Album: Brian Eno – Reflection

Posted by

Che Brian Eno sia un artista abituato a stupire non è, di certo, una novità. Qualche giorno fa annunciavamo, ad esempio, che l’uscita del nuovo album sarebbe stata accompagnata da un’apposita app che ne avrebbe cambiato ad ogni ascolto la struttura. Quell’abilità di ricerca, di sguardo futuristico e anticipatore è una comfort zone del compositore inglese, arrivato con Reflection ad un altro traguardo (il diciannovesimo della sua carriera). Nel 1975 uscirono, a distanza di pochissimo, Discreet Music Another Green World, spartiacque definitivi per la musica sperimentale. Ci introducevamo a grandi folate nel mondo ambient, termine che Eno stesso coniò per definire una cornice a quell’impostazione di scrittura non convenzionale, d’ascolto, così quieta ma anche così capace di trasportare, definire frammenti che altrove non è possibile pervenire. La forza di Reflection, pur avendo contorni in qualche modo più statici delle precedenti creature (ma disegnando in un certo senso una continuità con The Ship, uscita lo scorso anno) risiede proprio nel realizzare uno spazio-tempo introspettivo, in cui specchiarsi (come il titolo suggerisce), fermarsi a pensare. L’appello che l’autore stesso ha mosso attraverso la sua pagina Facebook sembra andare in questa direzione, in una nota sui tempi che corrono. La traccia dell’LP lascia, ad ogni modo, possibilità a chiunque di poter interpretare l’ascolto e le sensazioni scaturenti.

I 54 minuti dell’album scorrono via docilmente, dando la percezione vera d’isolamento in una bolla nella quale poter trovare ispirazione, conciliazione con sé stessi ed il mondo circostante, che resta uno sfondo asettico per la durata del percorso sonoro. Più che la melodia, l’armonia o la coralità, in Reflection spicca la densità che scaturisce dall’annullamento di queste componenti. Ciò che sembra un costante movimento di vibrafono, di campane tubolari, sparisce e ricompare nella distorsione della logica. Il flusso scorre imperterrito, a generare una trama, nonostante questo, molto solida, di cui la calma sensoriale resta l’evocazione principale. Il percorso ci porta a conversare con le immagini che riusciremo ad incontrare, lasciandoci avvolgere nell’atmosfera. Il canone di musica ambient è portato, in quest’ora di ascolto, ad estremi ancor più presenti e destabilizzanti, che tendono a porsi il dubbio continuo, durante lo sviluppo. Non è un modo convenzionale d’ascolto, forse nemmeno per qualcosa che concerne Brian Eno (pur ricordando moltissimo Thursday Afternoon, del 1985), ma riesce proprio nel senso posto in essere, continuando a tracciare quella linea continua con il suo passato artistico. Il futuro, nelle sue opere, è invece tangibile, rintracciabile in questi scorci che ce ne fanno assaporare piccole dosi, lasciandoci la curiosità. È questa la chiave, ed è certamente pronta ad aprire molte porte, come diverse altre gemme della discografia di questo artista senza tempo sono state in grado di fare.

7 / 10

2 comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.