Il wonky in dieci dischi #10: Beat.it – This Is Not A Revival

Posted by

Eccola, la chicca da tenere a mente. Uscì a inizio 2012, come tentativo (forse un po’ tardivo) di far conoscere la qualità e l’impegno della scena italiana nella faccenda wonky che era esplosa negli ultimi anni. E ragazzi, la raccolta Beat.it, che racchiudeva i migliori beatmakers attivi nella ricerca astratta nel nostro paese, resta uno dei dischi più fini e ingegnosi tra i dieci proposti in questo percorso. Perché la scena italiana in quel periodo era un terremoto di entusiasmi e talenti come poche altre volte era successo nel nostro paese. E, cosa ancor peggiore, è rimasta una delle espressioni nostrane meno conosciute di sempre. Perché ahimé, a casa nostra quello non era esattamente il sound che poteva diventare moda d’ascolto, e farsi conoscere fuori confine in un ambito d’azione fondamentalmente di nicchia restava un’impresa inaccessibile coi mezzi a disposizione.

Digi G'Alessio - Oh Yes I'm A Lonely Man

Il paradosso è che se ascoltate Beat.it (potete farlo quando volete su bandcamp), vi accorgerete che gli artisti del disco sono quelli che avevano capito meglio di tutti il vero spirito originario del wonky sound. Che non doveva farsi trascinare troppo dalla vena futuristica aggressiva (capito Rustie?), né restare troppo coinvolto dalle altre mode del momento (glo-fi e darkwave, le debolezze principali di Clams Casino e Lapalux, qui sono out). Le sedici tracce di questa collezione erano ricche di fantasia ma intransigenti nell’assunto: il raggio d’azione era il beat e i panni sporchi si lavano in casa, senza chiedere aiuto a nessun’altro. Infatti è qui che il wonky conobbe il miglior stato di forma dei sintetizzatori. Nonché uno dei momenti di apice di alcuni dei produttori che si affermarono negli anni a venire: Digi G’Alessio, Kappah, AD Bourke, Colossius, Morpheground, Grillo, ContaineR, Manuele Atzeni. Se non li conoscete non è colpa vostra, ma solo un problema di circostanze avverse dovute alla natura della loro musica e carenze del giornalismo nostrano. Ma ora è il momento del recupero.

Fine del viaggio. Una disamina che abbiamo ritenuto doveroso fare, su un sound che sentiamo sempre più presente tra le uscite di oggi e alcuni dei recuperi più di moda per adesso. Perché è sempre un piacere ricelebrare J Dilla o Madlib. Ma proviamo sempre una punta di rammarico nel vedere che i frutti di certe loro intuizioni avevano dato vita ad alcune delle espressioni più entusiasmanti che abbiamo avuto nella prima metà di questo decennio. E ad essersene dimenticati sono in molti. Prendete questa lunga panoramica per quel che è: un momento di pausa per riflettere su qualcosa e un luogo in cui tornare per scoprire e riscoprire certi suoni perduti nel tempo.

Leggi tutta la storia:
Many Faces Out Of Focus – Il wonky in dieci dischi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.