Nostalgia, Ultra: il primo disco di Frank Ocean compie 6 anni

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Accadde oggi: il 16 Febbraio 2011 viene pubblicato con umiltà, senza generare troppo hype anticipato, la prima release ufficiale di Frank Ocean, Nostalgia, Ultra. O quantomeno, l’idea originale era quella di presentarsi al pubblico come un artista schietto e vero, senza sovrastrutture né strati di separazione dovuti alla presenza di etichette e marketing a contorno. Frank Ocean lo rilasciò pubblicamente in download dalla sua pagina tumblr (alla quale oggi il download non è più disponibile). Di scalpore però ne fece, perché fu questa una mossa di protesta contro la Def Jam, che in teoria avrebbe dovuto essere l’etichetta che l’avrebbe pubblicato. Qualche giorno dopo, Ocean avrebbe spiegato tutto in maniera abbastanza focosa in un tweet poi cancellato, ma che è rimasto nella recensione di Pitchfork di allora (8.7, per inciso).

Prima di quel mix, Frank Ocean era stato avvistato come produttore di alcune canzoni di artisti più famosi, come Brandy, John Legend e Justin Bieber. Dopo di allora, fu additato da molti come colui che per primo ha scatenato l’onda d’entusiasmo verso il nuovo r’n’b che di lì a poco si diffuse lungo gli anni 2010. Qualcuno disse che quello fu “l’album che fece accorgere al pubblico di questo decennio come fosse realmente interessato all’r&b“. Fu l’album che diede visibilità a un nuovo modo di fare r&b, più intimista e capace di mostrare sentimenti. Più emo, se vogliamo.

A posteriori, oggi si potrebbero contare molti dischi che discendono in maniera diretta dalle intuizioni di quel disco. Dischi e artisti che poi sarebbero diventati rappresentativi dell’identità musicale di questo decennio. Nomi come FKA Twigs, che qualche tempo dopo inaugurò la forma r’n’b con le forme cool che divennero una moda. O Chet Faker, che nel 2014 stabilì lo stato dell’arte delle forme di genere per il pubblico moderno con Built On Glass. Un’onda che in un certo qual modo coinvolse anche nomi che normalmente avrebbero preso direzioni autonome, come Jamie Lidell (con l’album omonimo del 2013) o Justin Timberlake (che sempre nel 2013 si fa più affabile e vero con The 20/20 Experience). Qualcosa che dura ancora oggi (vedi Banks e le conferme arrivate col suo ultimo album) e che prese piede proprio poche settimane dopo Nostalgia, Ultra, con House Of Balloons di The Weeknd. Tutto questo comincia con Frank Ocean.

Quando lo compose, Frank Ocean aveva 24 anni. Quel che fece è inserire una lunga serie di campioni rappresentativi del suo background (canzoni dei Radiohead, Coldplay o Eagles, intermezzi estratti da videogiochi, dialoghi estratti da Eyes Wide Shut) e costruirci su un disco che parla di relazioni interpersonali e difficoltà ad esse correlate. Lo ha definito un disco “nostalgico, in cui la gente può identificarsi. Un disco che racconta storie alla gente“. Un disco che è invecchiato ancora in maniera egregia. Lo si può riascoltare ancora su MixtapeMonkey. Da lì verrà il cult del personaggio di Frank Ocean, osannato nuovamente dopo l’uscita di Channel Orange l’anno dopo e atteso poi all’infinito, annuncio dopo annuncio, ritardo dopo ritardo, per il ritorno che poi avverrà finalmente l’anno scorso, col doppio album Blond / Endless. Questo però è ciò che accadde ani dopo. Nostalgia, Ultra, invece, è l’inizio della storia. Di una delle storie musicali riguardo stili e stelle nascenti più affascinanti di questo decennio, ad essere precisi.

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