Quando vendettero la Ragazza col Turbante di Vermeer per due fiorini

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Si parla tanto di quanto sia soggettiva e contestabile la definizione di “arte di qualità” nel mondo contemporaneo, con la supremazia dell’arte moderna che da Picasso in poi ha stravolto i canoni classici. Eppure esistono storie capaci di testimoniare che anche secoli fa il valore reale di un artista poteva non essere riconosciuto a livello universale, con opinioni contrastanti e popolarità non commisurate alla qualità del protagonista. Uno dei casi più menzionati è quello di Jan Vermeer, oggi uno dei più famosi naturalisti olandesi del ‘600, che restò perlopiù sconosciuto sia in vita che nei secoli successivi, e iniziò a essere noto per la sua unicità solo intorno alla metà del 1800: a dargli il lustro che meritava dovette pensarci il critico d’arte francese Thoré-Bürger, che negli scritti pubblicati intorno al 1850 criticò fortemente la pittura barocca francese come un’imitazione dell’arte italiana, mentre si sforzò di rivalutare il periodo olandese del 17esimo secolo come l’apice storico della produzione artistica dei Paesi Bassi.

In altre parole, ci vollero due secoli prima che il mondo si accordasse sul fatto che un dipinto come la Veduta di Delft o la Ragazza col Turbante (nota anche come la Ragazza con l’Orecchino di Perla) erano effettivamente dei capolavori. La colpa è stata parzialmente di Vermeer stesso, che alla sua morte lasciò la famiglia sommersa dai debiti e con non più di una trentina di dipinti, tutti di piccole dimensioni. Di molti dei dipinti che vendette mentre era in vita si sa tutt’ora pochissimo. Della Ragazza col Turbante, ad esempio, non si hanno tracce prima di fine ‘800, e poteva benissimo aver fatto parte della lunga serie di quadri venduti a prezzi importanti da Vermeer ma fatti attribuire ad altri artisti.

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Jan Vermeer, Ragazza con Turbante

Oggi della “Monna Lisa olandese” sappiamo molto di più e siamo in grado di coglierne i tratti eccezionali: il realismo del soggetto, straordinario per l’epoca, la cura dei dettagli, la rappresentazione della luce in maniera così vivida, con quei riflessi sugli occhi e sulle labbra carnose di lei, e ovviamente sulla perla, che riflette sia la fonte di luce che gli indumenti stessi del soggetto. Tutto rappresentato in una posa così naturale che sembra stia per muoversi, girandosi verso l’osservatore.

Quando il dipinto venne messo all’asta nel 1881, a L’Aia, gli offerenti non sembravano consapevoli di ciò che avevano davanti, e probabilmente due secoli di vita avevano ridotto l’impatto che il quadro poteva dare a prima vista quando era stato realizzato. Per cui l’asta fu aggiudicata in maniera rapida: l’acquirente fu Arnoldus Andries des Tombe, imbeccato dallo storico Victor de Stuers che cercò per tutta la vita di evitare che i dipinti di Vermeer fossero acquistati da forestieri. Il costo del dipinto fu due fiorini. Più trenta centesimi di commissioni d’asta.

Des Tombe morì senza eredi nel 1902 e decise di lasciare la sua collezione al museo Mauritshuis dell’Aia. La Ragazza col Turbante è ancora lì, in una stanza al secondo piano, proprio di fronte alla Veduta di Delft. Anche oggi, se lo si mettesse all’asta, il prezzo capace di quantificare il valore dell’opera non sarebbe chiaro a tutti. Ma per ben altri motivi.

Della Ragazza con l’Orecchino di Perla sono stati realizzati il libro di Tracy Chevalier e il film con Scarlett Johansson, entrambi su Amazon.

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