Don’t dream it, be it: The Rocky Horror Picture Show, la nascita del cult

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Quando debuttò nei cinema nell’agosto del 1975, il musical The Rocky Horror Picture Show non andò esattamente come previsto dalla produzione: girato durante l’inverno, dopo la trionfale stagione nei teatri in cui aveva raccolto entusiasmi unanimi, il film non ricevette la stessa accoglienza e solo dopo essere stato inserito nella programmazione dei Midnight Cinema (che trasmettevano gli spettacoli a tarda sera) divenne popolare.

D’altra parte non era facile piazzare The Rocky Horror Picture Show, visti i temi trattati: l’esplicito e sfrontato esibizionismo dei protagonisti e delle loro tendenze sessuali rendevano il film fin troppo trasgressivo e molto poco fruibile per il pubblico che non ne conosceva la trama. La vicenda era ambientata in un castello dove i giovani fidanzati Brad e Janet, dopo aver bucato la ruota dell’auto, trovavano rifugio: in esso conoscevano l’ambiguo Frank N. Furter e i suoi aiutanti Magenta, Columbia e Riff Raff, intenti a dare vita a Rocky. La creatura, nelle intenzioni dello scienziato, era stata realizzata allo scopo di soddisfarne le “attenzioni” poco ortodosse, ma i piani di Frank N. Furter avrebbero trovato più di un ostacolo lungo la storia. L’originario musical era stato scritto da Richard O’Brien, che all’inizio degli anni ’70 era un attore alle prime armi e in cerca costante di un ingaggio: proprio per riempire il tempo durante un inverno in cui il lavoro stentava ad arrivare, si mise a scrivere quello che poi sarebbe diventato il suo ponte verso il successo.

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The Rocky Horror Show, il musical originale appunto, nasceva dal desiderio di omaggiare le storie di fantascienza e i B-movies horror di cui O’Brien era appassionato (evidenti le citazioni di Frankenstein fin dal nome del protagonista), le cui tematiche avrebbero fatto da sfondo a canzoni decisamente rock’n’roll e a un’immagine volutamente glam e decadente dei suoi interpreti. Jim Sherman, a cui O’Brien mostrò parte del copione e con cui aveva lavorato nel Jesus Christ Superstar, si mostrò entusiasta dell’idea e si spese in prima persona per la realizzazione del musical, diventandone regista e produttore. The Rocky Horror Show debuttò nel 1973 al Royal Court Theatre, per poi spostarsi in altri teatri londinesi fino alla fine della sua corsa nel 1980, dopo circa 3000 spettacoli.

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Il cast dello spettacolo teatrale

Visto il successo, Sherman e O’Brien si attivarono per una trasposizione cinematografica, scrivendo a quattro mani il film e aggiungendo nuove scene non presenti nel musical originale. Quando si sparse la voce di un’imminente sbarco al cinema del musical, che sarebbe stato ribattezzato The Rocky Horror Picture Show, molte stelle dello spettacolo si fecero avanti per ottenere una parte: tra queste ci furono Mick Jagger (che chiese di poter avere il ruolo di Frank N. Furter) e Steve Martin (intenzionato a interpretare Brad). Alla fine la produzione optò per mantenere parte del cast inalterato rispetto al musical teatrale e scelse come protagonista Tim Curry, che così tornò nel ruolo che gli stava regalando grandissime soddisfazioni, così come Patricia Quinn (Magenta), Neil Campbell (Columbia) e lo stesso Richard O’Brien (Riff Raff). Le altre parti furono assegnate a Susan Sarandon (Janet), Barry Bostwick (Brad), Jonathan Adams (Dr. Everett), Peter Hinwood (Rocky), Meat Loaf (Eddie) e Charles Gray (il Criminologo). I tentativi di convincere Vincent Price (che pare fosse un fan del musical) a fare il narratore della storia non andarono a buon fine e la mancata partecipazione dell’attore rimase un rimpianto per la produzione.

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Per la dimora di Frank N. Furter si scelse Oakley Court, vicino Londra: il castello, che venne costruito nel 1859 e oggi è un hotel di lusso, fu scelto precedentemente anche come set per La Sposa di Dracula del 1962 e La Lunga Notte dell’Orrore del 1966. La struttura risultò umida e fredda, ma la produzione non tenne in considerazione le lamentele degli attori, anche di fronte alla polmonite che la Sarandon si beccò durante le riprese. Peter Hinwood, che fu scelto per la parte di Rocky, non risultò in grado di cantare e venne doppiato da Trevor White: dopo pochi anni lasciò la recitazione e divenne un antiquario, dichiarando in seguito che la vita dell’attore non faceva per lui. Meat Loaf, l’interprete del motociclista Eddie, ebbe più di una difficoltà a girare le scene in sella a una moto e venne sostituito da uno stunt-man: quando poi veniva ripreso da vicino era su una carrozzina, spinta per simulare il movimento del veicolo.

The Rocky Horror Picture Show ebbe anche un seguito, girato nel 1981: Shock Treatment vide il ritorno di gran parte del cast originale, ma non riuscì a imporsi come il suo precedessore e fu sostanzialmente un fiasco. Una decina di anni dopo O’Brien riprovò la strada del sequel e scrisse il copione di Revenge Of The Old Queen, che però non venne preso in considerazione da nessun produttore proprio a causa del flop di Shock Treatment e rimase inutilizzato.

The Rocky Horror Picture Show ha influenzato enormemente la cultura popolare nel corso degli anni ed è stato citato in innumerevoli show e film: tra i tanti, la sigla di apertura di Mai Dire Gol del 1997 (ad opera degli Elio e le Storie tese) resta un piccolo gioiello e ormai un cult. Quasi come il film a cui si ispira.

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Luca Divelti scrive storie di musica, cinema e tv su Rock’n’Blog e Auralcrave. Seguilo su Facebook e Twitter.

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