente è simile a Lui”, decodificata dai docenti dell’Istituto di lingue orientali e asiatiche dell’università di Bonn, Sarjoun Karam, Chiara Riminucci Heine e Sebastian Heine.

Quelli che inizialmente sembravano decori, in realtà sono caratteri arabi scritti non da un arabo ma, forse, da una maestranza locale che non conosceva la lingua. Le decorazioni furono realizzate con la tecnica della pittura a olio, probabilmente l’intento era quello di far durare a lungo, quasi in eterno, l’opera realizzata.

A svelare i dettagli sull’affascinante scoperta è proprio la proprietaria di casa, Valeria Giarrusso, che, ai giornalisti di Corriere.it, racconta: “Una ragazza eterea, bionda, snella, scrutando quelle scritte mi chiese ‘Avete mai pensato a uno spartito musicale?’. No, non ci avevamo mai pensato. Una domanda buttata lì. Senza risposta. Ma la notte ci rimuginai su. Ne parlai con mio marito. E il giorno dopo chiesi un parere al maestro Mazzamuto. Scettico. Ma venne. E così scrutando, controllando e sovrapponendo il pentagramma trasparente eccolo passare al pianoforte e scoprire il mistero”.

Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e il famoso critico d’arte Vittorio Sgarbi, invitati per primi ad ascoltare la celestiale melodia, hanno fatto notare che la stessa epigrafe ne cela un’altra al suo interno, scritta in latino: “Recto lucet (brilla di rettitudine)”.

Una stanza, nel suo genere, unica al mondo che attira visitatori da tutte le nazioni e che dimostra come la Sicilia sia stata, e lo è ancora oggi, un crocevia di popoli e culture che hanno contrassegnato la sua storia.

Quanto alla ragazza che propose l’idea dello spartito musicale, la sua identità è ancora ignota. Forse lei non lo sa, ma questa incredibile storia è soprattutto frutto della sua intuizione.

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